Il 43% degli italiani dichiara di non aver mai sentito parlare di Esg. E appena il 5% vanta una conoscenza avanzata. Ma l’onda degli investimenti verdi non sembra destinata ad arrestarsi
L’Italia guadagna il gradino più basso dell’alfabetizzazione finanziaria tra i paesi del G20
Gli asset Esg raggiungeranno i 53mila miliardi di dollari a livello globale entro il 2025
L’Italia torna a confermarsi maglia nera nell’educazione finanziaria. Anche quando si parla di sostenibilità. Secondo una nuova analisi dell’Italian financial education committee, condotta in collaborazione con Doxa su un campione di oltre 5.000 rispondenti e presentata dalla direttrice Annamaria Lusardi in occasione del convegno “Enviromental, social and governance objectives for well-informed and protected investors” organizzato da Consob, il 43% dichiara di non aver mai sentito parlare di Esg. E appena il 5% vanta una conoscenza avanzata (principalmente soggetti con un livello di istruzione superiore).
Dati che contribuiscono a far guadagnare alla Penisola
il gradino più basso dell’alfabetizzazione finanziaria tra i paesi del G20. Ma che ben si sposano anche con quanto accade da una parte all’altra dell’Oceano. Stando a un secondo rapporto condotto dal Global financial literacy excellence center e i ricercatori della Singapore management university che ha coinvolto 1.850 individui negli Stati Uniti e 1.100 a Singapore, solo il 29% degli americani e il 31% dei singaporiani è in grado di rispondere correttamente ad almeno una domanda in ciascuna delle tre variabili dell’acronimo (envinronmental, social, governance). E tale conoscenza risulta più elevata tra gli uomini, gli adulti e le persone con un reddito, un’istruzione e un’alfabetizzazione finanziaria maggiore. Eppure, racconta Lusardi, “la maggior parte degli intervistati integra i fattori Esg nel processo d’investimento”. E si prevede “che gli asset Esg raggiungeranno i
53mila miliardi di dollari a livello globale entro il 2025”.
Ma “l’attenzione alla sostenibilità, richiesta in primis agli emittenti e agli operatori di mercato, implica trasparenza e responsabilità”, interviene Chiara Mosca, commissario Consob. In merito alla proposta sulla nuova direttiva Csrd (Corporate sustainability reporting directive) divulgata dalla Commissione europea, spiega, “non sorprende che il fulcro della discussione riguardi come aumentare la comprensibilità e la comparabilità delle informazioni fornite da diverse aziende di differenti dimensioni e settori”. Senza dimenticare il nodo greenwashing che, nelle parole di Mosca, rischia di “ridurre la fiducia degli investitori nel mercato”. Per evitarlo, aggiunge, “le informazioni consegnate loro nel momento in cui assumono decisioni d’investimento devono essere chiare. Tuttavia, creare un linguaggio comune non è affatto un compito facile”.
Inoltre, secondo l’ultima indagine Consob sulla relazione consulente-cliente, la maggior parte degli intermediari (53%) non sembra apprezzare appieno la rilevanza della valutazione delle preferenze Esg e il 60% delle famiglie intervistate, dal canto loro, dichiarano di non essere informate sugli investimenti socialmente responsabili. Questo, conclude Mosca, conferma come “l’interesse dei singoli per gli investimenti sostenibili sia in crescita” ma la loro alfabetizzazione sconta ancora un certo ritardo. “Siamo fortunati di questo grande appetito degli investitori per la sostenibilità, quindi è nostro dovere mantenere alta la fiducia dei partecipanti al mercato”, aggiunge Natasha Cazenave, executive director dell’Esma (European securities and markets authority). “La nostra responsabilità è far sì che ci sia un match tra quello che viene promesso agli investitori e la realtà”.
L’Italia guadagna il gradino più basso dell’alfabetizzazione finanziaria tra i paesi del G20Gli asset Esg raggiungeranno i 53mila miliardi di dollari a livello globale entro il 2025
L’Italia torna a confermarsi maglia nera nell’educazione finanziaria. Anche quando si parla di sostenibilità. Secon…
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