Vincenzo Spadafora: “È evidente che il paracadute dello Stato non interessa più le banche. Adesso gli istituti snobbano questa misura”
I finanziamenti di medio periodo (fino a 5 anni) sono calati di 15,7 miliardi, quelli di breve periodo (fino a un anno) di 35,7 miliardi
Lo stock di impieghi alle famiglie, invece, è salito di 21,4 miliardi (+3,39%) passando da 633,1 miliardi a 654,6 miliardi
Negli ultimi dodici mesi lo stock dei finanziamenti alle imprese ha subito una contrazione dell’1,98% per un valore di 13,2 miliardi di euro. Un calo che, nelle parole del vicepresidente di Unimpresa Giuseppe Spadafora, dimostra come le garanzie statali non interessino più alle banche. Mentre i prestiti alle famiglie continuano a salire, specie con riferimento ai mutui.
L’effetto di quello che viene definito da Spadafora come “il paracadute dello Stato” si sta dunque sgonfiando. E i dati del rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa lo dimostrano. I finanziamenti di lungo periodo, superiori ai cinque anni, in realtà sono cresciuti dell’11,81% per 38,1 miliardi, balzando dai 323,1 miliardi di agosto 2020 a 361,3 miliardi di agosto 2021. Diverso è il caso dei finanziamenti di medio periodo (fino a 5 anni) calati del 9,02% per 15,7 miliardi (da 174,08 miliardi a 158,3 miliardi) e di quelli di breve periodo (fino a un anno) giù del 20,54% per 35,7 miliardi (da 173,9 miliardi a 138,1 miliardi). Complessivamente, come anticipato in apertura, di parla dunque di una scivolata dell’1,98% per 13,2 miliardi di euro, dai 671,1 miliardi di agosto 2020 a 657,8 miliardi di agosto 2021. In netta contrapposizione a quanto evidenziato tra settembre 2019 e settembre 2020, quando i prestiti bancari alle imprese avevano registrato una variazione positiva del 13% (60 miliardi) anche sulla scia proprio delle garanzie statali.
“È evidente che il paracadute dello Stato non interessa più le banche”, osserva Spadafora. “Il settore bancario ha tratto un enorme beneficio da quell’aiuto pubblico, che in teoria era nato per assicurare liquidità alle imprese in un periodo particolarmente avverso. Il risultato finale, però, è assai deludente: anzitutto perché di denaro fresco ne è arrivato ben poco, al netto delle sostituzioni di prestiti; e poi perché i rischi delle banche sono stati scaricati sulle finanze pubbliche e, quando le linee di credito coperte da Mediocredito Centrale e
Sace non verranno più rimborsate con regolarità, a pagare saranno come sempre i contribuenti”.
In controtendenza i prestiti alle famiglie, in crescita del 3,39% per 21,4 miliardi, dai 633,1 miliardi di agosto 2020 a 654,6 miliardi di agosto 2021. Fanno da traino i mutui casa per 16,4 miliardi (+4,26%), ma anche il credito al consumo (in crescita del 3,07% da 107,8 miliardi a 111,2 miliardi) e i prestiti personali (+1,21% da 138,3 miliardi a 140,04 miliardi). Con riferimento alle sofferenze, si calcola invece un calo nell’ultimo anno di 18,04 miliardi (-27,75%) da 65,03 miliardi a 46,9 miliardi. Le rate non pagate dalle aziende si sono contratte del 31,55% (13,7 miliardi) mentre quelle non pagate dalle famiglie del 15,99% (2,08 miliardi). Per le imprese familiari il calo si attesta sugli 1,8 miliardi (-32,51%) e per pubblica amministrazione, onlus, assicurazioni e fondi sui 319 milioni (-12,30%). In definitiva, il rapporto tra sofferenze e prestiti risulta invece in miglioramento, dal 4,99% al 3,58%.
Vincenzo Spadafora: “È evidente che il paracadute dello Stato non interessa più le banche. Adesso gli istituti snobbano questa misura”I finanziamenti di medio periodo (fino a 5 anni) sono calati di 15,7 miliardi, quelli di breve periodo (fino a un anno) di 35,7 miliardiLo stock di impieghi alle fami…