La propensione a investire sin dalla più giovane età è uno dei tratti distintivi della nuova generazione Z, che comprende i nati fra il 1997 e il 2012. Quasi la metà dei giovani appartenenti a a questa generazione investe nel mercato azionario, ha mostrato il Global Consumer Sentiment realizzato dalla società di consulenza strategica Oliver Wyman.
Rispetto ai Millennial, i giovani adulti della generazione precedente, i membri della Gen Z hanno il 45% di probabilità in più di aver iniziato a investire già all’età di 21 anni, un divario che aumenta ulteriormente nel confronto con la Gen X e i Boomer.
Come investe la Gen Z
Come si intercetti il forte interesse di questa generazione per il risparmio è l’interrogativo strategico che si stanno ponendo le istituzioni finanziarie in tutto il mondo. “Se i dirigenti finanziari pensano che gli investitori giovani di oggi siano simili a quelli di un tempo, stanno sottovalutando la Generazione Z”, ha affermato Oliver Wyman in un articolo che presenta le evidenze dell’ultimo sondaggio, “questo gruppo investe in modo più precoce rispetto alle generazioni precedenti e in una gamma più ampia di classi di attività, sia tradizionali che virtuali e sono anche più diversificati rispetto ai loro predecessori”.
Come prevedibile, le criptovalute sono uno un investimenti che attira maggiormente la Gen Z rispetto alle generazioni più anziane: secondo il sondaggio, il 42% degli investitori nella fascia più giovane ha investito in cripto, contro il 38% dei Millennial, il 22% dei membri della Gen X e il 7% dei Boomer. Inoltre, le donne della Gen Z sono il 50% più propense a investire in asset digitali rispetto alle donne delle altre generazioni, una caratteristica che conferma una crescita della propensione al rischio almeno in questa prima fase di esperienze dirette sui mercati.
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Esperienza di utilizzo: digitale, ma non solo
L’idea che la generazione più giovane possa fare completamente a meno di presidi “fisici” sul territorio si scontra con i risultati del sondaggio: infatti, il 43% dei membri della Gen Z ritiene importanti le filiali bancarie per la tranquillità mentale che offrono (la cosiddetta “peace of mind”). Dall’altro lato, il 72% degli intervistati nella Gen Z afferma di utilizzare come principale strumento di bilancio un’app sviluppata da neobanche, quegli istituti puramente online come Revolut o N26.
Nonostante la fiducia prevalente nei confronti delle banche rispetto alle Big tech, la Generazione Z mostra un apprezzamento crescente per i modelli puramente digitali, grazie alla loro facilità d’uso e all’esperienza piacevole che offrono. Secondo Oliver Wyman, le aziende digitali di spicco forniscono un’esperienza utente senza interruzioni, arricchita da grafiche coinvolgenti e informazioni dettagliate su transazioni e scelte di investimento. Caratteristiche gamificate, simili a quelle presenti nei videogiochi, come le classifiche delle azioni più popolari, attraggono in particolare una Generazione Z cresciuta nell’era dei videogame “play-to-earn” e del fenomeno delle meme stocks.
Il messaggio che lanciano queste evidenze agli istituti tradizionali è che possono fare ancora leva su una reputazione solida, ma che serviranno importanti investimenti per tenere il passo con l’esperienza di utilizzo digitale delle neobanche, se l’obiettivo è mantenere un’attrattiva sulle nuove generazioni. Il 73% degli intervistati nella Gen Z afferma, infatti, che la customer experience è gioca un ruolo fondamentale nella scelta del loro brand preferito.
In conclusione, ha affermato la società di consulenza, la Gen Z esprime una forte volontà di prendere il controllo del suo denaro ed è particolarmente “assetata di informazioni e consigli” – come testimonia la grande popolarità dei profili TikTok dedicati alla finanza personale. Queste caratteristiche rendono la Gen Z particolarmente esigente, visto che c’è una forte domanda, oltre per gli asset tradizionali, anche per gli asset digitali non sempre trattati dalle banche tradizionali.