Per i fondi gestiti da un team il cui compito è battere le performance del mercato, le annate non sono tutte uguali: alcune si rivelano molto migliori di altre. È stato il caso del 2023 per i fondi obbligazionari attivi, una categoria di fondi che è riuscita nel compito – assai difficile da mettere a segno per molti anni di fila – di battere i propri indici di riferimento. Secondo i dati Morningstar Direct, citati dal Wsj, il 74% dei fondi obbligazionari attivi ha battuto il benchmark nel 2023: una maggioranza molto netta a favore dei gestori attivi che non si osserva facilmente.
Negli Stati Uniti, questo successo ha spinto un sorpasso nella raccolta netta, tornata favorevole ai fondi obbligazionari attivi sulle controparti passive nei primi quattro mesi dell’anno (105 miliardi di dollari contro 74): è la prima volta dal 2021. Tipicamente, i fondi obbligazionari attivi possono provare a battere gli indici in vari modi: alterando la duration del portafoglio, preferendo titoli con scadenze più lunghe o più brevi, alterando la composizione del rischio con emittenti più o meno solidi e così via. Secondo i dati del rapporto SPIVA, lo storico confronto di S&P, nel medio periodo le chance di battere l’indice obbligazionario sono risultate meno negative per i fondi obbligazionari rispetto a quelli azionari: se in tre anni il 93% dei fondi azionari europei ha fatto peggio degli indici del Vecchio Continente, sull’obbligazionario governativo la probabilità si riduce al 47%, con una “vittoria” della gestione attiva (allungare l’orizzonte, però, rema contro i gestori).
Obbligazionari attivi, le chiavi del successo nel 2023
Che cosa ha permesso ai gestori obbligazionari di fare meglio degli indici nel 2023? E sono condizioni che potranno ripetersi anche quest’anno? “Nel 2023, i fondi obbligazionari attivi hanno beneficiato principalmente dell’elevata volatilità delle dinamiche dei tassi e delle valute, determinate dall’incertezza su inflazione e crescita e quindi dalle conseguenti politiche delle banche centrali”, dice a We Wealth Roberto Arosio, Responsabile Investimenti e Wealth Management di Banca Aletti, la banca private e il centro di investimento del Gruppo Banco Bpm. “Inoltre, lo scenario relativo alla crescita economica, migliore del previsto, ha portato importanti vantaggi sul fronte del credito grazie alla significativa riduzione degli spread”. Secondo Maria Luisa Matarrelli, Head of Governativi Internazionali – FX – Emergenti di Eurizon, lo scorso anno “i rendimenti obbligazionari globali hanno cominciato a scendere lungo le curve grazie a un processo di normalizzazione dell’inflazione”, di conseguenza, “i fondi obbligazionari hanno mantenuto una duration superiore a quella del benchmark di portafoglio, ponendo maggiore rischio su alcuni temi che hanno caratterizzato l’anno come la migliore performance dei bond governativi dell’area euro (anche i BTP) favorite da una crescita dell’Eurozona stagnante”, afferma Matarrelli in un’intervista via email. “Inoltre, dopo il rialzo del 2022, i rendimenti dei titoli governativi hanno raggiunto livelli attrattivi che non si registravano da più di un decennio”.
Insomma, investire in obbligazioni è tornato interessante per gli investitori europei che, “dopo molti anni di rendimenti bassi e addirittura negativi, hanno ricominciato a investire nei fondi dedicati all’universo obbligazionario”, dice Matarrelli, “che beneficiano di un ottimo rendimento di partenza, e di un efficiente reinvestimento dei flussi cedolari oltre a una gestione attiva”.
Fondi obbligazionari: la visione per la seconda metà dell’anno
Nel 2024 questa strategia potrà sovraperformare ancora? Il punto di partenza è che le performance dell’indice Government Bonds J.P. Morgan sono attualmente negative dell’1,38% da inizio anno, incluse le cedole. Battere indici obbligazionari tendenzialmente in rosso potrebbe essere più semplice? “Anche per il 2024 il contesto rimane favorevole per i fondi attivi in quanto permane l’incertezza sul fronte dei tassi e dell’inflazione”, sostiene Arosio. “Da una parte, il credito corporate necessiterà di una maggior selezione a fronte del perdurare della condizione ‘higher for longer’ e di ‘spread’ particolarmente compressi”. Dall’altro, si prevede “volatilità e quindi valore nella gestione attiva anche sui debiti governativi” tenendo conto sia dei “deficit elevati (ad esempio negli Stati Uniti) sia degli importanti appuntamenti elettorali in calendario”.
Per cogliere le opportunità di rendimento del mondo obbligazionario, aggiunge Arosio, “saranno così da prediligere la ‘parte breve della curva’, la selettività del credito e la diversificazione valutaria”.