L’intelligenza artificiale (AI) è un rischio o un’opportunità per il mondo dei professionisti? A delineare lo stato dell’arte dell’utilizzo e della regolamentazione dell’AI è stato Giovanni Ziccardi, docente dell’Università di Milano esperto di tematiche collegate al mondo tech in ambito legale oltre che di criminalità informatica e investigazioni digitali, in occasione di un evento organizzato da Step Italy, l’associazione che riunisce gli esperti di trust, successioni e patrimoni, al Museo Bagatti Valsecchi di Milano.
Questo approfondimento avviene a pochi giorni di distanza dall’accordo tra Parlamento e Commissione europea per approvare l’AI Act, la prima legge al mondo per regolamentare sviluppi ed utilizzi dei sistemi di intelligenza artificiale il cui impatto è considerato pari a quello che hanno avuto la stampa e il web sul progresso umano.
La prima reazione al tema dell’intelligenza artificiale è solitamente di paura, ha esordito Ziccardi, e viene declinata dal timore di essere soppiantati sul lavoro a quella di un aumento dei crimini informatici. La reazione più comune è quindi quella di evidenziare rischi, difetti e malfunzionamenti dell’AI. Ma la paura è la conseguenza della mancanza di conoscenza e sottovalutare le capacità dell’intelligenza artificiale di creare innumerevoli funzioni utili alle attività quotidiane è un rischio che non possiamo permetterci, ha sottolineato Ziccardi.
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Al professionista l’AI come può essere utile?
Il grande vantaggio delle AI è la potenza di calcolo di enormi quantità di dati ma molte AI sono generaliste. Servono quindi delle applicazioni verticali per il settore giuridico, economico e finanziario. Per Ziccardi il punto di partenza per i professionisti è legato a tutto ciò che unisce testo a parlato e video.
Quali sono gli strumenti/prodotti tipici del professionista? Testo, voce, video, contenuti, documenti da creare o da ordinare, sintesi ed estratti, ricerche spesso ripetitive. L’AI ha la possibilità di analizzare i pattern del professionista per replicare esattamente il suo stile dando vita a risultati affidabili e coerenti. Anche i software legati alla generazione di voce offrono grandi potenzialità. Si pensi solo alla possibilità di tradurre documenti, anche video con l’adattamento delle espressioni facciali, in maniera corretta e a una velocità mai vista prima.
Falsi processuali e rischi assicurativi
A queste potenzialità fanno eco fatti di cronaca negativi: hanno fatto clamore ad esempio i casi di alcuni ceo che hanno disposto ingenti trasferimenti di denaro dopo avere ricevuto la telefonata del proprio superiore, clonata da una AI che riproduceva perfettamente le particolarità di quella voce.
Negli Usa, poi, il dibattito si è incanalato sul tema del falso processuale, per la facilità di produrre in giudizio documenti falsificati.
Sono pochi gli esperti in grado di eseguire una perizia per capire se un video o un audio sono prodotti dall’AI, ha evidenziato Ziccardi, il che lascia intuire i costi di tale attività. E proprio per la complessità di questo scenario globale alcune assicurazioni stanno valutando di non assicurare più i rischi collegati a crimini informatici e cyber attacchi. Basti pensare che una password di 8 caratteri era considerata sicura dai sistemi informatici di 10 anni fa mentre oggi occorre considerare almeno 18 caratteri per rallentare la ricerca da parte dei sistemi di AI, ha commentato Ziccardi.
L’intelligenza artificiale generativa: ChatGpt nel mondo
Un capitolo a sé è l’AI generativa. Si riferisce a modelli di apprendimento profondo che possono prendere dati non elaborati, ad esempio tutta Wikipedia, e “imparare” a generare risultati statisticamente probabili quando richiesto, ha spiegato Ziccardi aggiungendo che ad un livello superiore, i modelli generativi codificano una rappresentazione semplificata dei dati di addestramento e ne attingono per creare un risultato simile, ma non identico, ai dati originali. Il futuro è quindi rappresentato da modelli addestrati su un ampio insieme di dati non etichettati che possono essere utilizzati per attività diverse, con una minima ottimizzazione.
Attualmente, in vari paesi nel mondo si sta cercando di arginare il dilagare incontrollato delle AI come due recenti leggi della California che affrontano il problema dei video deepfake in politica e nel porno. E anche la Cina, paese che ha nel riconoscimento facciale un elemento essenziale per la sua strategia di controllo, sta affrontando il deepfake come un problema di sicurezza nazionale che mette a repentaglio il sistema di catalogazione sociale. Ha destato clamore la notizia che in Cina è avvenuto un arresto di una persona che ha utilizzato ChatGpt per generare la storia falsa di un incidente ferroviario e della morte di alcuni lavoratori.
Conclusioni (e suggerimenti) per i professionisti
I rischi legati alle AI sono numerosi. Ma il principale è quello di ignorare questa evoluzione e i vantaggi che se ne possono ricavare. È quindi necessario, ribadisce Ziccardi:
- comprendere la potenza
- comprendere tutti i singoli utilizzi che giorno dopo giorno si svilupperanno
- comprendere i costi (che andranno via via diminuendo)
- comprendere come farne un utilizzo serio (ad esempio: operazioni ripetitive o banali o, al contrario, uso creativo).
La prima iniziativa per un professionista è quindi quella di puntare sulla formazione per lo sviluppo delle competenze necessarie. Dei corsi di formazione sul prompt engineering per imparare a dialogare con i sistemi in modo da migliorare la qualità dei risultati che si possono ottenere sono il primo passo di questo processo.
Per capire poi su quale tipo di AI puntare occorre individuare il punto debole di uno studio di professionisti (per esempio l’archiviazione dati o la condivisione dei documenti) e muoversi in quella specifica direzione. Infine fare in modo che l’alimentazione del sistema di AI prescelto avvenga con dataset affidabili (ad esempio la documentazione interna ad uno studio legale) consente di avere degli strumenti in grado di migliorare la produttività e la qualità del lavoro svolto.