Possiamo intravedere le prime strategie di integrazione tra chi opta per semplici incorporazioni, facendo sparire brand e modelli di servizio, e chi sceglie di perseguire e rafforzare lo sviluppo di tipo federativo. Questo ultimo, assicura alle aziende più piccole il vantaggio di importanti economie di scala per quelle attività che ormai si possono definire commodity, come il banking, e usufruire di investimenti importanti in tecnologia, per innovarsi ed essere competitivi anche attraverso piattaforme più evolute sia dal punto di vista della sicurezza che della user experience, mantenendo e valorizzando il brand e le peculiarità della linea di business costruite nel corso degli anni.
È vero quindi che le dimensioni contano, ma è altrettanto vero che bisogna essere attenti nell’offrire un servizio altamente personalizzato sia ai consulenti finanziari sia ai loro clienti e che diverse realtà di grandi dimensioni non sempre riescono in questo intento, mentre lo sviluppo di brand diversi appartenenti alla stessa azienda, a prescindere dalle dimensioni, riesce comunque a garantire l’elevata personalizzazione richiesta sia dai clienti Hnwi e private, sia dagli affluent e upper affluent, ancora non in focus tra gli obiettivi delle banche tradizionali, nonostante rappresentino circa il 30% dei risparmi degli italiani.
Un’analisi attenta, per un consulente finanziario che vuole valutare realmente la propria mandante, dovrebbe includere lo studio dei progetti a breve termine determinandone la percentuale di concretizzazione sulla base di reali investimenti. Considerare i soli livelli provvigionali o i bonus di recruiting potrebbe rivelarsi pericoloso e mettere a repentaglio una mancata creazione di valore per se stesso e per i propri clienti. Diventerà quindi sempre più importante scoprire cosa accade a proposta economica conclusa: quali sono i programmi formativi; quanti gli investimenti dedicati ai sistemi fidelizzanti e alla formazione per la crescita del consulente; quali gli investimenti in sviluppo tecnologico per l’utilizzo di piattaforme all’avanguardia; l’incidenza della cyber security nelle fasi operative a tutela dei clienti; come e se viene svolta l’indagine di soddisfazione della rete di consulenti e dei clienti rispetto alla qualità del servizio erogato (net sentiment score); l’importanza dei punti operativi e/o delle agenzie bancarie a disposizione; gli investimenti dedicati agli sviluppi dell’offerta fuori sede e, per le banche tradizionali con reti di vendita tra i canali di business, su quali obiettivi puntano gli investimenti della capogruppo, magari focalizzata su business differenti rispetto a quelli di una rete di consulenti finanziari.
La dimensione conta, la personalizzazione anche di più… bello sarebbe averle tutte e due.