La Nuova Sabatini è stata rifinanziata con 240 milioni di euro sia per il 2022 che per il 2023, 120 milioni per ogni anno dal 2024 al 2026 e 60 milioni per il 2027
Le agevolazioni del Fondo impresa donna si applicano a programmi d’investimento della durata massima di due anni
Nuova Sabatini
Si parte dalla Nuova Sabatini che, come anticipato, è stata rifinanziata con 240 milioni di euro sia per il 2022 che per il 2023, 120 milioni per ogni anno dal 2024 al 2026 e 60 milioni per il 2027. Un’agevolazione fiscale per gli investimenti nell’acquisto di nuovi beni strumentali (attrezzature, impianti, software, hardware, tecnologie digitali e macchinari) anche in leasing volti a migliorare l’attività d’impresa. “L’incentivo può essere riconosciuto in un’unica rata ma solamente per i finanziamenti che non superano i 200mila euro (fino a esaurimento delle risorse messe a disposizione)”, spiega Confcommercio. “Per quanto riguarda, invece, i finanziamenti che superano l’importo di 200mila euro, l’agevolazione è riconosciuta in più rate annuali”. Si rinvolge in particolare alle micro, piccole e medie imprese tricolori attive in qualsiasi settore produttivo a eccezione unicamente delle attività finanziarie, assicurative e legate all’esportazione e agli interventi subordinati all’impiego preferenziale di prodotti interni rispetto a prodotti d’importazione. Per usufruire dell’agevolazione bisogna presentare una domanda di finanziamento bancario (a una banca o un intermediario bancario che ha aderito alla convenzione tra Mise, Abi e Cdp). A quel punto sarà l’intermediario stesso a trasmettere la richiesta al Mise che, a sua volta, dovrà confermare la disponibilità dei fondi.
Fondo impresa donna
Diverso è il caso del Fondo impresa donna da 40 milioni di euro (cui si aggiungono le risorse della Missione 5 “Inclusione e coesione” del Piano nazionale di ripresa e resilienza) le cui agevolazioni si applicano a programmi d’investimento della durata massima di due anni e con una soglia di spesa pari a 250mila euro per le nuove imprese e 400mila euro per quelle già esistenti. Nel dettaglio, le risorse messe in campo puntano a finanziare contributi a fondo perduto per l’avviamento di imprese in “rosa”, finanziamenti a tasso zero o agevolati per avviare e sostenere attività di imprese al femminile, incentivi per rafforzare le aziende in vita da almeno 36 mesi (contributi a fondo perduto del fabbisogno circolante nel massimo dell’80% della media del circolante degli ultimi tre esercizi), percorsi di assistenza tecnico-gestionale per attività di marketing e comunicazione e investimenti nel capitale. Ad accedervi possono essere invece cooperative e società di persone che vantano almeno il 60% di donne socie, società di capitale con un board per almeno i due terzi composto da donne, ditte individuali guidate da una titolare donna, lavoratrici autonome che “presentano l’apertura della Partita Iva entro 60 giorni dalla comunicazione positiva della valutazione della domanda”, continua Confcommercio, e infine persone fisiche “con l’intenzione di avviare l’attività purché, entro 60 giorni dalla comunicazione positiva della valutazione della domanda, trasmettano documentazione dell’avvenuta costituzione”.
Fondo garanzia pmi e Resto al Sud
Quanto al Fondo di garanzia pmi, potenziato dal decreto liquidità, fornisce garanzie pubbliche ai finanziamenti erogati da banche, intermediari finanziari e società di leasing alle pmi. Per accedervi bisogna infatti rivolgersi a tali soggetti presentando una domanda di finanziamento. Saranno loro a inoltrarla al Fondo di garanzia. Potranno presentare la richiesta le pmi italiane appartenenti a qualsiasi settore, esclusi quelli “sensibili” secondo l’Unione europea. C’è poi Resto al Sud a favore delle aziende del Mezzogiorno e del Centro Italia, che si rivolge ai soggetti tra i 18 e i 55 anni con contributi fino a 200mila euro per le imprese emergenti. Aziende che operano nel settore del commercio ma anche nell’artigianato, nell’industria, nella trasformazione dei prodotti agricoli, nella pesca, nella fornitura di servizi alle persone e alle imprese, nel turismo e nelle attività libero professionali.
Piano Transizione 4.0
Chiude il cerchio il Piano Transizione 4.0 a favore degli investimenti in beni strumentali materiali e immateriali volti alla trasformazione tecnologica e digitale delle imprese. In questo caso, si parla di crediti d’imposta applicabili fino al 2026 e rivolti alle aziende italiane di qualsiasi tipologia e settore, escluse quelle colpite da “sanzioni interdittive, in stato di liquidazione, fallimento, concordato preventivo senza continuità aziendale o soggette ad altri tipi di procedure concorsuali”, precisa Confcommercio. Per ottenere l’agevolazione bisognerà presentare una perizia tecnica rilasciata da un ingegnere, un perito industriale o un ente di certificazione accreditato che confermi che i beni in questione rispettino i requisiti necessari.