Le imprese giovanili (in cui la partecipazione al controllo e alla proprietà è detenuta in prevalenza da under 35) attive nel nostro Paese sono poco più di 541mila
Ma si tratta ancora di numeri particolarmente contenuti: rispetto all’universo delle aziende registrate presso le Camere di commercio, rappresentano appena l’8,9%
Sangalli: “È fondamentale utilizzare al meglio le risorse del Pnrr destinate ai giovani, soprattutto per quanto riguarda formazione, incentivi e semplificazioni burocratiche”
Realizzare un nuovo progetto lavorativo, oggi come negli ultimi dieci anni, resta un’impresa ardua per i giovani italiani. Microcriminalità, burocrazia e fiscalità sono solo alcuni dei deficit di contesto che incidono sul desiderio degli under 35 di mettersi in proprio, senza dimenticare lo stock di quanti decidono di abbandonare il Paese alla ricerca di migliori opportunità lavorative. Una sfida che, nelle parole (e nelle speranze) del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, potrebbe trovare risposta nelle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E che, se risolta, consentirebbe alla Penisola di rispondere anche alle “sfide della competizione internazionale e della globalizzazione”. Ma partiamo dai numeri.
Secondo una nuova analisi dell’ufficio studi della confederazione, dal titolo “Le giovani generazioni in Italia dopo la pandemia”, le imprese giovanili (in cui la partecipazione al controllo e alla proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore ai 35 anni) attive nel nostro Paese sono poco più di 541mila. Il 41,8% si concentra al sud, sulla scia anche delle “agevolazioni e contributi statali per favorire progetti di autoimprenditorialità in grado di valorizzare le opportunità presenti nei territori del Mezzogiorno”, spiegano i ricercatori. Segue il nord-ovest con il 23,4%, il centro con il 19,7% e il nord-est con il 15,2%. Complessivamente, però, si tratta ancora di percentuali particolarmente contenute: rispetto all’universo delle imprese registrate presso le Camere di commercio, le giovanili rappresentano l’8,9%, l’11% quelle del sud, l’8,2% quelle del nord-ovest, l’8% quelle del centro e il 7,2% quelle del nord-est.
E negli ultimi 10 anni la situazione non ha fatto che peggiorare. Sulla scia di un trend in corso già da tempo e aggravato dalla pandemia, lo stock delle imprese giovanili
si è contratto tra il 2011 e il 2020 di 156mila unità, pari al -22,4% e peggiore di più di 13 punti percentuali assoluti rispetto al parallelo calo della popolazione residente tra 18 e 34 anni di età (-9,2%). Ed è sempre il sud, in questo caso, a presentare il calo più consistente (-20,9% delle imprese giovanili a fronte del -13,7% della popolazione residente tra i 18 e i 34 anni).
Un quadro al quale, come anticipato in apertura, potrebbe dare risposta quanto previsto dal Pnrr. Ma che, secondo Confcommercio, dovrebbe puntare su meno tasse e burocrazia, oltre a politiche maggiormente orientate a ridurre i gap di contesto: microcriminalità, logistica e formazione del capitale umano. “Il sostegno alle imprese giovanili rende più diffusa, robusta e duratura la crescita economica”, osserva Sangalli. “Per questo è fondamentale utilizzare al meglio le risorse del Pnrr destinate ai giovani, soprattutto per quanto riguarda formazione, incentivi e semplificazioni burocratiche. Favorire nel nostro Paese l’imprenditoria giovanile è la risposta più efficace alle sfide della competizione internazionale e della globalizzazione”, conclude.
Nelle stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio nell’ultima Nota sulla congiuntura, tra l’altro, un “pieno ed efficace” utilizzo delle risorse del Next generation Eu consentirebbe di innalzare il pil di circa due punti percentuali entro il prossimo anno. Permettendo all’economia italiana di riportarsi su valori prossimi a quelli pre-covid già nella prima metà del 2022. Posto che “la ripresa dei contagi in atto non sia tale da richiedere rilevanti restrizioni nell’orizzonte di previsione”.
Le imprese giovanili (in cui la partecipazione al controllo e alla proprietà è detenuta in prevalenza da under 35) attive nel nostro Paese sono poco più di 541milaMa si tratta ancora di numeri particolarmente contenuti: rispetto all’universo delle aziende registrate presso le Camere di commercio, ra…