Aspettative di vita che cambiano, proiezioni pensionistiche che si adeguano: la Ragioneria dello Stato, lo scorso dicembre, ha rimodellato le sue “tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico”. La cattiva notizia è che, secondo queste previsioni – puramente indicative – l’età pensionabile dovrebbe iniziare ad aumentare da 67 a 67 anni e 3 mesi a partire dal 2027. E sarebbe il primo di numerosi adeguamenti graduali verso l’alto: nel 2084, per mantenere in equilibrio il sistema, si dovrebbe andare in pensione di vecchiaia non prima dei 70 anni e 8 mesi. Questi requisiti futuri dipendono da proiezioni basate sullo scenario demografico mediano dell’Istat – una visione probabilistica, non una certezza di quanto gli italiani vivranno in media nel futuro.
A fronte di queste indicazioni, il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha chiarito lo scorso 15 gennaio che i dati presentati sono puramente tecnici e che il governo ha la possibilità di intervenire. “Ci sono dei documenti tecnici”, aveva dichiarato il ministro per chiarire che non si trattasse di documenti programmatici, “adesso dobbiamo aspettare i dati definitivi che darà l'Istat presumo a marzo. Io ho dato indicazione alla Ragioneria di aspettare con i decreti direttoriali perché la politica giustamente avrà tutto il tempo per fare le sue riflessioni e sterilizzare eventualmente questo aumento". Aumentare l'età pensionabile “è nelle prerogative della politica” e non della Ragioneria dello Stato. Le tabelle che indicano un costante aumento derivano “dall'evoluzione demografica ma non c'è e non ci sarà nessun decreto direttoriale finché la politica non si esprimerà e deciderà come comportarsi". E a tal proposito, ha chiarito Giorgetti, “il mio orientamento è di andare verso una sterilizzazione rispetto a queste forme di aumento”.
Età pensionabile, perché l'aumento è alla lunga inevitabile
L'aumento dell'età pensionabile cerca di bilanciare un problema noto da tempo: la forza lavoro diminuisce, mentre i pensionati vivono sempre più a lungo, gravando in parte sull'Inps i cui “buchi” vengono coperti dai contribuenti.
Un elemento spesso sottovalutato è che i requisiti futuri, al netto di interventi politici che li possono ritardare, dipendono da proiezioni demografiche. Questo lascia spazio a due forme di incertezza: una politica, legata alla possibilità che i governi sterilizzino o rinviino gli aumenti previsti. Almeno nel breve termine. C'è poi un'incertezza demografica, legata ai cambiamenti nell'aspettativa di vita. Se miglioramenti nella medicina consentiranno di vivere ancora più a lungo, gli aumenti nell'età pensionabile potrebbero essere ancora più significativi. Man mano che si allunga l'orizzonte temporale, cercando di capire a che età si andrà in pensione fra 20 o 30 anni, cresce l'incertezza di queste stime sull'aspettativa di vita. La tendenza storica è che si tende a vivere sempre più a lungo, ma con quale velocità? Nessuno può saperlo con certezza.
Nell'immediato, il governo potrebbe intervenire sugli aumenti previsti, a legislazione vigente dal 2027 in avanti, in senso positivo per chi desidera andare in pensione il prima possibile. Tuttavia, nel lungo periodo, l'unico elemento certo è che l'età della pensione si sposterà in avanti.