Le imprese Controvento sono il 6,8%, pari a 4.829 realtà, e generano il 7,7% dei ricavi, il 12,3% di valore aggiunto e ben il 18,8% dell’Ebitda complessivo
L’accumulo di un buffer di liquidità e il mantenimento di una struttura finanziaria e patrimoniale solida sono imprescindibili per fronteggiare eventuali situazioni di downturn
“La generazione e l’accumulo di un buffer di liquidità e il mantenimento di una struttura finanziaria e patrimoniale solida diventano imprescindibili anche per fronteggiare eventuali situazioni di downturn, quale ad esempio l’attuale emergenza covid-19 – ha aggiunto Poma – In tal senso, le disponibilità liquide, generate e mantenute anche per esigenze finanziarie improvvise, sono diventate in questi mesi un polmone chiave per consentire la sopravvivenza stessa delle aziende”.
Dai dati dello studio è emerso che le imprese Controvento hanno realizzato nell’ultimo triennio un rapporto tra cassa e debiti correnti crescente, che ha raggiunto il 50% a fine 2018 rispetto al dato mediano del 17% per l’universo delle imprese italiane. E questo dovrebbe metterle in una posizione di vantaggio nel sopravvivere in un contesto altamente critico e volatile quale l’attuale lockdown e nel riaccendere più facilmente i motori nella fase 2.
Tornando ai numeri, lo studio ha poi evidenziato una crescita della rilevanza del tessuto produttivo delle regioni del Nord-est (Trentino +17% nel numero di imprese e +65% nei ricavi, Emilia Romagna +16% e +55%, Veneto +16% e +21%) e un incremento della quota di aziende di medie dimensioni (tra 50 e 250 addetti; +37% numerosità e +15% l’apporto di ricavi). La differenza la fa molto il settore di appartenenza: alcuni comparti hanno visto infatti accentuare la propria rilevanza, mentre altri al contrario hanno subito un ridimensionamento. Tra i settori vincenti, Nomisma e Crif hanno, infatti, citato il packaging e la farmaceutica, mentre il comparto dei produttori di autoveicoli è stato inserito tra i settori altalenanti.