Più incisivi, invece, almeno secondo le intenzioni, i contributi a fondo perduto disposti per garantire un’iniezione di liquidità alle imprese in crisi. L’art. 25 del cd. decreto Rilancio ha disposto un sostegno economico a favore delle società che abbiano subito un’importante riduzione del fatturato nel mese di aprile 2020 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Nonostante i buoni propositi, però, le prime simulazioni sull’incentivo non hanno portato ai risultati sperati: la Cgia, pronunciandosi sul punto, ha definito la misura “un bicchiere d’acqua per tutti incapace di togliere la sete a coloro che ne hanno veramente bisogno”, dando atto di come, un’impresa con un fatturato annuo di 180 mila euro, a fronte di una perdita di 15 mila, finisca per percepire un contributo di 3 mila.
Con una misura analoga il Governo si è indirizzato anche al mondo delle start-up innovative, per le quali ha previsto, oltre ad una deduzione del 50%, fino ad un massimo di 100 mila annui, per le persone fisiche che effettuano investimenti in tali società, anche un contributo a fondo perduto. Nonostante l’intento del legislatore sia lodevole, in questo caso l’efficacia dell’incentivo è rimandata all’adozione di uno dei 103 decreti di attuazione del Dl Rilancio, atteso entro il 18 luglio 2020.
Debbono considerarsi con favore le norme con le quali il legislatore ha previsto un taglio di alcuni tributi. Gli articoli 24 e 177 del Dl Rilancio hanno stabilito, rispettivamente, l’abolizione (i) del saldo per il 2019 e del primo acconto per il 2020 dell’Irap e (ii) della prima rata dell’Imu per gli immobili destinati ad attività turistiche. Seppure il taglio delle imposte abbia sin qui riguardato soltanto una piccola fetta del gettito statale, tali misure hanno il merito di inserirsi nel solco di un percorso di semplificazione che potrebbe facilmente garantire una maggiore efficacia alle manovre governative.
Ed invero, davanti alla difficoltà di reperire le risorse necessarie per erogare i sostegni alle imprese, le associazioni di categoria avevano a più riprese incalzato l’esecutivo, sottolineando che, nell’ambito dell’attuale realtà produttiva, un taglio mirato delle imposte potesse garantire un aiuto sicuro ed immediato. E nonostante le richieste abbiano trovato ascolto soltanto con l’ultimo dei decreti adottati per fronteggiare la crisi, tali misure fanno ben sperare che i futuri interventi normativi guardino criticamente alla realtà del mondo produttivo, per improntarsi ai principi dell’immediatezza e dell’efficacia.
In questo senso, davanti all’evidente necessità per le imprese di reperire risorse economiche, ci si sarebbe aspettati, ad esempio, che l’Esecutivo abbattesse i limiti di deducibilità degli interessi passivi o potenziasse le agevolazioni per la capitalizzazione delle società (come l’Ace). Misure di questo tipo, infatti, non richiedendo ulteriori decreti di attuazione o il reperimento nel breve termine di coperture finanziarie, avrebbero avuto una certa ed immediata efficacia pratica, dimostrandosi più in linea con la realtà materiale dei tempi che corrono.
Resta da augurarsi, allora, che nell’ambito dei lavori di conversione dei decreti sin qui varati, la manovra economica possa indirizzarsi ad obbiettivi di maggiore coerenza normativa adottando un approccio pratico alla crisi in atto.