Mario Nava, direttore generale della DG Reform, interverrà in apertura raccontando i progetti promossi dalla Commissione europea per colmare il gender gap
Sarà l’occasione per raccontare anche la storia di Fea Money, la prima banca women-only, insieme alla fondatrice Angelyne Larcher
Era il 19 maggio quando, a tre mesi dallo scoppio della guerra in Ucraina, McKinsey & Company pubblicò un’analisi dal titolo The net-zero transition in the wake of the war in Ukraine: a detour, a derailment or a different path. Gli esperti della nota società di consulenza strategica statunitense si chiedevano cosa ne sarebbe stato della transizione ecologica, considerando il fatto che l’invasione russa fosse giunta in un momento già segnato da progressi insufficienti verso il net-zero. Senza dimenticare come l’economia mondiale soffrisse di diverse condizioni preesistenti: a causa della crisi da covid-19 le catene di approvvigionamento erano state “sottoposte a forti sollecitazioni, i mercati energetici erano già tesi e i prezzi globali delle materie prime erano saliti ai massimi dagli ultimi 10 anni”. La risposta, insomma, era chiara: le tensioni nell’Est Europa (e le loro conseguenze) avrebbero ostacolato la transizione, almeno nel breve termine.
Uno stress test per la finanza sostenibile?
La crisi energetica, in particolare, potrebbe rappresentare uno stress test anche per la finanza sostenibile? È solo una delle domande cui risponderemo durante il nuovo forum digitale dal titolo Il Fattore S e le nuove leve dell’universo Esg, in programma venerdì 30 settembre a partire dalle 9.30. Un’occasione di confronto per discutere con i protagonisti dell’industria del wealth management e dell’asset management – in dialogo con esponenti del mondo accademico, formatori e opinion leader internazionali – anche di come diversity, inclusion e capitale umano possano trasformarsi in nuove leve per interpretare lo sviluppo sostenibile.
La variabile di genere al centro della consulenza
Usciremo poi dal perimetro del risparmio gestito per incamminarci in quello della consulenza patrimoniale chiedendoci in che modo la variabile di genere interviene nella gestione del patrimonio e se, di conseguenza, i bisogni al femminile implichino semplicemente la costruzione di un percorso mirato di pianificazione finanziaria o anche di prodotti specifici insieme a Maxime Carmignac (managing director presso Carmignac Uk branch). Come spiegherà infatti anche Cristina Catania, senior partner di McKinsey & Company, le donne investitrici controllano circa un terzo della ricchezza finanziaria europea. Si parla di 4.600 miliardi, che potrebbero toccare i 10mila miliardi entro il 2030, per un tasso di crescita che si aggirerebbe intorno all’8% a fronte del 2,7% per gli uomini. Eppure, si tratta di un segmento ancora sottoservito.
Bisogni al femminile: la risposta dell’industria
Lanceremo dunque uno sguardo infine anche al gender gap nell’industria dei servizi dedicati ai grandi patrimoni. Stando all’ultima fotografia scattata dall’Organismo di vigilanza dei consulenti finanziari, al 31 dicembre 2021 le donne iscritte nella sezione dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede dell’albo unico erano 11.493, pari al 22,1% della popolazione totale degli iscritti. Se si guarda invece alle private banker, un’indagine dell’Associazione italiana private banking condotta nel 2020 su circa 2.100 professionisti (con riferimento solo alle reti e non alle strutture centrali) restituisce una percentuale del 23%. Cercheremo di capire cosa si cela dietro questi numeri e quali azioni possono mettere in campo le organizzazioni per risolvere la problematica della scarsa rappresentanza delle donne insieme ad Andrea Ghidoni (direttore generale di Intesa Sanpaolo Private Banking) e Paola Pietrafesa (amministratore delegato di Allianz Bank Financial Advisors e vice direttore generale di Allianz).
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