Longevità vuol dire eredità. Eppure, le donne spesso assumono le redini di grandi patrimoni senza le giuste consapevolezze
Tendono a gestire in prima persona le spese familiari nell’86% dei casi, ma quando si parla di pianificazione finanziaria questa percentuale sfiora appena il 20%
Dovrebbero acquisire gli strumenti necessari a destreggiarsi nel mondo dei servizi bancari e finanziari. Ma la formazione dovrebbe partire da scuole e università
Longevità, argomenta, vuol dire anche eredità. E la mancanza di consapevolezze le espone al rischio di “diventare preda del primo consulente finanziario che si presenta loro”. “È importante – continua Gardella – che le donne acquisiscano gli strumenti necessari a leggere il mondo dei servizi bancari e finanziari in cui devono destreggiarsi, una formazione che dovrebbe essere offerta da un’istituzione che non sia in conflitto di interessi, a partire dalle scuole e dalle università”.
In Italia, spiega infatti Piera Di Pietro, wealth manager e director di Azimut wealth management, la cultura finanziaria è ancora poco diffusa e la sua rilevanza “troppo poco evidenziata”. Un deficit che, spesso, indurrebbe gli uomini ad allontanarsi dal risparmio gestito, perché tenderebbero a non fidarsi, a guardare ai costi e a pensare di essere in grado di “scegliere quando entrare e uscire dai mercati”. Le donne, al contrario, secondo Di Pietro, avrebbero una visione più di lungo termine, molte cose di cui occuparsi e, contrariamente alle stime, tenderebbero a “delegare di più”. “Secondo la mia esperienza, sanno gestire molto bene il patrimonio familiare, sanno essere previdenti, sanno programmare, sono lungimiranti e anche molto innovative. Sono aperte e disposte a farsi consigliare per perseguire i loro obiettivi”, spiega. “Spesso si ritrovano a gestire patrimoni importanti e, pur non essendosene magari mai occupate prima, lo fanno con grande senso di responsabilità e ottengono risultati migliori rispetto agli uomini”.
“La professionalità non è ovviamente un fattore di genere e la principale differenza tra uomini e donne nel nostro lavoro risiede, secondo il mio punto di vista, nella capacità delle donne di aggiungere alle competenze tecniche anche il cuore, l’entusiasmo e l’istinto, elementi questi che emergono meno negli uomini – conclude Di Pietro – In generale oggi, rispetto al passato, è più complicato praticare la nostra professione e proprio nell’ultimo decennio di importanti trasformazioni si sono fatte strada più donne, pronte e forti nell’essere al fianco della clientela anche nei momenti più volatili, misurate nel prendere rischi ma anche capaci di gestire le paure dei clienti, contrastando, con il dialogo e la conoscenza, le trappole comportamentali tipiche degli investitori”.
Articolo tratto dal magazine We Wealth di gennaio 2021