Nonostante gli upgrade di S&P e le prospettive “costruttive” (cioè ottimistiche) di Goldman Sachs, il Btp si conferma il titolo di Stato che offre i rendimenti più elevati nell’Eurozona. Il buon esito delle ultime emissioni — dal Btp Valore al Btp Italia — ha ribadito la fiducia degli investitori domestici, che continuano a preferire soluzioni semplici, a capitale garantito e rendimento certo, in un contesto in cui il rischio di default appare remoto. In molti comprano senza porsi troppe domande sulle alternative. Ma alternative, in effetti, esistono?
Tipicamente, è qui che entrano in gioco i prodotti finanziari più strutturati: fondi obbligazionari con titoli “pepati”, magari a rating inferiore o a struttura ibrida. Ma anche tra i titoli di Stato europei, denominati in euro e dunque senza rischio cambio, è possibile individuare qualche opportunità meno scontata, pur sotto l’ombrello psicologico dell’Unione Europea.
Bond della Romania: pazza idea?
Tra le scelte più discusse, almeno in certi ambienti di divulgazione finanziaria, figurano i titoli di Stato della Romania. Si tratta di un Paese Ue extra-eurozona con rating BBB- e outlook negativo, quindi al margine dell’investment grade. Non è un debito per tutti i portafogli, come ricorda S&P, che a inizio maggio ha evidenziato come Bucarest registri il disavanzo di bilancio più elevato dell’intera Unione, superiore al 9% del PIL. Le elezioni recenti hanno premiato il moderato Nicuşor Dan, e il risultato ha quantomeno alleggerito le pressioni sulla valuta nazionale.
Detto ciò, un default della Romania non può essere considerato un’eventualità molto probabile. Per chi cerca rendimento in un’ottica tattica, il bond romeno in euro con scadenza aprile 2027 offre un rendimento lordo vicino al 3%, ben più del 2,12% di un Btp a due anni. Chi guarda invece al lungo termine — con l’intenzione di tenere il titolo fino a scadenza, per contenere il rischio tasso — può valutare il bond romeno in euro con scadenza febbraio 2034: il rendimento lordo sfiora il 6%, contro il 3,3% circa di un Btp a 9 anni. Certo, con la durata sale anche il rischio.
Bond ungherese: l’analisi
Un po’ più tranquilla della Romania, quanto a outlook e profilo di rischio, è l’Ungheria. Anche qui si tratta di un Paese UE ma fuori dall’euro, con rating BBB- ma outlook stabile. Il titolo ungherese con scadenza giugno 2034 offre un rendimento lordo del 4,47%, ancora una volta ben superiore al corrispettivo italiano. Secondo S&P, il disavanzo delle amministrazioni pubbliche ungheresi è migliorato: dal 6,7% del PIL nel 2023 si è passati al 4,9% nel 2024, grazie a misure di consolidamento e all’incremento delle entrate fiscali. Il saldo primario è tornato in attivo (0,1%), dopo un deficit del 2% l’anno precedente.
Sono scelte che trovano spazio anche nei portafogli professionali? “Seguiamo Paesi come Romania e Ungheria sia per le emissioni in valuta locale sia in valuta forte”, ha spiegato a We Wealth Carl Vermassen, portfolio manager di Vontobel. “Entrambi i Paesi, insieme ad altri della regione, sono parte integrante della nostra offerta emergente. Siamo molto attivi su questi mercati”.
L’ormai probabile ingresso della Bulgaria nell’Area euro, per cui la Commissione europea ha già dato il via libera a partire dal 2026 in attesa dell’ok del Consiglio, porta a chiedersi se anche Romania e Ungheria potrebbero avviarsi sulla stessa strada nel lungo termine. Una convergenza del genere potrebbe comprimere i rendimenti e offrire ritorni in conto capitale. Ma Vontobel resta prudente: “Siamo cauti nell’approcciare Romania e Ungheria dal punto di vista dell’adesione all’euro, e non puntiamo sulla cosiddetta ‘convergence trade’ – non riteniamo che l’ingresso avverrà nel breve termine”.
Più concreta la prospettiva bulgara: “La Bulgaria persegue da anni una politica orientata all’adesione all’euro, per motivi tanto economici quanto politici. Non vediamo una determinazione simile né in Polonia né in Romania”, continua Vermassen. “Anche sulla Bulgaria, fino a poco tempo fa abbiamo evitato di puntare sulla convergenza. Ora, dopo il giudizio positivo della Commissione e della Bce, l’adesione appare molto probabile, ma la situazione resta fluida”.
I titoli bulgari, però, sono scarsamente liquidi e non offrono un premio sensibile rispetto ai Btp. Chi ha investito su questa convergenza aveva forse maggiori elementi di supporto rispetto al caso romeno. Tuttavia, in patria la questione resta divisiva: il presidente ha cercato di ostacolare l’ingresso nell’euro attraverso un referendum, che è però stato dichiarato inammissibile dalla Corte costituzionale. “La volontà dell’attuale governo di porre la questione al popolo bulgaro è reale”, conclude Vermassen, “ma i sondaggi indicano che un sì all’euro in un eventuale referendum non sarebbe affatto scontato”. Come, del resto, non è scontato basare una strategia obbligazionaria sulle scommesse politiche di lungo periodo.
Domande frequenti su Btp, ha senso affiancarli ai bond pepati di Romania e Ungheria?
L'articolo esplora se, nonostante i rendimenti elevati offerti dai BTP nell'Eurozona, possa essere vantaggioso diversificare il portafoglio includendo bond di Romania e Ungheria, potenzialmente più rischiosi ma con rendimenti più alti.
Gli investitori domestici mostrano fiducia nei BTP, preferendo soluzioni semplici, a capitale garantito e rendimento certo, considerando il rischio di default come remoto.
L'interesse verso i bond rumeni è supportato dagli upgrade di S&P, che indicano un miglioramento del rating del paese, e dalle prospettive 'costruttive' di Goldman Sachs.
Nonostante il buon esito delle emissioni, l'articolo evidenzia che il BTP si conferma come il titolo di Stato che offre i rendimenti più elevati all'interno dell'Eurozona.
L'articolo menziona specificamente il Btp Valore e il Btp Italia come emissioni che hanno avuto un buon esito, dimostrando la fiducia degli investitori domestici.