Dopo decenni di crescita vertiginosa, Dubai è diventata un punto di riferimento per gli investitori e gli imprenditori di tutto il mondo, non solo grazie alla sua modernità, ma anche per la politica fiscale e la sicurezza che offre. Seppur famosa per il suo cielo azzurro e i suoi grattacieli, la città è anche un hub strategico per chi cerca opportunità di business internazionali. Marco De Leo, Managing Partner della sede di Dubai di BonelliErede, ci guida attraverso i motivi per cui gli Emirati sono diventati una destinazione ideale per gli imprenditori italiani.
Dubai è famosa per la sua politica fiscale favorevole – per chi decide di aprirci un’attività, quali sono i 3 vantaggi principali rispetto ad altre sedi? Insomma, cosa rende Dubai un hub così unico per professionisti e aziende?
In BonelliErede il nostro ruolo a Dubai è proprio quello di affiancare gli investitori italiani in tutta la regione. Collaboriamo con importanti gruppi che partono dagli Emirati Arabi Uniti e operano in diversi Paesi dell’area, accompagnandoli sin dall’inizio e supportandoli nella gestione quotidiana delle loro attività sul territorio.
Il primo elemento che rende gli Emirati un’area particolarmente attrattiva è la crescita esponenziale che sta vivendo: la regione si sviluppa ad un ritmo decisamente più rapido rispetto ad altre aree del mondo. Gli Emirati Arabi sono nati solo 50 anni fa, ma stanno costruendo un modello di vita sempre più occidentale, con un intero mercato da sviluppare, grandi disponibilità finanziarie e un’infrastruttura economica in via di espansione. È quindi un momento strategico per accedere a questo mercato, che rappresenta un bacino di clienti in rapida espansione.
Il secondo aspetto riguarda il regime fiscale. Limitandoci alle imprese, fino a due anni fa non erano previste imposte sugli utili, ma dal 2023 è stata introdotta una corporate tax con un’aliquota del 9%, molto inferiore rispetto alla media europea. Di conseguenza, oggi gli Emirati non sono più inseriti nelle blacklist fiscali: è un Paese in cui si pagano le tasse, ma a un livello sensibilmente più vantaggioso rispetto all’Occidente.
Il terzo fattore chiave è la sicurezza. Gli Emirati sono diventati un luogo sicuro e stabile dove fare business, con una qualità della vita molto alta. Questo ha spinto molti imprenditori a trasferirsi o a mandare collaboratori a vivere nella regione. Il vantaggio fiscale è certamente importante, ma la qualità della vita – e in particolare la sicurezza – ha un peso sempre più determinante, soprattutto se confrontata con la situazione europea. Il risultato è evidente: Dubai è passata da 1,5 milioni di abitanti nel periodo pre-Covid a oltre 5 milioni oggi.
Può spiegarci in parole semplici come funziona la tassazione per gli italiani con un’azienda a Dubai? Come evitare doppie imposizioni e quali sono gli errori più comuni che vede nella gestione fiscale incrociata?
In realtà il sistema fiscale a Dubai è piuttosto lineare. Esiste una sola imposta principale: la corporate tax, cioè la tassa sugli utili d’impresa. In pratica, se una società con sede negli Emirati Arabi registra utili a fine anno, questi vengono ad oggi tassati al 9%, al netto delle deduzioni ammesse.
Per quanto riguarda la doppia imposizione, i trattati bilaterali tra Italia ed Emirati Arabi permettono di evitare questo rischio: le imposte si pagano nel Paese in cui si generano i ricavi.
Attualmente, per le persone fisiche a Dubai non esiste una tassazione sul reddito da lavoro. Tuttavia, è importante considerare le cosiddette ‘shadow taxes’: ad esempio, anche se formalmente non ci sono imposte sul reddito, il netto in busta può non corrispondere al lordo contrattuale a causa di costi indiretti.
Dubai è spesso vista come un ponte per l’Africa. In un’operazione M&A multi-giurisdizionale, quali rischi legali specifici emergono?
