L’assist della Fed fa tornare il sorriso ai titoli delle energie pulite. La prospettiva di tagli dei tassi ha infatti fatto tornare gli acquisti sul settore clean energy dopo un 2023 di pronunciata debolezza. E se la prospettiva di tassi/rendimenti più bassi si concretizzerà effettivamente nel corso del 2024, questo potrebbe rappresentare una sponda importante per far tornare gli acquisti sui titoli verdi.
Giovedì l’indice S&P Global Clean Energy, paniere che contiene i principali attori globali nell’ambito delle energie pulite, è balzato di oltre il 4% con colossi quali First Solar, Enphase Energy e Vestas Wind – i tre titoli di maggior peso nell’indice – che già nelle settimane precedenti avevano intrapreso un sentiero di forte risalita dai minimi annui proprio sulle attese di un calo dei costi di finanziamento.
Vestas Wind segna oltre +45% dai minimi annui (toccati a inizio ottobre), First Solar oltre +26% dai minimi del 6 novembre e Enphase Energy addirittura +64% in poco più di un mese. Parallelamente gli Etf che si rifanno a indici clean energy come l’iShares Global Clean Energy hanno risalito la china allontanandosi dai minimi a tre anni toccati a inizio novembre.
Un 2023 da dimenticare
Gli Etf clean energy, ossia quei fondi a gestione passiva che raggruppano titoli legati all’energia pulita, si avviano comunque a chiudere un altro anno decisamente incolore. Tra il 2022 e il 2023 i titoli delle società legate al business delle rinnovabili sono crollati complice l’aumento repentino dei tassi di interesse che ha soffocato l’accesso al capitale per finanziare nuovi progetti solari, eolici e altre forme di energia verde. Effetto tassi che ha offuscato il driver rappresentato dai piani di spesa record per l’energia pulita del presidente degli Stati Uniti Joe Biden e dalla crescente consapevolezza della necessità di contrastare il climate change.
Da inizio anno il saldo dell’indice S&P Global Clean Energy segna un saldo negativo di oltre il 23% rispetto al +23% dell’S&P 500 nello styesso arco di tempo. Un gap di performance che si è ridotto nell’ultima settimana soprattuto in scia a quanto emerso dall’ultimo meeting Fed, che ha alimentato le attese di una discesa del costo del denaro nel corso del prossimo anno.
“L’avvicinarsi dei primi tagli dei tassi potrebbe fare bene ai titoli legati alla green energy che, se tre anni fa poteva essere considerata in bolla, negli ultimi due anni hanno perso molto e potrebbe rivelarsi un settore interessante su cui investire e viaggia adesso su multipli accettabili. In aggiunta, c’è tutto il discorso della tendenza globale di riduzione della dipendenza dai combustibili fossili”, rimarca Michele De Michelis, Responsabile investimenti di Frame Asset Management.
L’andamento dell’S&P Global Clean Energy nell’ultimo anno
Fed pronta a invertire la rotta sui tassi
La Federal Reserve mercoledì 13 dicembre ha deciso di non apportare ulteriori rialzi ai tassi di interesse e adesso prevede che il 2024 sarà caratterizzato da tre tagli dei tassi. Nel dot plot, la mappatura sulle aspettative dei singoli membri del Fomc, non si fa più riferimento a possibili rialzi. La previsione mediana adesso indica l’equivalente di tre tagli rispetto al livello attuale dei tassi.
Fra i principali punti deboli del clean energy c’è la forte dipendenza dal debito, il cui costo è salito enormemente con la risalita dei tassi d’interesse nel biennio 2022-2023. Non solo i progetti delle società green vengono finanziati tramite debito, ma anche gli acquisti di pannelli solari o delle auto elettriche vengono effettuati tramite leasing sensibili ai tassi esponendo il settore anche al rischio tassi se si considera la domanda per i rispettivi prodotti.