I contributi possono essere versati nei fondi pensione in tre modi: conferendo al fondo il Tfr, dal datore di lavoro e dal lavoratore stesso con somme periodiche
Vinci: “Se sei tassato secondo i normali scaglioni Irpef, ricordati di presentare l’attestazione dei premi che hai versato l’anno scorso”
I contributi versati nei fondi pensione sono deducibili dal reddito complessivo dichiarato ai fini Irpef. Ma prima di spiegare come funziona (e quali sono i relativi vantaggi fiscali), partiamo da una definizione. Per deduzione si intende uno strumento che consente al contribuente di sottrarre alcune spese al reddito, prima del calcolo della somma da versare al fisco. In altre parole, quest’operazione riduce l’onere tributario, perché l’imposta si baserà su un reddito più basso.
L’Irpef, ovvero l’imposta calcolata sul reddito, si misura poi a “scaglioni”: più cresce il reddito, più aumenta la tassazione. Le aliquote, infatti, sono definite come segue:
- al 23% per lo scaglione di reddito imponibile fino a 15mila euro;
- al 25% per lo scaglione tra 15mila euro e 28mila euro;
- al 35% per lo scaglione tra 28mila e 50mila euro;
- e al 43% per lo scaglione oltre i 50mila euro.
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“L’imposta totale si calcola sommando la tassazione di ogni scaglione”, spiega a We Wealth Anna Vinci, co-founder di Elsa. “Non c’è modo migliore di capirne il meccanismo facendo un esempio pratico. Supponendo che un contribuente abbia un reddito annuo lordo di 35mila euro, lo Stato dividerà tale reddito in scaglioni. Quindi, sui primi 15mila euro il 23% (3.450 euro), da 15mila a 28mila euro – su 13mila euro, in altre parole – il 25% (3.250 euro) e da 28mila euro a 35mila euro – sugli ultimi 7mila euro – il 35% (2.450 euro)”.
Passando al fondo pensione, i contributi possono essere versati in tre modi: conferendo al fondo il Tfr (Trattamento di fine rapporto), dal datore di lavoro in base a quanto indicato in busta paga dal lavoratore e infine dal lavoratore stesso in forma volontaria. Tutti i contributi versati sono deducibili dal reddito complessivo fino a un importo massimo annuo di 5.164,57 euro. “Il Tfr va per conto suo, avrà una tassazione separata al momento della liquidazione e, quindi, non bisognerà fare nulla in sede di dichiarazione”, spiega Vinci. “Passando ai soldi che entrano nel fondo pensione, dalle tasche del contribuente o del datore di lavoro, c’è da fare un’altra distinzione. Chi ha il fondo di categoria, non dovrà fare nulla, perché la dichiarazione e quindi il risparmio fiscale sono già calcolati in busta e segnati nella Certificazione unica. Per chi invece alimenta il fondo con i propri risparmi, si aprono due scenari:
- per chi è tassato secondo i normali scaglioni Irpef, bisogna ricordarsi di presentare l’attestazione dei premi versati l’anno precedente alla dichiarazione;
- per chi invece non è tassato secondo gli scaglioni Irpef perché in regime forfettario, è importante presentare al proprio fondo pensione il modulo ‘contributi non dedotti’. In questo modo, anche se non potrà sfruttare la deduzione fiscale, i soldi versati nel fondo pensione non verranno tassati alla fine”.
A questo punto, ipotizziamo che lo stesso contribuente cui accennavamo prima (con un reddito annuo lordo di 35mila euro) decida di versare 1.000 euro all’anno nel fondo pensione. “Lo Stato, con la deduzione, abbasserà il suo reddito per quell’anno a 34mila euro”, osserva Vinci. “Concretamente, l’anno successivo a quello del versamento del contributo volontario, lo Stato lo premierà restituendogli 350 euro sui 1.000 euro versati, cioè il 35% (che non è altro che la sua aliquota Irpef)”.
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