- Nel mese di settembre l’occupazione nel settore non agricolo è cresciuta di 254mila unità a fronte delle 150mila attese dagli analisti
- A quota 4,05%, il tasso di disoccupazione si mantiene al di sotto della proiezione a lungo termine della Fed, pari al 4,20%
- Haefele: “Negli Usa puntiamo in particolare su tecnologia, finanza e utility, nonché sui titoli esposti alla rilocalizzazione e alle infrastrutture”
A gennaio le attese ruotavano intorno a sette tagli dei tassi di interesse firmati Federal Reserve. Le aspettative si sono continuamente allungate in termini di tempistiche, poi a settembre è arrivata la svolta: dopo una fase di forti rialzi per combattere l’inflazione, la più aggressiva dagli anni ’80, la banca centrale americana ha avviato il suo ciclo di allentamento monetario con una maxi-sforbiciata da 50 punti base. E potrebbe non essere finita qui.
Nessun atterraggio? Cosa dicono i dati
“Gli ultimi dati macroeconomici pubblicati negli Stati Uniti sembrano indicare che l’economia americana si sta avvicinando a uno scenario di crescita favorevole”, osserva Mark Haefele, chief investment officer di Ubs global wealth management. In altre parole, si parla del cosiddetto “no landing”, nessun atterraggio. Il mercato del lavoro, innanzitutto, appare più resiliente rispetto alle stime. Nel mese di settembre l’occupazione nel settore non agricolo è cresciuta di 254mila unità a fronte delle 150mila attese dagli analisti. La crescita media a tre mesi dell’occupazione ha toccato quota 186mila, come evidenziato nel grafico sottostante. “Inoltre, le offerte di impiego rilevate dall’indice Jolts sono aumentate ad agosto, a conferma che la domanda di lavoratori rimane robusta”, afferma Haefele.

Fonte: Monthly Letter, Ubs gwm
In secondo luogo, continua l’esperto, anche l’economia risulta più forte del previsto. Secondo le ultime stime del Bureau of economic analysis, la crescita media del pil dal 2019 risulta pari al 2,5% l’anno. “L’espansione del reddito è stata rivista sensibilmente al rialzo e la spesa delle famiglie è aumentata in linea con il reddito (in entrambi i casi intorno al 3,0% in termini reali). Il tasso di risparmio del 4,8% è leggermente inferiore alla media decennale pre-pandemia (6,2%), ma appare sostenibile, alla luce dei robusti bilanci delle famiglie. A quota 4,05%, il tasso di disoccupazione si mantiene al di sotto della proiezione a lungo termine della Fed, pari al 4,20%”, fa presente il cio. Infine, i dati mensili sull’inflazione a stelle e strisce “rimangono soggetti a distorsioni”, sostiene Haefele. A settembre il dato core dell’indice dei prezzi al consumo è cresciuto dello 0,3% per il secondo mese di fila, ma l’indice dei prezzi della spesa per consumi personali risulta in rallentamento su base annua.
Haefele: “Rischio ridotto di recessione”
“Nel complesso, questi dati sembrano suggerire che l’espansione economica rimane sostenibile, con un rischio ridotto di recessione a breve termine. Inoltre, il tasso di crescita tendenziale a medio termine sembra mantenersi ampiamente al di sopra della proiezione a lungo termine della Fed dell’1,8%, uno dei possibili motivi per cui l’inflazione si è riportata in prossimità del tasso target della banca centrale anche in presenza di una crescita ancora robusta”, osserva Haefele. Fatte queste premesse, Ubs gwm si attende ulteriori sforbiciate al costo del denaro targate Fed per un totale di 50 punti base da qui a fine anno, cui seguiranno nuovi tagli nel 2025 nell’ordine dei 100 punti base.
Gli effetti sulle azioni statunitensi e globali
Uno scenario di questo tipo, secondo la banca svizzera, sarebbe favorevole per le azioni americane e globali. “A fronte della maggiore tenuta dell’economia, è diminuito il rischio che la Fed abbia tenuto i tassi troppo alti per un periodo troppo lungo”, spiega il cio. “Ovviamente esiste il rischio che l’inflazione torni ad accelerare ma, dato che il tasso di crescita tendenziale a lungo termine potrebbe attestarsi su un livello più alto rispetto alle precedenti attese, i rischi d’inflazione potrebbero a loro volta essere più bassi del previsto”, sostiene l’esperto. In più, stando alle previsioni di Ubs gwm, gli utili per azione del listino S&P 500 dovrebbero salire dell’11% nell’anno in corso e dell’8% nel 2025. “Negli Usa puntiamo in particolare su tecnologia, finanza e utility, nonché sui titoli esposti alla rilocalizzazione e alle infrastrutture”, dice Haefele.

Fonte: Monthly Letter, Ubs gwm
Restando sull’azionario, Ubs gwm mostra ottimismo anche nei confronti delle small e mid cap europee, considerata la nuova traiettoria dei tassi di interesse. “Portiamo le azioni globali da neutrali a interessanti e ci aspettiamo che registrino rendimenti intorno al 13% entro dicembre 2025”, aggiunge l’esperto. Quanto al reddito fisso, l’istituto continua a puntare sulle obbligazioni corporate investment grade. “Raccomandiamo di impiegare la liquidità in eccesso in obbligazioni di qualità, con l’avanzare dei tagli dei tassi su scala globale. In prospettiva ci aspettiamo ancora ritorni su livelli alti a una cifra nei prossimi 12 mesi, principalmente grazie ai rendimenti elevati e alla bassa volatilità degli spread”, conclude Haefele.