Etf o fondo attivo? La risposta potrebbe non essere così scontata in questo anno in cui i mercati azionari e obbligazionari hanno riservato momenti di volatilità agli investitori.
Nella prima parte del 2024, le Borse globali hanno continuato il loro rally, spinte dai titoli tecnologici, cosiddetti Magnifici Sette, poi nel corso dell’estate hanno subito qualche pesante scivolone a partire dal lunedì nero del 5 agosto.
Per contro, i mercati obbligazionari, inclusi i titoli di Stato, hanno dovuto fare i conti con un ridimensionamento delle aspettative di aggressivi tagli dei tassi di interesse, perché l’inflazione, seppure in calo, si è dimostrata più “appiccicosa” del previsto.
Il tasso di successo dei gestori attivi: azioni e obbligazioni a confronto
In questo contesto, il tasso medio annuo di successo dei gestori attivi nel segmento delle azioni è leggermente aumentato, passando dal 31,2% di fine 2023 al 33,4% di giugno 2024. Ma nel decennio rimane piuttosto basso al 17,6%.
È diverso il discorso per i fondi obbligazionari attivi, il cui tasso di successo annuo è cresciuto nel periodo considerato sfiorando il 58% a fine giugno (era del 49,8% a dicembre 2023). Nel decennio, comunque, resta basso (25,1%) anche in questo caso.
Non solo Etf e fuori dall’IA, occasioni per i gestori attivi
I dati emergono dall’ultimo Barometro Morningstar degli strumenti attivi e passivi, uno studio che viene condotto ogni sei mesi e confronta le performance dei fondi attivi con un paniere di Etf e fondi indicizzati comparabili. L’universo analizzato comprende 26 mila prodotti domiciliati in Europa, che rappresentano circa la metà del patrimonio gestito totale. In particolare, sono prese in considerazione 38 categorie azionarie e 20 obbligazionarie.
Se da un lato i risultati dell’ultimo Barometro confermano quelli precedenti sulla difficoltà dei gestori attivi a battere gli Etf, dall’altro offre alcuni spunti interessanti per gli investitori che devono decidere cosa mettere in portafoglio.
Il risultato forse più inatteso riguarda il mercato azionario americano, terreno tradizionalmente fertile per gli Etf, perché molto liquido. In effetti, negli ultimi anni la gestione passiva ha cavalcato il rally dell’intelligenza artificiale (IA) che è stato il driver delle performance, dato il peso che i Magnifici Sette hanno assunto negli indici di riferimento. Tuttavia, i migliori gestori attivi sono stati in grado di creare valore con titoli azionari diversi dalle big tech e il loro tasso di successo nella categoria Morningstar Us large-cap blend è aumentato al 51,7% a giugno contro il 41,9% del dicembre scorso.
Il tasso di successo dei gestori azionari attivi su diversi orizzonti temporali (%)
Tutta un’altra storia sulle Borse dell’eurozona, dove solo il 20% dei gestori è riuscito a battare gli Etf, in calo rispetto al già esiguo 23,9% di fine 2023.
In Italia, il tasso di successo è stato superiore, con il 32% di fondi attivi specializzati su Piazza Affari che ha sovraperformato i prodotti passivi.
Titoli di Stato: Etf avvantaggiati dai bassi costi?
Nel reddito fisso c’è stato un aumento generalizzato del tasso di successo dei gestori attivi, che ha riguardato anche il segmento dei titoli di Stato, all’interno del quale i bassi costi degli Etf storicamente li rendono una scelta migliore per la difficoltà dei gestori di fare la differenza rispetto alla semplice replica del benchmark.
Il tasso di successo dei gestori obbligazionari attivi su diversi orizzonti temporali (%)
“I gestori attivi nella categoria dei titoli di Stato in euro hanno registrato un tasso di successo a un anno del 48,1% alla fine del primo semestre del 2024, in aumento rispetto al 35,5% di fine del 2023”, spiega Monika Calay, ricercatrice di Morningstar e tra gli autori del Barometro. “Le decisioni sulla duration sono state fondamentali per contenere il ribasso causato dal ridimensionamento delle aspettative di taglio dei tassi”.
Questa tendenza si consoliderà in futuro? In realtà, guardando a orizzonti temporali più estesi gli Etf sembrano essere ancora una volta vincenti.
Il tasso di successo a 10 anni dei fondi obbligazionari governativi attivi, infatti, si è attestato al 16%, dimostrando che gli strumenti indicizzati a basso costo in questa categoria obbligazionaria core sono difficili da battere.
Gli Etf vincono sul debito emergente nel lungo periodo
I gestori attivi hanno migliori chance di successo rispetto agli Etf in altri segmenti del reddito fisso, in particolare nel credito. Il 68,6% dei fund manager ha battuto le controparti passive nella categoria dei corporate bond in euro nei 12 mesi a giugno 2024, in aumento rispetto al 64,5% di dicembre 2023.
Anche nel debito emergente, i fondi attivi hanno saputo generare valore nell’ultimo anno rispetto agli Etf. Il loro tasso di successo è stato del 51% nella categoria delle obbligazioni in valuta forte e del 43,1% in quella in valuta locale. Tuttavia, i numeri sono più bassi rispetto a dicembre. “Per quanto lieve, la ripresa del sentiment sulla Cina ha probabilmente colto di sorpresa alcuni gestori attivi”, dice Calay. “Nel lungo periodo, le scelte attive sui mercati emergenti sono gravate da molteplici rischi e le possibilità di sopravvivere e superare una strategia passiva ampiamente diversificata diminuiscono notevolmente. Il tasso di successo a 10 anni dei gestori attivi nella categoria delle obbligazioni in valuta forte si è attestato al 29,8%, mentre è stato solo del 13,5% per i fund manager nella categoria delle obbligazioni in valuta locale”.
Fondi chiusi per “insuccesso”
Nella scelta tra fondi attivi ed Etf, gli investitori devono tenere in considerazione anche il tasso di sopravvivenza dello strumento che scelgono. Lo studio Morningstar, mostra che, indipendentemente dall’asset class, la probabilità di sopravvivenza di un fondo è strettamente legata al suo tasso di successo. “Il motivo principale per cui la maggior parte dei fondi attivi chiude è la breve durata, spesso dovuta a una performance scarsa. Ciò deriva in genere da una combinazione di una deludente selezione dei titoli e dall’impatto sui rendimenti delle commissioni più elevate rispetto alle alternative passive più economiche”, conclude la ricercatrice di Morningstar.