Exor, holding della famiglia Agnelli, insieme ad Hermès, investirà circa 80 milioni di euro nella gruppo cinese operante nella moda Shang Xia. Exor sarà l’azionista di maggioranza
Negli ultimi vent’anni le imprese italiane hanno investito in Cina 20 miliardi di euro. Tanto? Non proprio, considerando che è lo stesso ammontare annunciato recentemente da Audi e Volkswagen
Secondo Michele Geraci, sottosegretario di Stato del primo governo Conte e professore alla New York University Shanghai, le opportunità ci sono ma devono essere colte. E in questo il governo può fare tanto
Exor-Shang Xia: una operazione, tre lezioni
Quali sono gli spunti interessanti per le imprese italiane dalla vicenda Exor? Secondo Geraci le lezioni sono tre: la forma d’investimento da preferire è l’acquisizione; spaziare tra business tra loro diversi può essere una chiave vincente; le alleanze con i competitor facilitano l’ingresso in nuovi mercati. “Ad oggi gli investimenti esteri più diffusi sono di tipo greenfield (aprire una fabbrica, nrd). Quando sono in ingresso questa tipologia è da preferire in quanto portano a una crescita del pil senza pericolo di sicurezza nazionale e sottrazione di know how. Quando sono in uscita invece le acquisizioni, proprio perché permettono di integrare nuove tecnologie, sono da preferire” spiega Geraci che sottolinea, citando Richard Branson, che operare su più business verticalmente integrati, come in parte fa Exor, sia anch’essa una carta vincente. “Infine il sodalizio Italia-Francia ha una duplice valenza: è strategico per il sistema Italia, essendo la Francia il nostro principale competitor economico, e può facilitare l’ingresso in mercati esteri per via in alcuni casi di migliori catene di distribuzione”.
Le opportunità per le imprese italiane
Al netto delle lezioni rimane però una certezza: l’Italia è molto indietro rispetto agli altri paesi in tema di investimenti in Cina. Basti pensare che Audi e Volkswagen hanno da poco investito 20 miliardi di euro, esattamente quanto tutte le imprese italiane negli ultimi vent’anni. Quali sono le migliori opportunità di investimento per le imprese nostrane? “Manifatturiero, in particolare macchinari, il settore del lusso e della moda e in generale i beni da consumo sono opportunità da cogliere. Se per nei primi due però la presenza italiana è più strutturata, per quanto riguarda i beni da consumi, anche per via della mancanza di adeguate catene di distribuzioni, si è molto indietro” spiega Geraci che sottolinea come supermercati e hotelliere italiani siano quasi assenti in Cina.
Alibaba + Ice: una vetrina per l’Italia
Per aiutare le imprese italiane ad entrare in Cina un ruolo chiave lo ha il governo. “La definizione di una strategia di penetrazione in Cina non è mai stata realmente sviluppato dal governo. Io e Di Maio avevamo iniziato a lavorare su questo fronte ma poi il governo è caduto” spiega Geraci. Un piccolo passo però forse è stato fatto. È di poche settimane fa l’accordo tra l’Ice (agenzia per la promozione all’estero e l’internalizzazione delle imprese italiane) e il colloso cinese dell’ e-commerce Alibaba per la creazione del “made Italy Pavillon”. Si tratta di una vetrina virtuale tramite cui le (inizialmente trecento) imprese italiane avranno l’opportunità di interagire con 26 milioni di buyer distribuiti in 190 paesi e presenti su Alibaba.com