Sono 222 i family office italiani a fine 2023, producono un giro di affari di 150 milioni di euro e danno lavoro a 500 persone. In dettaglio, sono attivi 113 Single Family Office, 91 Multi-Family Office professionali e 18 organizzazioni di origine bancaria che offrono analoghi servizi strutturati rivolti a più famiglie. Un mercato che cresce ed evolve anche sul fronte della domanda che diventa più sofisticata. A questa domanda spesso non fa fronte un’adeguata presenza di professionisti con le competenze complesse che il contesto richiederebbe.
È quanto conclude l’Osservatorio promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano. “I Family Office sono una struttura di gestione patrimoniale sofisticata e personalizzata per soddisfare le esigenze degli imprenditori e delle loro famiglie – spiega Josip Kotlar, direttore scientifico del Report insieme a Luca Manelli – e questo implica numerose competenze altamente specializzate, dalla gestione degli investimenti alla pianificazione patrimoniale, dalla consulenza fiscale internazionale alla governance famigliare, alla filantropia, oltre a soft skill legate all’ascolto, all’empatia, alla leadership, ma anche alla comprensione delle dinamiche psicologiche, famigliari e inter-generazionali”. Troppo per una persona sola: serve una rete di professionisti esterni che forniscano servizi in partnership e outsourcing. Tanto più che, stando ai dati raccolti dall’Osservatorio, tre quarti dei ceo dei Single Family Office sono membri della famiglia stessa, in genere con background professionale nella gestione dell’impresa di famiglia (quindi con competenze non strettamente pertinenti), mentre i manager esterni, che costituiscono il restante quarto, provengono per lo più dal private equity o dalla finanza.
Serve un salto di qualità nelle competenze interne e nell’ecosistema a supporto
È necessario un salto di qualità, sia all’interno di questi organismi, che devono dotarsi di figure professionali diversificate e specializzate, sia nell’ecosistema che fornisce i consulenti di supporto, chiamato a costruire un network adeguatamente preparato che al momento in Italia manca.
Il professionista che lavora in un Family Office, infatti, è una figura ancora poco diffusa nel nostro Paese. Eppure si tratta di un settore in espansione per sbocchi occupazionali e giro d’affari: dal 2017 al 2022, sono saliti a oltre 500 i professionisti correntemente impiegati nei Multi-Family Office italiani, il 40% dei quali concentrato nei 5 MFO più grandi, con un tasso di crescita annuo di circa l’8%. Quanto al giro d’affari, nel 2022 è stato pari a 150,4 milioni di euro, in calo rispetto al 2021, caratterizzato da un vero exploit (169,8 milioni di euro), ma comunque ben superiore ai 128 milioni del 2019 e del 2020: considerando il periodo 2017-2022, infatti, il fatturato complessivo mostra un tasso di crescita composto annuale (Cagr) dell’8,12%, molto simile al tasso di crescita del numero di professionisti.
Per la crescita nel lungo termine è necessario trattenere i migliori talenti
“Questo Report si prefigge due obiettivi principali – prosegue De Massis, co-direttore scientifico e chair dello Scientific advisory board – Il primo è supportare la professionalizzazione dei Family Office, fornendo spunti su come delineare profili specifici: data la natura multi-disciplinare delle attività, il Family Office professional non può essere solo un professionista ‘prestato’ alla gestione del patrimonio famigliare. Il secondo è quello di fare crescere tutto il mercato, cioè l’ecosistema e il network necessari ai Family Office che non sono in grado di acquisire internamente ogni competenza utile, migliorando la qualità complessiva dei consulenti e dei servizi disponibili in outsourcing. Anche la capacità di attrarre e trattenere professionisti di alto livello è cruciale per il successo a lungo termine, perché la globalizzazione ha intensificato la ‘guerra per il talento’. D’altro canto, le tecnologie digitali e gli algoritmi stanno trasformando il settore del wealth management, offrendo nuove opportunità ma rischiando anche di sostituire, almeno parzialmente, alcuni servizi”.
La ricerca 2024 si articola in quattro macro-studi correlati tra loro: il censimento dei Family Office italiani, l’analisi delle competenze necessarie ai Single Family Office, come sono costituiti i loro CdA e infine il questionario ai Multi-Family Office per ottenere dati empirici su larga scala, focalizzandosi sulla figura dei professionisti che vi lavorano o collaborano.
