Le linee di investimento sono riconducibili a quattro categorie: garantite, obbligazionarie (pure o miste), bilanciate e azionarie
Vinci: “Uno dei modi per contenere i rischi è diversificare, cioè scegliere un mix delle linee (per esempio 40% azionaria, 40% bilanciata e 20% prudente)”
Prima di aderire a un fondo pensione ci sono alcune importanti valutazioni da fare. Tra queste, quella relativa alla linea di investimento, che corrisponde a una particolare combinazione di rischio e rendimento. La differenza fondamentale tra le diverse alternative per investire i propri contributi sta negli strumenti finanziari che vengono acquistati.
Come spiegato dalla Covip nella sua Guida introduttiva alla previdenza complementare, si possono individuare infatti quattro categorie di investimento:
- garantite, che prevedono una garanzia di rendimento minimo o restituzione del capitale versato al verificarsi di determinati eventi;
- obbligazionarie, che possono essere pure o miste in base a se investono esclusivamente o principalmente in titoli obbligazionari;
- bilanciate, che investono sia in azioni che in obbligazioni;
- e azionarie, che investono solo o principalmente in azioni.
Per scegliere è importante definire innanzitutto il livello di rischio che si è disposti a sostenere, tenendo conto degli anni che mancano al pensionamento, del proprio patrimonio e del reddito che ci si attende di ottenere in futuro. In generale, spiega a titolo esemplificativo la Covip, scegliendo una linea di investimento azionaria è possibile attendersi rendimenti potenzialmente più elevati nel lungo periodo ma bisogna essere disposti a sopportare ampie oscillazioni del valore dell’investimento (il rendimento può talvolta assumere anche valori negativi). Con la linea obbligazionaria, invece, i rendimenti così come le oscillazioni del valore dell’investimento sono tendenzialmente più contenuti.
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Fondi pensione: come contenere i rischi
“Per contenere i rischi ci sono tre modi”, interviene Anna Vinci, co-founder di Elsa. “Diversificare, cioè scegliere anche un mix delle linee (per esempio 40% azionaria, 40% bilanciata e 20% prudente), gestire la posizione nel tempo (ogni anno, potenzialmente, è possibile modificare la composizione dell’investimento tramite switch di linea) e infine decidere in base alle proprie conoscenze finanziarie, alla propria propensione al rischio e all’orizzonte temporale”. Uno degli aspetti di cui tenere conto, infatti, è che la scelta della linea di investimento non è vincolante. “Come e in cosa vengono investiti i propri soldi, può variare nel tempo”, spiega Vinci. “Ad esempio, da giovane si potrebbe essere più propensi al rischio e scegliere un investimento azionario o bilanciato, mentre da adulti ci si può spostare su una linea garantita”.
Tra l’altro, rassicura Vinci, la Covip vigila sulla gestione dei soldi nei fondi pensione. Le forme pensionistiche complementari sono tenute di fatto a rispettare specifiche regole di prudenza. Per esempio, gli investimenti devono essere adeguatamente diversificati e sono previsti dei “tetti” quantitativi all’acquisto di determinati strumenti finanziari considerati più rischiosi. Nel dettaglio, nei fondi pensione chiusi (o negoziali) la gestione degli investimenti è affidata a operatori professionali, quali banche, sgr, sim o imprese di assicurazione; nei fondi aperti e nei Piani individuali pensionistici (anche detti “Pip”) gli investimenti sono invece generalmente gestiti dalla società che li ha istituiti.
Quanto rende un fondo pensione?
A questo punto ci domandiamo: quanto rende un fondo pensione? “Per scoprire i rendimenti, andiamo a vedere l’ultima relazione annuale della Covip che pubblica i risultati tutti gli anni”, dice Vinci. “Prendiamo poi i risultati medi per ciascuna linea di investimento e per ciascuna tipologia di fondo pensione: nel caso delle linee garantite dei fondi negoziali, si parla di una media dello 0,7% all’anno, nel caso delle linee bilanciate dei fondi aperti del 2,9% e nel caso delle linee azionarie dei Pip del 4,7%”. Bisogna tenere conto però che i rendimenti realizzati nel passato non sono indicativi dei rendimenti futuri; in altre parole, se un comparto ha conseguito risultati molto positivi in un determinato arco temporale non vi è la certezza che conseguirà gli stessi risultati in futuro e viceversa. Per questo, suggerisce l’autorità di vigilanza sui fondi pensione, è necessario valutarli sempre in un’ottica di lungo periodo.
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