Tra le altre cose, la nuova riforma accelera sul fronte del digitale, dando la possibilità ai contribuenti di pagare telematicamente i tributi
Immutati, tuttavia, rimangono i piani di riforma del catasto prevista per il 2026
Con riferimento alla flat tax, si apprende che questa rimane confermata per le partite Iva che non superano la fascia reddituale di 65 mila euro lordi annui. Allo stesso tempo, ai contribuenti che superano la soglia di reddito (entro gli 80.000 euro) è riconosciuta la possibilità di scegliere in via alternativa se passare al regime di tassazione progressivo Irpef o rimanere per due anni in un regime agevolato transitorio, con l’applicazione di un’aliquota forfettaria già definita easy tax (che verrà individuata nei prossimi decreti attuativi, ma apparentemente potrebbe essere al 20%).
Inoltre, una parte del gettito ricavato dalla flat tax potrebbe essere destinato, in funzione della residenza del contribuente, a Comuni e Regioni.
Infine, sempre a favore di imprenditori e autonomi, si prevede l’introduzione di un meccanismo idoneo a redistribuire il carico fiscale, attraverso la mensilizzazione di acconti e saldi.
Sul fronte Irpef, perseguendo la volontà di ridurre le aliquote per i redditi di fascia medio-bassa, si propone la riduzione (se non addirittura l’eliminazione) del terzo scaglione reddituale, ampliando altresì la no tax area per i redditi più bassi.
Con riferimento all’Irap, è confermato l’interesse a procedere verso un superamento, in particolare per società di persone, studi associati e società tra professionisti.
Si riconferma, infine, l’impegno a rendere il fisco più vicino al contribuente attraverso un percorso di digitalizzazione. La riforma permetterà al contribuente di pagare i tributi telematicamente e, a quanto pare, introdurrà il divieto all’amministrazione di richiedere al contribuente documenti di cui, anche presso altri uffici, è già in possesso; come quelli resi disponibili, ad esempio, dalla fatturazione elettronica e dalla trasmissione telematica dei corrispettivi.