I Single Family Office: non solo gestione e pianificazione, anche ascolto attivo, empatia e valori condivisi
Al 31 dicembre 2023 risultavano attivi in Italia 113 Single Family Office, i cui ceo hanno in genere tra i 40 e i 59 anni quando sono manager indipendenti (solo 1 su 4), mentre l’età è molto più distribuita – con maggiore peso sugli estremi, quindi giovani tra i 20 e i 39 anni oppure anziani con più di 80 anni – quando si tratta di membri della famiglia proprietaria; il background professionale maggiormente rappresentato è in gestione d’impresa, seguito da quello in private equity e finanza. Solo 69 hanno un consiglio di amministrazione o un organo equivalente: in 36 di essi i consiglieri coprono due generazioni, in 20 addirittura tre; 45 aggregano sia membri della famiglia che persone esterne, 21 invece sono a conduzione completamente famigliare. Quanto all’equilibrio di genere, siamo ben lontani dalla parità: solo 1 ceo su 10 è donna, dato migliore rispetto alla media delle aziende italiane ma ancora gravemente insufficiente. Le cose vanno un po’ meglio dove è presente un CdA, organismo in cui le donne rappresentano in media un quarto dei consiglieri e salgono fino alla metà in molti casi. Purtroppo, in 23 di essi, cioè circa un terzo, non vi è alcuna presenza femminile.
Sono quattro i tipi di competenze che caratterizzano un professionista del Single Family Office: orizzontali e tecnico-analitiche, cioè focalizzate sulle attività specialistiche legate alla pianificazione patrimoniale e alla gestione degli investimenti, dall’analisi dei mercati all’individuazione di opportunità anche non tradizionali, all’allocazione delle risorse; verticali e tecnico-analitiche, concentrate sulla gestione delle dinamiche relazionali e psicologiche all’interno della famiglia e del Family Office, incluse la capacità di ascolto attivo e l’empatia; orizzontali e relazionali, relative alla costruzione e gestione della struttura organizzativa e dei processi interni del Family Office, essenziali per l’efficienza operativa e la governance, come la pianificazione strategica, l’analisi del patrimonio e delle performance, la compliance; verticali e relazionali, legate all’allineamento tra i professionisti del Family Office e gli obiettivi e i valori della famiglia, come la leadership, l’etica del servizio e la comunione valoriale, l’accompagnamento nella costruzione di processi decisionali cooperativi.
Le competenze complesse che mancano ai Multi-Family Office
Caratteristiche impossibili da trovare tutte insieme, anche perché il mercato è caratterizzato da alte asimmetrie informative, sia dal lato dell’offerta (è difficile valutare ex ante la qualità e l’inserimento del professionista nel Family Office) sia da quello della domanda, perché il settore è ancora caratterizzato da protezione della privacy e confidenzialità. Asimmetrie particolarmente marcate nei Single Family Office, dove il professionista dovrebbe combinare in sé tre profili: Learning Agent, cioè agente di apprendimento continuo capace anche di trasferire alcune delle competenze ai componenti della famiglia, in modo che prendano decisioni consapevoli; Fiduciary Guardian, per proteggere sempre gli interessi della famiglia con integrità e responsabilità; Generalist Expert, dotato di un’essenziale competenza generale su vari aspetti della gestione patrimoniale ma in grado di coordinare esperti esterni dove necessario, selezionando i più adeguati e mantenendo la visione d’insieme. Il Report si sofferma sui 91 Multi-Family Office, con una concentrazione significativa in Lombardia (55 unità, cifra che evidenzia il ruolo centrale di Milano in particolare), seguita da Veneto (11), Emilia-Romagna (7) e Lazio (6). I Multi-Family Office italiani tendono a servire famiglie con patrimoni considerevoli ma non estremamente elevati: fino a 250 milioni di euro in 9 casi su 10. La media dei dipendenti è in costante aumento, con la tendenza ad assumere figure senior nei prossimi 12 mesi: le strategie di assunzione sono guidate dalla necessità di erogare servizi complessi e mantenere elevati standard.