Mercati a picco non tanto per la Fed quanto per il timore di una recrudescenza covid
Il presidente della Fed ha puntualizzato che la pandemia covid potrebbe causare danni a lungo termine all’economia, modficando il comportamento dei consumatori e delle imprese. Ha influito in maniera negativa su Wall Street anche la notizia che il Texas ha registrato 2.504 nuovi casi di covid il 10 giugno. Si tratta dell’ammontare giornaliero più alto dall’inizio dell’emergenza.
Il Dow Jones lascia sul terreno il 4,92%, incammiandosi verso il peggior ribasso da marzo. L’S&P 500 cede il 4,08%, mentre il Nasdaq Composite perde il 3,23%. Male i titoli delle compagnie aeree. United Airlines, Delta, American e Southwest lasciano sul terreno oltre il 9%. Affonda anche il settore delle crociere. Carnival e Norwegian Cruise Line perdono infatti il 14%.
Gli operatori mostrano di non credere che politica monetaria accomodante della Fed possa combattere efficacemente gli effetti della pandemia. Di sicuro, non prima del 2022.
Secondo gli analisti, la Fed ha agito ancora più da colomba di quanto previsto. Tuttavia, l’azionario sta subendo un sell-off nonostante la banca centrale. O meglio, non a causa della banca centrale. Potrebbe darsi che i mercati azionari abbiano già prezzato molte “buone notizie”. La verità è che i tassi di contagio in molti stati Usa continuano a salire (non solo in Texas, ma anche in California e in Florida), e il sentiment degli investitori sulla situazione sanitaria sembra l’unico determinante del prossimo grande movimento dei mercati.
I prezzi alla produzione per la domanda finale negli Usa sono saliti dello 0,4% a maggio. Il consenso degli economisti si aspettava invece una lettura in aumento dello 0,1% mese su mese. I prezzi alla produzione core sono invece scesi dello 0,1%, come da attese, mentre quelli per consumi personali sono saliti dello 0,7%.