Il denaro degli oltre 100.000 sottoscrittori italiani delle polizze Fwu, la “nuova Eurovita” di diritto lussemburghese che ha presentato istanza di insolvenza lo scorso luglio, difficilmente verrà restituito integralmente. Questo non solo perché la società, i cui riscatti sono bloccati fino a febbraio, si avvia probabilmente verso la liquidazione, ma anche per la struttura dei costi delle polizze unit linked vendute dalla compagnia. L’interruzione anticipata, rispetto al periodo di investimento suggerito di 20 anni per i prodotti che prevedevano il versamento di premi ricorrenti, penalizza infatti il rendimento, anche qualora vengano rispettati tutti i termini contrattuali. Di conseguenza, i titolari di queste polizze potrebbero comunque subire delle perdite, a meno di non aver mantenuto l’investimento per un lungo periodo.
Questi sono alcuni dei punti critici emersi dall’incontro tra l’Ivass (l’autorità di vigilanza sulle assicurazioni italiane) e le associazioni dei consumatori, tenutosi lo scorso 28 ottobre.
Secondo quanto risulta all’Autorità, ha riferito a We Wealth il presidente del Codacons, Gianluca Di Ascenzo, i contratti Fwu più diffusi in Italia sono quelli proposti da Fwu Life Insurance Lux S.A., che sarebbero tra le 110.000 e le 130.000 unità, contro le sole 8.000 polizze della Fwu di diritto austriaco. “Molto probabilmente la società andrà in liquidazione,” ha dichiarato Di Ascenzo, “anche se ci sono fondi che stanno accantonando risorse per poter rimborsare i sottoscrittori delle polizze.”
Lo scorso 19 ottobre la Fwu lussemburghese ha presentato alle autorità il suo piano per risollevare il proprio coefficiente di solvibilità, ossia la propria capacità di far fronte a perdite finanziarie. In Italia si concentra la metà degli assicurati Fwu, con un controvalore investito attorno ai 400 milioni di euro.
Polizze costose, specie sulla breve distanza
Tuttavia, la questione cruciale riguarda ora le condizioni contrattuali previste per i riscatti a medio e breve termine, che risultano decisamente poco vantaggiose. Tra i prodotti più problematici, soprattutto in vista della liquidazione della compagnia, ci sono le polizze unit linked a premio ricorrente Forward Quant LT, che prevedono un orizzonte di investimento suggerito di 20 anni. Un periodo così lungo esporrebbe molti sottoscrittori al rischio di perdite. Secondo le simulazioni incluse nel Key Information Document (Kid) del prodotto, in uno scenario di mercato moderato si prevede una perdita annua dell’1,6% in caso di disinvestimento dopo 10 anni. In termini concreti, un investimento iniziale di 10.000 euro subirebbe una perdita di circa 1.400 euro se riscattato dopo un decennio. In generale, va notato che le simulazioni contenute nel documento informativo sono puramente indicative: il profitto o la perdita dell’investimento di una polizza linked dipendono dall’andamento dei fondi sottostanti nel periodo. Tuttavia, gli elevati costi che Fwu applica nei primi anni aumentano le probabilità di rimetterci in un’uscita precoce.
La struttura dei costi è particolarmente svantaggiosa per chi dovesse decidere di uscire dall’investimento dopo pochi anni. Per esempio, i costi totali per un disinvestimento a 10 anni incidono del 6,86% annuo – mentre anche mantenendo l’investimento per i 20 anni raccomandati, l'incidenza dei costi rimane al 3,45% annuo. Un livello comunque superiore alla media di mercato del 2,9% (dato Ivass relativo al 2022).
Anche per le polizze Fwu a premio unico, nelle quali si versa il capitale in un'unica soluzione, l'incidenza dei costi è elevata: per un periodo di investimento raccomandato di cinque anni si paga in media il 4,74% annuo. Confrontando queste cifre con quelle di polizze analoghe offerte dai principali operatori italiani, Fwu risulta sensibilmente più cara rispetto alla concorrenza.
“Il problema sollevato da questa vicenda è anche una questione di educazione finanziaria,” commenta Di Ascenzo, riguardo alle caratteristiche poco vantaggiose di queste polizze, che sono comunque entrate nei portafogli di decine di migliaia di italiani. “In questo caso non sono coinvolte le reti bancarie e i consulenti finanziari,” aggiunge Di Ascenzo, “poiché queste polizze sono state principalmente vendute dagli agenti.”
Per ora l'Ivass può solo monitorare la situazione, poiché la vigilanza su Fwu spetta direttamente alle autorità lussemburghesi e austriache. La misura prudenziale finora adottata in favore dei sottoscrittori italiani delle polizze è stata il blocco dei pagamenti dei nuovi premi, precedentemente veicolati attraverso Intesa Sanpaolo. Questa misura serve a proteggere i clienti, impedendo loro di perdere ulteriori somme per via dei costi di ingresso, che verrebbero comunque applicati a contratti ormai destinati a una risoluzione anticipata.