Costituire un’impresa familiare permette di fruire, ad alcune condizioni, di determinati vantaggi fiscali e previdenziali
È opportuno consultare un professionista per individuare, con il suo supporto, le strategie migliori per costituire ex novo un’impresa familiare, rispettare gli adempimenti richiesti, ottenere i relativi vantaggi fiscali e, eventualmente, strutturare un piano per il passaggio generazionale
Secondo le stime dello European Family Businesses (la confederazione europea rappresentativa delle imprese familiari) il modello del family business in Europa è quello prevalente: basti pensare al fatto che ci sono oltre 14 milioni di imprese familiari sparse in tutta l’Ue; che queste danno lavoro a 60 milioni di persone e che, complessivamente, rappresentano il 50% del Pil.
Prima di entrare nel merito, però, è utile chiarire cosa si debba intendere per impresa familiare.
Pur non esistendo una definizione specifica sul punto, idonea a chiarire in modo inequivocabile cosa l’impresa familiare sia, si può affermare che essa rappresenta un’impresa che (a prescindere dalle sue dimensioni) è portata avanti da una famiglia che possiede parte (non a tutti i costi la totalità) del capitale sociale e, tramite il suo fondatore e altri membri del nucleo, detiene il potere decisionale.
In questi termini, anche a fronte del dettato di cui all’art. 230 bis del c.c. si ritiene che le imprese a conduzione familiare sono quelle imprese nelle quali collaborano il coniuge, i parenti (fino ai nipoti) e gli affini (fino ai cognati) dell’imprenditore.
Questa forma d’impresa è caratterizzata dall’elemento della famiglia: si assume, infatti, che la naturale evoluzione di un’impresa familiare di successo sia quella di divenire un’impresa solida da trasmettere di generazione in generazione.
Alla luce di quanto sopra è ora possibile soffermarsi sugli aspetti fiscali correlati a questa tipologia di impresa.
La disciplina fiscale che governa il regime delle imprese familiari è riconducibile all’art. 5 del Tuir, a mente del quale l’imprenditore può imputare ai collaboratori familiari (che abbiano prestato in modo continuativo e prevalente l’attività di lavoro nell’impresa, proporzionalmente alla sua quota di partecipazione agli utili) fino al 49% del dell’ammontare risultante dalla dichiarazione dei redditi, a patto che:
– i familiari (coniuge, parenti entro il 3° grado e affini entro il 2° grado) partecipanti all’impresa risultino nominativamente, con l’indicazione del rapporto di parentela o di affinità con l’imprenditore, da atto pubblico o da scrittura privata autenticata anteriore all’inizio del periodo di imposta;
– la dichiarazione dei redditi dell’imprenditore rechi l’indicazione delle quote di partecipazione agli utili spettanti ai familiari e l’attestazione che le quote stesse sono proporzionate alla qualità e quantità del lavoro effettivamente prestato nell’impresa, in modo continuativo e prevalente, nel periodo di imposta;
– ciascun familiare attesti, nella propria dichiarazione dei redditi, di aver prestato la sua attività di lavoro nell’impresa in modo continuativo e prevalente.
La prestazione dei familiari è da considerarsi sempre “occasionale” in presenza delle seguenti situazioni (indipendentemente dal fatto che la stessa venga svolta all’interno dei locali dell’azienda, o in presenza o meno del titolare): prestazioni rese da familiare pensionato; prestazioni rese da familiare assunto a tempo pieno presso altro datore di lavoro; prestazioni rese per un quantitativo di 90 giorni annuali.
L’impresa familiare, dunque, tutela la posizione dei familiari i quali potranno prestare l’attività lavorativa all’interno dell’azienda sia sotto contratto di lavoro dipendente che in qualità di collaboratori familiari.
A tal riguardo, gli stessi hanno diritto di partecipare agli utili e di gestire l’attività dell’azienda nei limiti della gestione straordinaria; hanno il diritto di intervenire nelle decisioni che riguardano l’impiego degli utili e degli incrementi del patrimonio aziendale; nonché conservano il diritto di prelazione in caso di cessione dell’azienda.
All’impresa familiare, inoltre, si applica un regime fiscale di vantaggio, definito “per trasparenza”, a fronte del quale il reddito di impresa è attribuito ad ogni familiare che vi collabora (e che risulti sull’atto costitutivo dell’impresa, redatto per atto pubblico o scrittura privata autenticata) in proporzione alla quota di partecipazione agli utili d’esercizio.
In questo modo, si evita una tassazione maggiore causata dal più alto scaglione Irpef che, invece, sarebbe attribuito per l’intero all’imprenditore.
Ebbene, sono diversi i vantaggi che possono essere raggiunti in ambito fiscale quanto si tratta di un’impresa familiare, la quale si appresta ad essere una tipologia di impresa particolarmente indicata per le imprese di piccole dimensioni.
È opportuno valutare di ricorrere alla consulenza di un professionista esperto, che possa guidare le parti interessate in tutti i passaggi necessari per aprire un’impresa familiare; per aderire a un regime fiscale agevolato; per compiere gli adempimenti richiesti anche di tipo previdenziale e assicurativo; per disciplinare l’ingresso di un nuovo collaboratore in un’impresa familiare già esistente; per pianificare il passaggio generazionale dell’azienda.