Sul podio accanto a Miami si posizionano Orlando e New York. Seguono nella top10 delle città statunitensi in cui fare affari Boston, Houston, Dallas, Charlotte, Jacksonville, Raleigh e Kansas City
Nel 2021 gli afflussi esteri negli Stati Uniti hanno raggiunto i 367 miliardi di dollari, più del doppio rispetto all’economia cinese (181 miliardi). E nel 2022 tale distacco potrebbe ancora ampliarsi
Per decenni è stata considerata la porta degli Stati Uniti verso l’America Latina, oggi è diventata una vera e propria calamita per gli investitori: si tratta di Miami, al 1° posto della classifica Investing in America stilata da Financial Times e Nikkei, un’istantanea delle migliori città a stelle e strisce in cui fare affari.
Perché investire (e non) a Miami
Finanzieri newyorkesi e imprenditori tech californiani hanno iniziato a trasferirsi nella metropoli della Florida meridionale durante la pandemia, citando positivamente misure di contenimento dei contagi poco restrittive e un clima che rendeva tollerabile lo smart working. Gli investitori d’oltreoceano hanno seguito il loro esempio. Mentre gli investimenti esteri diretti crollavano negli Usa, schizzavano del 70% a Miami, con Regno Unito, Panama e Spagna in testa secondo i dati di fDi Markets. A giocare la propria parte anche il fatto che oltre la metà dei residenti sia di origine straniera, la percentuale più elevata di qualsiasi altra grande città statunitense.
C’è da considerare, tuttavia, che i prezzi degli immobili e quelli degli affitti sono aumentati rispettivamente del 36 e del 26% nell’ultimo anno stando al sito web Realtor.com. Inoltre, l’elevato tasso di crescita della popolazione ha reso più difficile per gli stranieri assicurare l’istruzione ai propri figli. La metropoli, avvertono FT e Nikkei, potrebbe trovarsi ad affrontare a breve gli stessi problemi di biforcazione che hanno afflitto San Francisco e New York. Basti pensare che, secondo l’Us census bureau, nel 2020 si è classificata al secondo posto tra le maggiori aree metropolitane per diseguaglianza di reddito dopo la Grande Mela. Senza dimenticare il tema del cambiamento climatico, con oltre un terzo del patrimonio abitativo che rischia di venire sommerso a causa dell’innalzamento del livello del mare.
La top20 delle città Usa in cui investire
Sul podio accanto a Miami si posizionano Orlando e New York. Seguono nella top10 Boston, Houston, Dallas, Charlotte, Jacksonville, Raleigh e Kansas City. Le prime 20 città della classifica si sono assicurate quasi un terzo di tutti i nuovi progetti di investimenti diretti esteri annunciati negli Stati Uniti lo scorso anno (solo Miami ne raccoglie 70). Il North Carolina vanta tre città nella top20, vale a dire Charlotte, Raleigh e Greensboro, con gli imprenditori che citano il basso costo della vita come fattore chiave. Ad attirare investitori per tasse più basse e affitti economici è anche Louisville, nel Kentucky, classificata 30esima; qui, gli uffici costavano circa 19,37 dollari per metro quadrato nel 2021, meno di un terzo rispetto a New York, Boston o San Francisco. Allo stesso modo, la piccola città di Taylor (in Texas) ha ottenuto un accordo da 17 miliardi di dollari per la produzione di chip con Samsung attraverso la costruzione di un sito di produzione di oltre 5 milioni di metri quadrati.
Ciononostante, le città più grandi e cosmopolite hanno ottenuto a loro volta buoni risultati. Oltre a Miami, come anticipato, ai primi cinque posti figurato metropoli come New York, Boston e Houston. Tutte realtà che brillano per la presenza di un profondo bacino di talenti e di servizi specifici per le multinazionali straniere, come porti e aeroporti. New York, per esempio, conta oltre 320 università nel raggio di 50 miglia secondo Gis Planning. Houston, invece, vanta il più grande porto marittimo degli Usa.
Usa o Cina: chi attrae più investitori esteri
In questo contesto, gli Stati Uniti hanno dominato le classifiche globali per investimenti diretti esteri per gran parte del XXI secolo. Solo nel 2015 gli afflussi raggiunsero la cifra record di 468 miliardi di dollari. Nel 2020 hanno rischiato di perdere lo scettro, con la Cina che si avvicinò di soli 2 miliardi di dollari al primo posto. Ma lo scorso anno, mentre la Terra del Dragone faceva i conti con le difficoltà legate alla strategia “zero covid”, gli Usa hanno ripreso a correre raggiungendo i 367 miliardi di dollari di afflussi esteri, più del doppio rispetto all’economia cinese (181 miliardi). E nel 2022 tale distacco potrebbe ancora ampliarsi: in cantiere si contano almeno 12 “mega-progetti” (dal valore superiore al miliardo di dollari) annunciati da investitori stranieri negli Usa, per un totale di 34,9 miliardi.