Investire e ricevere consulenza finanziaria non è gratuito e la normativa europea garantisce che, una volta all’anno, gli investitori vengano informati dai loro intermediari sui costi che hanno sostenuto. Il rapporto si chiama “Rendiconto costi e oneri”. Entro il 30 aprile, la banca (o altro intermediario) è tenuta a recapitarlo ai suoi clienti, quantomeno in forma elettronica. La maggioranza degli italiani, tuttavia, continua a non sapere dell’esistenza di queste informazioni, anche perché questo obbligo di trasparenza non viene molto “pubblicizzato” dagli intermediari finanziari.
Il Rendiconto perduto
Al corpo di statistiche realizzate, in particolare dalla Consob, si è unita una nuova ricerca di Moneyfarm realizzata in collaborazione con il presidente di Ascofind, Massimo Scolari, dalla quale è emerso che oltre due terzi di coloro che dichiarano di aver ricevuto il documento Costi e oneri (circa la metà degli intevistati) non ne hanno mai discusso con il proprio consulente e uno su due dice di non aver ricevuto una notifica proattiva della pubblicazione del Rendiconto o di averlo dovuto cercare nell’area riservata del proprio home banking.
Il sondaggio ha coinvolto 1.329 investitori, di cui 709 clienti dei servizi Moneyfarm con un investimento attivo da almeno 12 mesi e 620 utenti non clienti di Moneyfarm e utilizzatori dei servizi di investimento di altri intermediari. Nonostante si tratti di un gruppo di intervistati finanziariamente più evoluto rispetto alla media nazionale sondata da Consob per il suo rapporto sulle decisioni finanziarie, le percentuali di chi ha una conoscenza nulla o limitata del Rendiconto sono del 48% fra i non clienti Moneyfarm e del 35% fra i clienti. Inoltre, solo un investitore su tre, avendo ricevuto il documento, dice di averlo letto e di averlo trovato chiaro ed esaustivo.
Sapere quanto si paga per ricevere un servizio d’investimento può essere molto utile per comprendere se ci sono prodotti inefficienti nel proprio portafoglio, come fondi o polizze che costano molto e rendono poco, o offrono pochi contenuti assicurativi. Inoltre, come sottolineato in molte occasioni anche dall’Autorità europea di vigilanza (Esma), i costi hanno una forte incidenza sui risultati a lungo termine degli investimenti, erodendo la crescita dei propri capitali. Tuttavia, informa la nota di Moneyfarm, quasi il 70% degli intervistati ignora o sa solo vagamente che gli intermediari sono tenuti per legge a inviare il Rendiconto entro il 30 aprile di ogni anno e solo il 3% è a conoscenza della possibilità di richiedere il documento in forma analitica e ha effettivamente chiesto di visionare la versione dettagliata del Rendiconto, fondamentale per poter conoscere le potenziali inefficienze in termini di costo dei singoli strumenti nell’ambito della propria esposizione complessiva.
Un conto che non si è pronti ad accettare?
“Nonostante siano trascorsi oltre sei anni dall’entrata in vigore della Mifid II, l’indagine di Moneyfarm mette in luce come vi sia ancora un ampio numero di investitori che non sa a cosa ci si riferisca quando si parla di Rendiconto Costi e Oneri e che magari crede che la consulenza prestata dalla propria banca o intermediario finanziario sia a titolo gratuito”, ha commentato Andrea Rocchetti, Global Head of Investment Advisory di Moneyfarm. Secondo la più recente rilevazione Consob sui decisori finanziari italiani, realizzata nel 2022, il 42% degli italiani assistiti da un consulente finanziario afferma di non pagare nulla per il servizio che riceve. E il 57% affermava di non essere, comunque, disponibile a pagare la consulenza finanziaria: il che potrebbe giustificare la poca proattività da parte delle banche nel notificare l’invio del Rendiconto dei costi sostenuti, in quanto il “conto” potrebbe risultare facilmente indigesto al cliente. Secondo Rocchetti, “le istituzioni e noi operatori finanziari siamo chiamati a un’opera di rieducazione finanziaria, per aumentare la consapevolezza del pubblico retail circa i costi a cui si va incontro quando si sottoscrive un prodotto o un servizio finanziario”, in quanto sono “l’unica variabile certa di un investimento”.