Come risaputo, è possibile assumere posizioni in criptovalute acquistandole direttamente al prezzo spot, ad esempio attraverso una Exchange Platform “molto auspicabilmente” autorizzata (in Italia fa fede l’iscrizione nel Registro OAM), e immettendole in un proprio Wallet, aperto presso terze parti quali una di quelle suddette, oppure direttamente contenuto in un hardware detenuto fisicamente. Al netto delle criticità inerenti a hackeraggi et similia che possono coinvolgere entrambe le soluzioni sopra citate, l’unico altro modo noto per investire direttamente in criptovalute è farlo attraverso un gestore, in genere bancario, che si assume l’onere di custodire in nome e per conto di un cliente un certo ammontare di criptovalute, opzione proposta al momento da un numero non elevato di intermediari bancari, in specie per clienti private di alto standing. In tutte le soluzioni accennate nelle righe che precedono, l’aspetto fiscale è “governato” in Italia dalla normativa di tassazione e monitoraggio dei cryptoassets recentemente emanata, simile a quella sulle rendite finanziarie, ma con in più l’obbligo di inserimento nel Quadro RW della dichiarazione dei redditi dell’investitore degli “ammontari” dei token (sia fungibili che non fungibili). Residualmente, possiamo citare un’ulteriore possibilità di fare il sopra accennato investimento a termine e non a pronti, cioè quella di stipulare contratti future, precipuamente su Bitcoin, su piattaforme preferibilmente Dex che praticano obbligatoriamente la Cyc, come quelle registrate sul precedentemente citato Registro Oam, o addirittura ufficiali come Nasdaq o Cme.
In modo indiretto, ci sono invece altre tre vie per acquisire posizioni in criptovalute. La prima è farlo sottoscrivendo un Etf Bitcoin o un Etc Ethereum quotati sulla Borsa americana ormai da qualche mese, tenendo presente che entrambe le opzioni non sono fiscalmente armonizzate per un investitore italiano, che dovrà pertanto imputare le eventuali plusvalenze come Redditi diversi ad aliquote marginali nella propria dichiarazione annuale. Lo stesso problema lo si riscontrerebbe investendo nelle varie decine di Etp/Etn replicanti in specie Bitcoin quotati sulle Borse europee. La seconda via perseguibile è quella di acquistare Etf, fra cui vari quotati anche su Borsa Italiana (BlackRock, Invesco, Van Eck), che replicano un paniere di azioni di imprese operanti nel “mondo globale crypto”, dal mining all’exchange platforming, alla GAI. In modo più “aggressivo”, si possono invece, come terza e ultima via, selezionare singoli titoli azionari coinvolti nel fenomeno “crypto” e investirci direttamente: dall’exchange platform Coinbase, al miner Marathon, alla Big Whale (che detiene 14 miliardi di dollari investiti in Bitcoin) MicroStrategy. La scelta e le possibilità di guadagno sono molto grandi. Così come, per altro verso, l’alto rischio.