In Italia, stando ai dati di Morningstar Direct, sono solo cinque i fondi comuni dedicati al fintech. Va ancora peggio con gli ETF (Exchange Traded Funds): ne esiste uno soltanto, gestito da Invesco
Le aziende fintech continueranno a beneficiare degli importanti investimenti tecnologici che molte banche e assicurazioni devono ancora approntare, soprattutto nel back e middle-office, per tenere il passo con la rapida digitalizzazione in corso del mondo finanziario
È importante adottare un approccio di investimento attivo in modo da essere in grado di differenziare tra potenziali vincitori e non. Anche perché la dispersione tra i due all’interno del settore è tipicamente molto elevata, generalmente a sfavore di aziende che vedranno restringersi le quota di mercato per la mancanza di innovazione
Molte sgr parlano di fintech. Ma poche ci investono veramente e convintamente. E sono ancora meno quelle che consentono ai risparmiatori di investire nel settore: in Italia, stando ai dati di Morningstar Direct, sono solo cinque i fondi comuni dedicati al fintech. Va ancora peggio con gli Etf (Exchange Traded Funds): ne esiste uno soltanto, gestito da Invesco. Eppure, questo è un buon momento per investire nel fintech, nonostante i titoli del settore non siano andati bene nella seconda metà del 2021.
“Gli investitori hanno cercato settori più ciclici come energia e banche tradizionali, in previsione dell’aumento dei tassi di interesse. Crediamo che i fondamentali rimangano forti in tutto il settore fintech, i tassi di crescita di molte aziende sono cresciuti dopo la pandemia, e le valutazioni (prezzo/utile) non sono mai state più interessanti. Inoltre, siamo ancora in una fase embrionale del processo di digitalizzazione dei servizi finanziari”, spiega Bruce Glazer, gestore del Wellington FinTech Fund di Wellington. Gli fa eco Vasco Moreno, gestore del BGF FinTech Fund di BlackRock, per cui “le società che offrono servizi finanziari dovranno adattarsi all’emergere di questa domanda, altrimenti rischieranno di essere superate dalle diverse società fintech”. Anche perché “la pandemia di Covid-19 e in particolare il lockdown generalizzato della primavera 2020 ci hanno infatti insegnato che molte tra le maggiori istituzioni finanziarie non hanno la flessibilità e le capacità per prosperare in un mondo sempre più digitale”, ammonisce Patrick Lemmens, gestore del fondo Robeco Fintech, esposto per il 68% circa agli Usa, che rappresentano il paese di riferimento per le società fintech quotate, “ma in futuro ci aspettiamo una crescita del peso di Cina, India e altri mercati emergenti oltre che dell’Europa”. Inoltre il Covid-19 ha accelerato diverse tendenze all’interno del mondo del fintech. “Trend che difficilmente scompariranno anche nel momento in cui le misure restrittive di distanziamento sociale verranno meno”, avverte Moreno. Lemmens è convinto che “le aziende fintech continueranno a beneficiare degli importanti investimenti tecnologici che molte banche e assicurazioni devono ancora approntare, soprattutto nel back e middle-office, per tenere il passo con la rapida digitalizzazione in corso del mondo finanziario”.
Tra i temi d’investimenti più interessanti nel fintech, rientrano: pagamenti digitali, digital banking, blockchain e criptovalute. Secondo il Mastercard New Payments Index, aggiornato al maggio 2021, il 93% dei consumatori sta attentamente considerando i pagamenti emergenti come la biometria, le valute digitali e il codice QR, oltre al contactless. Da un report di Juniper Research del luglio 2021 é poi emerso che oltre la metà della popolazione mondiale utilizzerà servizi bancari digitali, entro il 2026, il che rappresenta un aumento del 68% degli utenti totali dai livelli del 2021. Sul fronte della blockchain, “sta avendo un notevole impatto in molte aree del sistema finanziario e la consideriamo un’area di crescita pluriennale. Per le criptovalute, guardiamo con interesse le aziende che potrebbero beneficiare di un’infrastruttura di criptovalute in espansione, piuttosto che solo dei prezzi delle criptovalute”, dice il gestore di BGF FinTech Fund, lanciato nel settembre 2018, che ha registrato oltre il 103% di rendimento cumulativo (classe di azioni A2 USD) superando l’MSCI ACWI di oltre il 28%. Glazer suggerisce di investire nel settore fintech tramite un fondo comune, in quanto “è in grado di catturare più temi di crescita secolare rispetto a quanto si possa fare investendo in maniera passiva o un ETF”. Inoltre, a suo avviso il settore è molto complesso e in rapida evoluzione: è pertanto è fondamentale avere una profonda conoscenza delle aziende ed esperienza in un’industria così dinamica. Basti pensare che solo nel fintech, sono avvenute oltre 150 quotazioni negli ultimi 5 anni, e il 2021 ha registrato livelli record sia per le ipo, sia per finanziare le attività di M&A (fonte: FT Partners, CEO Monthly Market Update & Analysis, dicembre 2021). Secondo Moreno, per catturare le tendenze del fintech, “è importante adottare un approccio di investimento attivo in modo da essere in grado di differenziare tra potenziali vincitori e non”. Anche perché la dispersione tra i due all’interno del settore è “tipicamente molto elevata, generalmente a sfavore di aziende che vedranno restringersi le quota di mercato per la mancanza di innovazione”, evidenzia Glazer, che investe e analizza aziende tecnologiche esposte al settore finanza da quasi 25 anni e gestisce il Wellington Fintech Fund. Il comparto investe secondo un approccio “pure-play” in base al quale la maggior parte dei ricavi delle 35-55 società in portafoglio sia associata davvero a fattori fintech. “Siamo alla ricerca di società che saranno vincenti per i prossimi 10 anni, di conseguenza investiamo con una prospettiva a lungo termine e un basso turnover di portafoglio. Il nostro fondo investe a livello globale e su tutto lo spettro delle capitalizzazioni di mercato, con una significativa esposizione alle pmi”, racconta Glazer.
Articolo tratto dal magazine We Wealth di febbraio
In Italia, stando ai dati di Morningstar Direct, sono solo cinque i fondi comuni dedicati al fintech. Va ancora peggio con gli ETF (Exchange Traded Funds): ne esiste uno soltanto, gestito da InvescoLe aziende fintech continueranno a beneficiare degli importanti investimenti tecnologici che molte ban…