Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, chiedere ai fornitori di fondi tematici quale fosse la “moda” del momento nelle preferenze degli investitori ha dato, nelle nostre ultime interlocuzioni, sempre la stessa risposta: il settore difesa. In questo caso, però, è sempre più difficile parlare di un fenomeno passeggero dovuto allo shock del 2022.
La crisi del gas ha spostato i favori degli investitori dalla transizione verde ai piani di riarmo dei Paesi occidentali, in un mondo che improvvisamente sembra molto meno pacifico.
I titoli del settore difesa sono stati tra i più performanti sulle Borse europee nel 2022, 2023 e 2024, ma ci sono motivi concreti per immaginare una prosecuzione del trend. Infatti, i Paesi dell’alleanza Nato, che per la maggior parte sono riusciti a raggiungere il target di una spesa militare annuale del 2% del Pil, pur con notevoli eccezioni, potrebbero rivedere al rialzo l’obiettivo minimo.
Lo riporta il Financial Times, anticipando un dibattito per ora ufficioso all’interno dei membri dell’alleanza atlantica: secondo tre fonti a conoscenza dei colloqui riservati fra i ministri degli Esteri, intercorsi la scorsa settimana, si parla di raggiungere un minimo di spesa al 2,5% del Pil come obiettivo intermedio, prima di arrivare al 3% entro il 2030. Questi nuovi impegni potrebbero essere formalizzati nel vertice Nato previsto l’anno prossimo in Olanda, Paese originario dell’attuale segretario generale dell’alleanza, Mark Rutte. Il quale non ha nascosto pubblicamente di avere in testa un minimo di spesa militare “molto più alto” dell’attuale 2%. “Ho un numero in mente, ma non lo dirò ora”, ha affermato il segretario Nato al Financial Times, “tuttavia, è evidente che, guardando agli obiettivi di capacità, [quando] si considerano le lacune ancora presenti… è chiaro che con il 2% non ci si arriva”.
Musica per le orecchie dell’industria bellica europea, che ha già largamente beneficiato del rialzo delle spese militari che ha portato i Paesi membri Nato “rispettosi” del target al 2% a quota 23 su 32, quando erano solamente sei nel 2018. L’Italia, Paese fra i leader nella produzione di elicotteri e navi da guerra con il blocco Leonardo e Fincantieri, resta ancora fra i Paesi più indietro e tuttora non in linea con l’attuale target sulla spesa militare (1,5% nel 2024, secondo le stime Nato). Lo stesso ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha affermato martedì 10 dicembre che il Paese sarà costretto a raggiungere una spesa al 2% “se non al 3%” del Pil. “Preservare la democrazia significa fare anche discorsi brutti” e “Trump accelera questo processo” di innalzamento delle spese per garantire la sicurezza. Gli Stati Uniti già spendono il 3,4% del Pil in difesa ed è evidente che saranno gli alleati a dover percorrere ancora un tratto di strada per potersi garantire la protezione americana in caso di attacco. Negli ultimi due anni, i membri Nato esterni agli Usa hanno incrementato il budget militare di circa 100 miliardi di dollari.
Queste premesse hanno accompagnato un altro anno esuberante per il titolo italiano più importante del settore, Leonardo, che al 13 dicembre segna un rialzo del 68% nel 2024, con un valore dell’azione quadruplicato rispetto a inizio 2022, a poche settimane dall’invasione russa in Ucraina. Ancor meglio ha fatto la tedesca Rheinmetall, con un +569% da inizio 2022, grazie ai forti investimenti di Berlino per recuperare lo storico ritardo negli investimenti in difesa. La britannica Bae Systems ha portato a casa un raddoppio del suo valore in Borsa rispetto alle quotazioni pre-invasione.
La risposta dell’industria finanziaria
Nel frattempo, l’industria finanziaria si è mossa per incontrare una crescente domanda di esposizione settoriale. Fra i vari esempi approdati sul mercato negli ultimi anni c’è l’Etf tematico di HanEtf: lanciato nel luglio 2023, in meno di un anno e mezzo ha raggiunto i 650 milioni di masse in gestione, con afflussi di capitale nuovamente in accelerazione nell’ultima parte di quest’anno. L’altro grande nome nel comparto è VanEck, il cui Etf specializzato, secondo i dati JustEtf, ha raggiunto gli 1,5 miliardi di euro in masse.