Come BonelliErede, siamo spesso coinvolti in operazioni di M&A cross-border che interessano più giurisdizioni. In questo contesto, Dubai rappresenta un hub strategico, sia per il Middle East sia per l’Africa, grazie alla sua accessibilità, alle infrastrutture moderne e ai collegamenti aerei giornalieri con gran parte del mondo. È il luogo ideale per facilitare incontri internazionali, anche in operazioni che riguardano Paesi complessi dal punto di vista operativo o normativo.
Per esempio, organizzare un meeting a Dubai con una controparte africana può essere molto più semplice che farlo localmente: si evitano problematiche legate a visti e logistica. In molte operazioni che coinvolgono l’Africa, la gestione viene centralizzata dagli Emirati, con Dubai come base operativa.
Il vero nodo critico, però, resta la gestione legale multi-giurisdizionale: si tratta di armonizzare normative diverse – come le leggi antitrust, la regolamentazione sui flussi di capitale, o la fiscalità – tra Paesi spesso molto distanti per struttura giuridica, lingua e maturità normativa. La presenza di leggi non tradotte in inglese, difficoltà di enforcement e restrizioni sui movimenti di capitale rendono necessaria una forte collaborazione con studi legali locali.
Per questo motivo, dedichiamo grande attenzione a costruire e consolidare rapporti di fiducia con partner basati in Africa. I clienti internazionali, infatti, preferiscono affidarsi a uno studio come il nostro per avere un interlocutore unico, in grado di coordinare l’intera operazione con approccio internazionale, dialogando poi con i consulenti locali per affrontare le complessità normative di ciascun Paese.
Il 10 giugno 2025, la Commissione Europea ha aggiornato la sua lista delle giurisdizioni ad alto rischio per il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, rimuovendo gli Emirati Arabi Uniti dalla blacklist. Si tratta di un passaggio solo formale o di un vero giro di boa?
“La rimozione degli Emirati Arabi Uniti dalla blacklist UE non è affatto un passaggio solo formale, ma rappresenta un segnale concreto del percorso intrapreso dal Paese verso una maggiore trasparenza e compliance normativa. Negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia, gli Emirati hanno attratto ingenti capitali e una nuova ondata di imprenditori e investitori. Questo ha reso necessario un rafforzamento dei controlli, in particolare su temi sensibili come l’antiriciclaggio e la verifica degli Ultimate Beneficial Owners.
Le autorità emiratine hanno introdotto standard elevati per i controlli e l’uscita dalla blacklist è stata possibile proprio grazie a un’attenta attività di compliance continua.
Questo cambiamento sta contribuendo a rafforzare l’immagine degli Emirati come giurisdizione solida e affidabile, sempre più in linea con gli standard occidentali. È un contesto che non fa più ‘paura’ agli imprenditori italiani: al contrario, è percepito come un ambiente sofisticato, con un impianto normativo strutturato e moderno.
Domande frequenti su Dubai: un hub fiscale e legale per gli imprenditori italiani
Dubai offre una politica fiscale favorevole, un ambiente sicuro e rappresenta un hub strategico per il business internazionale. Questi elementi, combinati con la modernità della città, la rendono attrattiva per gli investitori.
L'articolo affronta la questione della tassazione per gli italiani con aziende a Dubai e le strategie per evitare la doppia imposizione. Vengono inoltre discussi gli errori più comuni nella gestione fiscale incrociata.
L'articolo evidenzia i rischi legali specifici che possono emergere in operazioni di M&A multi-giurisdizionali che vedono Dubai come punto di collegamento con l'Africa, data la sua posizione strategica.
Il 10 giugno 2025, la Commissione Europea ha rimosso gli Emirati Arabi Uniti dalla lista delle giurisdizioni ad alto rischio per riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo. L'articolo analizza se questo sia un cambiamento formale o sostanziale.
Dubai è diventata un punto di riferimento per gli investitori grazie alla sua modernità, alla politica fiscale favorevole e alla sicurezza che offre. Questi fattori la rendono un hub strategico per le opportunità di business internazionali.