Secondo l’ultima relazione della Covip, a fine 2022 le forme pensionistiche contavano oltre 9,2 milioni di iscritti, il 5,2% in più rispetto al 2021
I fondi aperti sono istituiti da banche, società di gestione del risparmio, imprese d’investimento e imprese di assicurazione
Vinci: “Per scoprire i costi del proprio fondo pensione basterà entrare nell’area riservata online e scaricare l’estratto conto, anche chiamato riepilogo della posizione”
Le pensioni di domani sono in cima ai timori degli italiani. Alla domanda “cosa la preoccupa di più in futuro” posta in occasione di una recente indagine condotta da Mefop, società costituita dal ministero dell’Economia e delle finanze per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione, il 49% della popolazione (occupati e non) cita infatti una pensione inadeguata. Eppure, nonostante questa consapevolezza, la conoscenza della previdenza complementare resta limitata: il 64% dichiara di conoscerla poco o per nulla. Secondo l’ultima relazione annuale della Covip, a fine 2022 le forme pensionistiche contavano oltre 9,2 milioni di iscritti, il 5,2% in più rispetto al 2021. Ma il gap da colmare resta ampio, se si considera che in rapporto alle forze lavoro (occupati e persone in cerca di occupazione con un’età pari o superiore ai 15 anni) rappresentano il 36,2%. Dopo aver spiegato cos’è un fondo pensione e a cosa serve, analizziamo ora quante e quali tipologie di forme pensionistiche esistono e come scoprire i costi.
Fondi pensione: quante tipologie esistono?
Esistono tre tipi di fondi pensione: i fondi pensione chiusi o negoziali, i fondi pensione aperti e i Piani individuali pensionistici (anche detti “Pip”). “I fondi chiusi sono istituiti dalla categoria di riferimento (come Fon.Te per il commercio o Cometa per il settore metalmeccanico) e può aderirvi solo chi appartiene a quella determinata categoria”, spiega Anna Vinci, co-founder di Elsa. I fondi aperti sono istituiti invece da banche, società di gestione del risparmio, imprese d’investimento e imprese di assicurazione e si rivolgono in linea di principio a tutti, inclusi i soggetti che non svolgono attività lavorativa. L’adesione può avvenire su base individuale o collettiva; in quest’ultimo caso, è previsto il contributo del datore di lavoro e spesso anche il versamento del Trattamento di fine rapporto (Tfr). I Pip rappresentano infine una forma pensionistica complementare realizzata tramite un contratto di assicurazione sulla vita; anche in questo caso si rivolgono a tutte le categorie di lavoratori, ma è possibile aderire unicamente su base individuale. Solo per i lavoratori dipendenti del settore pubblico, non è possibile destinarvi il Tfr: possono infatti destinarlo solo ai fondi di categoria.
I vantaggi dei fondi pensione chiusi e aperti
“Le regole sono sempre le stesse, ma i fondi chiusi e aperti offrono un interessante vantaggio ai lavoratori dipendenti: nei chiusi in automatico (è previsto già nei Contratti collettivi nazionali di lavoro) e negli aperti con un semplicissimo accordo in azienda, il lavoratore potrà ottenere un contributo aggiuntivo da parte del datore di lavoro oltre al Tfr, a fronte di una minima contribuzione di tasca propria”, conferma Vinci. “Se per esempio si tratta di un lavoratore con una Ral di 25mila euro e gli accordi prevedono che versi l’1% del suo reddito lordo (250 euro), il datore di lavoro verserà un ulteriore 1,5% (quindi 375 euro)”, spiega l’esperta.
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Quanto costa un fondo pensione
Quanto ai costi del fondo pensione, continua Vinci, possono essere di tre tipi:
- costi fissi (costi di apertura e costi amministrativi annuali);
- caricamenti (una percentuale che viene trattenuta da quanto versato);
- e costi di gestione (una percentuale che viene trattenuta dal rendimento del fondo pensione).
“Per scoprire i costi del proprio fondo pensione basterà entrare nell’area riservata online e scaricare l’estratto conto, a volte chiamato anche riepilogo della posizione”, suggerisce l’esperta. “Per effettuare invece una comparazione tra diversi fondi, sul sito della Covip è possibile confrontare l’elenco dell’Indicatore sintetico di costi (Isc), che prende a riferimento tutte le voci di costo e mostra come il proprio fondo pensione si posiziona rispetto ai costi di mercato”.
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