Quinto mese consecutivo di rialzo per l’S&P 500, che a luglio mostra un progresso del 3,1%
Fitch taglia il rating degli Usa. L’agenzia prevede un debito al 112,9% del pil nel 2023
Da gennaio l’indice S&P 500 di Wall Street mostra un progresso di oltre 19 punti percentuali, trainato dagli ormai noti “magnifici sette” (Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Nvidia e Tesla). Solo nel mese di luglio si parla di un rialzo del 3,1%, ovvero il quinto consecutivo e il più lungo dall’estate del 2021. Ma non tutti hanno beneficiato di questo rally. Mentre Fitch taglia il rating degli Usa da AAA a AA+, scatenando la reazione della segretaria al Tesoro Janet Yellen che ha criticato la decisione definendola “arbitraria” o “obsoleta”, la domanda sorge spontanea: entrare o non entrare nel mercato adesso?
“Tutti dicono che l’economia statunitense non andrà in recessione, la Federal Reserve è riuscita a fare il no landing (termine con il quale si indica uno scenario “senza atterraggio”, con un’economia forte, un mercato del lavoro resiliente e un’inflazione che non scompare, ndr) e che tutto è pronto per una ripartenza. Ma io non ho mai osservato situazioni di questo genere, ovvero un inizio ciclo che riparte con questi multipli”, spiega a We Wealth Michele De Michelis, responsabile investimenti di Frame asset management. “Anzi, statisticamente parlando, di solito eventuali bombe d’acqua sui mercati avvengono dopo, quando la Fed finisce di alzare i tassi e iniziano a manifestarsi gli effetti del tightening”.
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“Comunque sia, per chi è già dentro e ha potuto usufruire di questo rialzo, credo sia il momento di consolidare. Per chi non ne ha usufruito, suggerirei di restare tranquilli, perché i governativi a breve termine rendono molto bene, cosa che non accade da anni”, dice De Michelis. In altre parole, entrare nel mercato azionario statunitense potrebbe non essere la mossa migliore ora. “È vero che veniamo da stimoli fiscali eccezionali, una politica monetaria pazzesca, gli americani hanno accumulato risparmi come non mai e le aziende hanno emesso debito a tassi bassissimi, ma a un certo punto dovranno rifinanziarsi, andando sui mercati a tassi molto più alti”, ricorda l’esperto. “Pensiamo soltanto allo stock di debito dei crediti universitari, che i consumatori americani avevano posticipato, oppure al discorso delle banche regionali americane, che hanno difficoltà di bilancio e presteranno di meno. Insomma, in un ciclo economico basato sul credito-debito come quello statunitense, è chiaro che l’impatto dei tassi più alti a un certo punto si dovrà sentire”.
Secondo De Michelis, in questo contesto, potrebbe essere conveniente affidarsi a un gestore con una strategia attiva. “Se si intende prendere posizione sull’S&P 500 diretto, esistono Etf o fondi simili agli Etf, ma l’ideale è una posizione bilanciata-flessibile, lavorando sulla duration”, dichiara l’esperto. In generale, a livello di equity, De Michelis ricorda come i mercati emergenti siano al momento rimasti un po’ più indietro e abbiano valutazioni più contenute rispetto a quelli americani, motivo per cui se la situazione dovesse deteriorarsi (ma non troppo) potrebbero restituire una sovraperformance. “Il governo cinese, per esempio, sta spingendo moltissimo per far salire il mercato azionario, anche se gli investitori non si fidano e restano molto cauti”, spiega De Michelis. “In ogni caso, se dovessi assumere un po’ di rischio, preferirei i mercati emergenti. Per chi non intende investire nell’azionario, un’altra asset class interessante è il debito high yield, che in questo momento remunera al 7-8%”. Quanto infine al taglio del rating Usa a opera di Fitch, secondo De Michelis non c’è da preoccuparsi. “I titoli di Stato americani sono considerati safe haven, non c’è un problema di rischio. Anzi, la remunerazione che offre oggi il Tesoro americano è assolutamente interessante per parcheggiare, se si considera che il decennale rende il 4% e il sei mesi il 5,50%”.