Il fondatore di Facebook nega di voler replicare l’esperienza “end-to-end” dell’impero di Jeff Bezos. Afferma piuttosto di voler collaborare con servizi di e-commerce come Shopify
“Non è un mistero che Facebook volesse andare oltre i suoi Marletplace”, dicono gli analisti di Credit Suisse. Gli stessi aggiungono anche la mossa di Menlo Park avrà ricadute positive sulla durabilità dei suoi ricavi. Ma, soprattutto, sull’incisività su larga scala della pubblicità
Ciò che davvero distinguerà il social network di Menlo Park dalle altre piattaforme di vendita online sarà proprio il suo carattere “social”. In altre parole: la sofisticata attività di profilazione degli utenti
Secondo gli analisti, l’ex enfant prodige della socialità online mira a riprodurre quel gigante socio-finanziario che è la superapp cinese WeChat (Tencent)
Perché spostarsi da Facebook per andare su Amazon o altrove a fare shopping? È quanto deve essersi detto Mark Zuckerberg pensando ai suoi 2,6 miliardi di utenti. Una porzione di pianeta talmente grande da potersi considerare l’ottavo continente (o il settimo. O addirittura il nono, secondo le più recenti teorie. In questa sede non importa). Martedì 19 maggio la società di Menlo Park ha comunicato che i venditori potranno creare negozi direttamente nelle piattaforme Facebook o Instagram (sempre di proprietà Zuckerberg). Gli utenti potranno visionare i prodotti navigando nelle varie sezioni dei negozi virtuali, interfacciarsi direttamente con il servizio clienti. Ma soprattutto potranno (nella maggior parte dei casi) fare direttamente checkout da Facebook o Instagram.
Fare shopping direttamente
in app incentiverà il completamento delle transazioni e “diminuirà il tasso di abbandono del carrello”, dice Zuckerberg stesso al Financial Times. Il fondatore di Facebook nega di voler replicare l’esperienza “end-to-end” dell’impero di Jeff Bezos. Afferma piuttosto di voler collaborare con servizi di e-commerce come Shopify, che aiuta le piccole imprese a creare spazi-vendita online e soprattutto a trarre vantaggio da analytics e pagamenti. Anche il padre di tutti i social però si farà carico dei servizi di logistica e spedizione. Come Amazon. Mark Zuckerberg ammette poi di stare pensando anche a servizi di food delivery, come Grubhub.
“Non è un mistero che Facebook volesse andare oltre i suoi Marletplace”, dicono gli analisti di Credit Suisse. Gli stessi aggiungono anche la mossa di Menlo Park avrà ricadute positive sulla durabilità dei suoi ricavi. Ma, soprattutto, sull’incisività su larga scala della pubblicità.
Ciò che davvero distinguerà il social network di Menlo Park dalle altre piattaforme di vendita online (anche eBay e Google Shopping, per dire)
sarà proprio il suo carattere “social”. In altre parole: la sofisticata attività di profilazione degli utenti. “Per offrire loro servizi sempre più mirati”, puntualizza Zuckerberg. Una massa di dati ancora più diretti, ancora più precisi circa le attività di consumo e aspirazionali degli iscritti. Facebook però non vuol dire solo
Facebook. Oltre a
Instagram, il colosso possiede
Whatsapp,
Messenger. Ed è tramite questi canali – tutti – che i clienti potranno contattare gli shop online. Secondo gli analisti, l’ex enfant prodige della socialità online mira a riprodurre quel gigante socio-finanziario che è la superapp cinese WeChat (Tencent). Un vero e proprio universo in cui non solo si chatta, ma si acquistano prodotti e ci si invia denaro.
Per ora, il progetto Facebook Shops è pensato solo per gli Usa e l’Europa. Altrove, sarebbe difficile per il momento certificare i rivenditori e combattere i fake e le contraffazioni. Spina nel fianco di Amazon.
Il fondatore di Facebook nega di voler replicare l’esperienza “end-to-end” dell’impero di Jeff Bezos. Afferma piuttosto di voler collaborare con servizi di e-commerce come Shopify“Non è un mistero che Facebook volesse andare oltre i suoi Marletplace”, dicono gli analisti di Credit Suisse. Gli stessi…