Secondo una nuova indagine del Centro studi delle Camere di commercio Tagliacarne, in Italia solo 9 imprese familiari su 100 hanno deciso di affidarsi a un manager esterno
Esposito: “Le aziende di famiglia hanno reagito bene alla sfida imposta loro dalla pandemia. Ma la realtà guidate da manager esterni sono più competitive”
Più investimenti in tech e green
Secondo una nuova indagine del Centro studi delle Camere di commercio Tagliacarne (fulcro dell’informazione economica del Sistema camerale che opera attraverso ricerche, studi e analisi sulle policy in collaborazione con le altre strutture delle Camere di commercio, ndr) diffusa da Il Sole 24 Ore, sulle 130mila aziende manifatturiere italiane 8 su 10 sono family business. Di queste, il 17% ha investito in tecnologie 4.0 tra il 2017 e il 2020 a fronte del 15% delle non familiari. Una percentuale che sale al 22% se si considerano le imprese a proprietà familiare gestite da manager esterni. Il 27%, invece, ha investito nel green nello stesso periodo (a fronte del 24% delle aziende non familiari e del 29% delle aziende familiari gestite da manager esterni).
“Dobbiamo smettere di pensare che la proprietà familiare rappresenti un limite per le aziende” osserva Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro studi delle Camere di commercio Tagliacarne, che ricorda come la conoscenza e la vicinanza al territorio incidano per esempio sulla volontà dei family business “di ridurre l’impatto ambientale delle produzioni”. Al punto che il 18% punta a continuare a investire nella sostenibilità anche nel post-covid (entro il 2023) a fronte del 12% delle aziende non familiari.
Il valore dei manager esterni
In questo contesto, come anticipato in apertura, solo 9 aziende manifatturiere a proprietà familiare su 100 hanno deciso però di affidarsi un manager esterno. “Mentre in paesi come la Germania i family business gestiti internamente sono meno del 30%, in Italia l’imprenditore tende spesso a svolgere un ruolo padronale, considera l’azienda una propaggine della famiglia e non si fida a cederne la gestione a una persona esterna”, racconta Esposito.
Il che rappresenterebbe un freno per lo sviluppo del business, se si pensa che il 70% delle imprese di famiglia che preferiscono reperire manager sul mercato stima di tornare ai livelli produttivi pre-covid entro il 2022, ben 10 punti percentuali in più rispetto a quelle guidate da manager familiari e 7 punti percentuali in più rispetto alle aziende non familiari. E la loro maggiore competitività dipende anche dal “bagaglio di esperienze che questi professionisti possono portare in azienda”, conclude Esposito: stando allo studio, il 69% vanta esperienze alla direzione di imprese in Italia o all’estero, diversamente dal 52% dei manager familiari.