La recessione economica causata dalla crisi sanitaria globale ha portato a minori contributi pensionistici, minori rendimenti degli investimenti e maggiore debito pubblico nella maggior parte dei paesi
L’Italia non è tra le prime in classifica e presenta un valore estremamente basso per quanto riguarda la sostenibilità
“Molti governi in tutto il mondo hanno risposto alla pandemia con uno stimolo fiscale sostanziale e le banche centrali hanno adottato politiche monetarie non convenzionali e particolarmente accomodanti. Adesso l’era dei tassi bassi, dei premi al rischio molto compressi pone delle sfide importanti nell’ambito della sostenibilità delle pensioni future, il tutto aggravato dalla crisi economica globale generata dalla pandemia. Elementi che vanno aggiungendosi alle normali sfide della gestione del rischio in un portafoglio pensionistico. Penso per l’Italia ai fondi pensione e alle casse di previdenza” ricorda Luca De Biasi, wealth business leader Mercer Italia.
Il confronto
L’indice messo appunto da Mercer intende la somma di previdenza pubblica, complementare e del risparmio previdenziale, anche attraverso strumenti assicurativi e di risparmio gestito, prende in considerazione i sistemi previdenziali in senso ampio come un insieme di strumenti che garantiscono la gestione finanziaria dell’uscita dalla vita lavorativa dei singoli. Partendo da queste basi è stato dunque possibile stilare una classifica dei sistemi pensionistici che aggrega i dati basati su oltre 40 indicatori, relativi a diversi paesi, suddivisi in tre macro-aree: adeguatezza, sostenibilità e integrità.
Con adeguatezza si intende il livello delle prestazioni erogate per la media dei lavoratori. All’interno della macro-area sostenibilità si trovano invece indicatori quali la percentuale di adesione a fondi di previdenza complementare e a fondi pensione, aspetti demografici e alcune evidenze macroeconomiche come contribuzione e debito pubblico. Nell’integrità, infine, si vanno a considerare diversi elementi di normativa e governance del rischio pensionistico, così come il livello di fiducia che i cittadini di ogni paese hanno nel loro sistema. Il valore dell’indice per ciascuno dei sistemi pensionistici presi in esame rappresenta la media ponderata di queste tre macro-aree; le ponderazioni utilizzate sono pari al 40% per la macro-area adeguatezza, al 35% per la macro-area sostenibilità e al 25% per la macro-area integrità. Il valore dell’indice rappresenta quindi una media ponderata dei punteggi in queste tre diverse macro-aree.
Arrivando dunque alla classifica si nota come i Paesi Bassi hanno registrato il valore più alto (82,6) e hanno mantenuto la prima posizione nella classifica generale, nonostante le significative riforme pensionistiche in atto; la Tailandia ha fatto registrare il valore dell’indice più basso (40,8). Per ogni macro-area, i punteggi più alti sono stati attribuiti ai Paesi Bassi per l’adeguatezza (81,5), alla Danimarca per la sostenibilità (82,6) e alla Finlandia per l’integrità (93,5). I punteggi più bassi nelle 3 macro-aree sono stati registrati dal Messico per l’adeguatezza (36,5), dall’Italia, ancora una volta per la sostenibilità (18,8), e dalle Filippine per l’integrità (34,8). L’Italia non è tra le prime in classifica e presenta un valore estremamente basso per quanto riguarda la sostenibilità. Ma non è la sola. La ricerca sottolinea infatti come questo fattore è il punto debole in molti sistemi. Il punteggio medio di sostenibilità è sceso di 1,2 punti indice nel 2020 a causa della crescita economica negativa registrata nella maggior parte delle economie a causa della pandemia.