I fondi pensione rappresentano uno strumento fondamentale per pianificare strategicamente il proprio futuro previdenziale. Oltre a garantire un reddito integrativo durante la pensione, offrono anche notevoli vantaggi fiscali in tutte le fasi: contribuzione, gestione e prestazione. In questa guida approfondita, analizzeremo nel dettaglio come funziona la tassazione dei fondi pensione in Italia e come sfruttarla al meglio per massimizzare i benefici.
Contribuzione, deducibilità e limiti
Il primo grande vantaggio fiscale dei fondi pensione riguarda la fase di contribuzione. I contributi versati, sia dal lavoratore che dal datore di lavoro, sono infatti deducibili dal reddito imponibile Irpef fino a un massimo di 5.164,57 euro all’anno. In questo modo, si riduce l’importo su cui calcolare l’IRPEF, con un beneficio che si applica direttamente in busta paga per i dipendenti o in dichiarazione dei redditi per autonomi e liberi professionisti.
Questa deduzione si applica a tutti i tipi di forme pensionistiche complementari:
- fondi pensione negoziali (o chiusi);
- fondi pensione aperti;
- piani individuali pensionistici (Pip).
Eventuali contributi eccedenti i 5.164,57 euro vanno comunicati al fondo entro il 31 dicembre dell’anno successivo, per evitare che siano tassati al momento della prestazione.
La deducibilità rappresenta dunque il primo pilastro dello schema di tassazione italiano Ett (e=esenzione dei contributi; t=tassazione dei rendimenti; t=tassazione delle prestazioni) applicato alla previdenza complementare. In questa fase, i contributi sono “esenti”, consentendo un risparmio fiscale immediato. Alle somme versate nel fondo pensione non vengono applicate le aliquote crescenti dell’IRPEF, che vanno dal 23% al 43%.
Ad esempio, versando 1.500 euro al fondo pensione, il reddito imponibile diminuisce di tale importo. Di conseguenza, l’aliquota Irpef si applica a una base imponibile inferiore, generando un risparmio fiscale. L’entità del risparmio dipende dall’aliquota marginale Irpef del contribuente. Per un reddito compreso tra 8.501 e 28.000 euro (aliquota del 23%), il risparmio sarebbe di 345 euro. Chi ha un reddito più alto e rientra nello scaglione successivo (28.001-50.000 euro, aliquota del 35%) risparmierebbe 525 euro.
Gestione e tassazione agevolata dei rendimenti
Il secondo importante vantaggio fiscale riguarda la tassazione dei rendimenti generati dai fondi pensione durante la fase di accumulo. I rendimenti sono tassati con un’aliquota del 20%, inferiore rispetto al 26% applicato alla maggior parte degli investimenti finanziari.
È importante notare che l’aliquota agevolata al 12,5% per gli investimenti in titoli di stato italiani ed esteri non è un’esclusiva dei fondi pensione. Tale regime fiscale si applica a tutti i fondi di investimento che detengono titoli di stato all’interno del loro portafoglio.
Questo trattamento di favore costituisce il secondo pilastro dello schema Ett: nella fase di gestione, i rendimenti sono tassati, ma in modo agevolato rispetto ad altre forme di risparmio. È importante considerare che, a differenza degli investimenti ordinari, nei fondi pensione le plusvalenze vengono tassate annualmente. Questo riduce il capitale investito e, di conseguenza, può limitare i benefici dell’interesse composto nel lungo periodo.
Prestazione e aliquote ridotte
Arriviamo così al terzo e ultimo pilastro dello schema Ett: le prestazioni finali sono anch’esse tassate, ma sempre con aliquote di favore. È importante sottolineare che la tassazione si applica solo alla parte relativa ai versamenti che hanno beneficiato della deduzione fiscale, poiché i rendimenti sono già stati tassati annualmente.
L’aliquota è del 15%, ma si riduce dello 0,30% per ogni anno di adesione al fondo pensione successivo al quindicesimo, fino a un minimo del 9% per chi è iscritto da almeno 35 anni. Questo meccanismo premia la partecipazione di lungo periodo.
In caso di riscatto, la tassazione varia in base alle motivazioni sottostanti. La quota derivante dai contributi versati a partire dal 1° gennaio 2007 è soggetta a una ritenuta a titolo d’imposta del 15%. Tale percentuale diminuisce in funzione dell’anzianità di partecipazione al sistema di previdenza complementare: se questa è superiore a quindici anni, l’aliquota si riduce dello 0,30% per ogni anno di partecipazione successivo, fino a una riduzione massima di 6 punti percentuali. Pertanto, con 35 anni di partecipazione, l’aliquota scende al 9%.
Qualora il riscatto sia dovuto alla perdita dei requisiti di partecipazione al fondo per cause diverse da quelle espressamente previste dall’articolo 14, commi 2 e 3, del Decreto legislativo 252/2005 (ovvero inoccupazione per un periodo non inferiore a 12 mesi, mobilità, cassa integrazione guadagni ordinaria o straordinaria, invalidità permanente che comporti la riduzione della capacità lavorativa a meno di un terzo e decesso dell’aderente prima della maturazione del diritto alla prestazione pensionistica), allora la tassazione applicata sarà del 23%.
La tassazione finale, sebbene non esente, risulta comunque significativamente agevolata, soprattutto per chi mantiene una lunga permanenza nel fondo pensione.
Tfr nel fondo pensione: meglio che in azienda?
ll Tfr può essere lasciato in azienda o versato al fondo pensione. Se resta in azienda, è soggetto al momento della liquidazione a tassazione separata con aliquota media Irpef degli ultimi 5 anni, che può arrivare fino al 43%. Se viene versato al fondo pensione, segue le stesse regole di tassazione delle prestazioni (15-9%). Dunque, destinare il Tfr al fondo è spesso più conveniente sul piano fiscale.
Un altro vantaggio è che i rendimenti del fondo pensione sono generalmente più elevati rispetto alla rivalutazione del Tfr in azienda, pari al 1,5% + il 75% dell’inflazione. Nel lungo periodo, questo fa una grande differenza sul montante accumulato.
Lo svantaggio è che il Tfr nel fondo non può più essere richiesto liberamente prima della pensione come il Tfr in azienda, ma solo tramite anticipazioni/riscatti nei limiti di legge. Nondimeno, i casi di utilizzo previsti dalla normativa sono abbastanza ampi. In particolare, per le spese sanitarie straordinarie sostenute per sé o per i familiari, è possibile richiedere l’anticipazione in qualsiasi momento, senza il vincolo degli otto anni di anzianità nel fondo, previsto invece per le anticipazioni relative all’acquisto o alla ristrutturazione della prima casa e per ulteriori esigenze personali.
Come scegliere il fondo pensione giusto
Per sfruttare al meglio i vantaggi fiscali dei fondi pensione, è importante scegliere la forma più adatta alle proprie esigenze. I fondi negoziali sono riservati a specifiche categorie di lavoratori e offrono sovente condizioni migliori (ad esempio, contributi datoriali), ma in alternativa ci sono i fondi aperti o i PIP
Oltre alla tipologia di fondo, bisogna valutare diversi aspetti:
- i costi applicati (commissioni);
- le opzioni di investimento (comparti garantiti, obbligazionari, bilanciati, azionari);
- i rendimenti storici (senza basarsi solo su quelli recenti);
- i servizi offerti (es. area riservata, app, assistenza).
Per confrontare le varie alternative, è utile consultare il sito della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), che pubblica dati e graduatorie aggiornate.