Il mercato azionario italiano è sceso del 2,2% nell’ultimo mese e dell’11,4% da inizio anno
La liquidità per le mid-cap ha incassato una variazione del -23,1%, per le small cap del 19,8%
La guerra russo-ucraina, i lockdown cinesi e uno scenario macro che scommette su un’inflazione nuovamente sotto controllo hanno condizionato il mercato azionario italiano nell’ultimo mese. Con le mid-cap di qualità che, secondo l’ultimo report del team di ricerca di Intermonte, hanno incassato una performance “molto più negativa” rispetto alle illiquide small cap. Suggerendo che gli investitori internazionali “potrebbero aver ridotto la loro esposizione”.
L’azionario tricolore, al 17 maggio, è sceso infatti del -2,2% nell’ultimo mese e dell’11,4% da inizio anno. Per l’indice Ftse Italy Mid-Cap si parla di una caduta del -2,0% nell’ultimo mese (e del -3,3% da inizio anno su base relativa) per una sovraperformance rispetto al listino principale dello 0,2%. In controtendenza l’indice Ftse Italy Small Caps, che mette a segno nell’ultimo mese un +0,2% registrando una performance migliore del 2,4% rispetto all’indice principale e del 2,2 rispetto al Ftse Italy Mid-Cap. Spostando lo sguardo sull’Europa, invece, l’indice Msci Europe Small Caps ha lasciato sul terreno il -6,7% nell’ultimo mese. Quanto alla liquidità (misurata dai volumi medi moltiplicati per i prezzi medi nel periodo specifico) risulta inferiore del 15,5% rispetto alla media a un anno nel caso delle large cap. Le mid-cap, invece, registrano una variazione del -23,1% e le small cap del -19,8%.
“Da inizio anno abbiamo effettuato una revisione del +4,9% delle nostre stime di Eps (utile per azione, ndr) per il 2022, soprattutto grazie ai significativi upgrade degli utili dei titoli del settore energetico, mentre in media abbiamo tagliato le previsioni per i restanti titoli, in particolare per la nostra copertura mid/small cap del 3,6%”, scrivono da Intermonte. “Nell’ultimo mese, se ci concentriamo sulla nostra copertura mid/small cap, il flusso di notizie relative ai risultati del 1° trimestre ci ha spinto ad assumere una visione leggermente più costruttiva sull’anno in corso (Eps 2022E rivisto al rialzo dell’1,6%), ma a essere più cauti sulle proiezioni di crescita nel 2023 (Eps 2023E -1,5%)”.
Secondo semestre dell’anno all’insegna della cautela, invece, per i Pir ordinari. La raccolta nel primo trimestre dell’anno, che stando ai dati di Assogestioni ha toccato i 160,2 milioni di euro, risulta in linea con le previsioni di Intermonte. I Pir alternativi, invece, hanno messo a segno una raccolta di 83,4 milioni di euro. Quanto alle masse in gestione, per i Pir ordinari si parla di 19,8 miliardi di euro mentre per i Pir alternativi di 1,8 miliardi. Guardando in particolare ai Pir alternativi, secondo gli analisti di Intermonte l’interesse per gli investitori resterà alto. “Questi strumenti sarebbero, infatti, adatti a superare la volatilità dei mercati, dato il loro impegno a lungo termine, e sono complementari ai fondi Pir in senso più ampio (pensati per investitori semi-professionali piuttosto che retail)”, spiegano.
“Riteniamo che l’introduzione dei Pir alternativi potrebbe anche rappresentare una soluzione intelligente all’attuale impasse a livello Ue sugli Eltif, in quanto i nuovi Pir alternativi sono autorizzati a comprare fondi Eltif beneficiando così indirettamente questi ultimi”. Tornando ai Pir ordinari, secondo l’investment bank indipendente volatilità e incertezza dei mercati persisteranno, almeno nel breve termine. Il che potrebbe contenere gli afflussi nei prossimi mesi. Quanto invece al 2022, considerato lo scenario attuale e gli ultimi dati ufficiali di Assogestioni sui primi tre mesi dell’anno, le nuove stime si portano sugli 838 milioni di euro.