Non sono diventati “più sicuri dei bond tedeschi”, come affermato dalla premier Meloni, ma i Btp continuano a incassare importanti riconoscimenti a livello internazionale. Dopo il miglioramento del rating da parte di S&P e lo spread sul bund sceso a un minimo di chiusura di 97 punti base il 30 maggio, gli analisti di Goldman Sachs hanno lodato il percorso di consolidamento del debito italiano. In una nota intitolata “Tre ragioni per essere costruttivi sul debito italiano nel 2025”, la banca d’affari osserva come gli spread dei titoli di Stato italiani siano stabili da tre anni e si siano progressivamente ridotti dall’autunno 2022.
I dati smentiscono che questo fenomeno sia stato il frutto di una crescita economica superiore alla media: dopo la contrazione dovuta alla pandemia, il PIL italiano è cresciuto in linea con l’Eurozona e la Francia. “Tuttavia, lo spread Btp-bund a 10 anni è oggi al livello più basso da quasi cinque anni” e, nonostante alcune sfide, ci sono tre buone ragioni per credere che il contesto possa restare favorevole. Da un lato, infatti, i rendimenti sono scesi meno dell’inflazione, rendendo relativamente più oneroso per lo Stato italiano ripagare il proprio debito, con un rapporto debito/Pil previsto in aumento. Inoltre, gli obblighi Nato indicano che il Paese dovrà spendere di più per la difesa, con un esborso aggiuntivo pari all’1% del Pil entro il 2027: un ulteriore fattore che tende ad alimentare il debito.
Per Goldman Sachs, tuttavia, un mix composto da: consolidamento fiscale (inteso come riduzione del disavanzo pubblico), costo reale del debito ancora inferiore ai livelli pre-Covid e, infine, un rischio politico ridotto, rende poco probabile un rialzo anomalo dei rendimenti dei Btp.
Una buona notizia, questa, per chi oggi detiene Btp in portafoglio: significa minore probabilità di doverli vendere in perdita qualora si scelga di non portarli a scadenza.
Il consolidamento fiscale del governo italiano
Secondo le stime di Goldman Sachs, “la situazione fiscale italiana sta migliorando al ritmo più rapido tra i quattro principali Paesi dell’Eurozona”.
In passato, l’Italia registrava un disavanzo complessivo e un disavanzo primario (cioè al netto della spesa per interessi) superiori rispetto agli altri tre grandi Paesi dell’area euro. “Ora il divario si è quasi completamente chiuso, raggiungendo nel 2024 il livello più basso dal 2016”.
La domanda di Btp, inoltre, potrebbe essere sostenuta da un ritorno degli acquisti da parte delle banche italiane, che negli ultimi anni hanno ridotto la loro esposizione in controtendenza rispetto a investitori esteri e famiglie. Il settore finanziario domestico detiene oggi la quota più bassa di Btp degli ultimi 25 anni. “Questo suggerisce che gli acquirenti interni di debito sovrano abbiano spazio per assorbire l’imminente offerta di titoli”, aggiunge Goldman Sachs.

Il Btp Italia, che ha raccolto quasi 8,8 miliardi di euro tra il 27 e il 29 maggio, potrebbe non essere l’ultimo collocamento retail, alla luce di un fabbisogno che si prevede ancora consistente per i prossimi anni.
L’aumento del costo reale del debito: un rischio gestibile
I tassi reali sovrani — cioè la differenza tra crescita nominale e costo effettivo del debito — sono aumentati in tutta Europa a causa della disinflazione, di una crescita rallentata anche per effetto del rischio dazi Usa, e dell’aumento dei rendimenti a lungo termine determinato dalla crescente offerta globale di obbligazioni.
Non si tratta di una buona notizia in sé, ma rispetto all’epoca pre-Covid, l’Italia paga al netto dell’inflazione circa un punto percentuale in meno per finanziare il proprio debito: ciò comporta un risparmio e una maggiore facilità nel tenere sotto controllo il debito pubblico rispetto al passato recente.
L’Unione europea, inoltre, potrebbe contribuire ad alleggerire il crescente conto della spesa militare. Secondo Goldman, questa spesa aggiuntiva sarà probabilmente assorbita dall’emissione di debito europeo, mentre quella nazionale non dovrebbe aumentare.
Goldman Sachs: sull’Italia “rischio politico ridotto”
“Fatta eccezione per la pandemia, tutti gli episodi di allargamento dello spread negli ultimi 10 anni sono stati innescati da instabilità politica”, scrive il team di analisti della banca d’affari americana.
Uno dei grandi fattori di fragilità del Paese, l’instabilità politica, sembra oggi meno pressante: non solo per la stabilità numerica della maggioranza parlamentare, ma anche per il livello di consenso registrato nel Paese. “L’attuale esecutivo”, ricorda Goldman, “è l’unico in 20 anni ad aver guadagnato popolarità nei primi 30 mesi dopo l’insediamento. Ci aspettiamo che questa condizione si mantenga almeno fino alla fine dell’anno, vista l’assenza di catalizzatori politici imminenti”.
Domande frequenti su Btp: anche Goldman Sachs ‘promuove’ il debito dell’Italia
L'articolo evidenzia il miglioramento del rating da parte di S&P e le lodi degli analisti di Goldman Sachs per il percorso di consolidamento del debito italiano. Questo avviene dopo che lo spread sul bund è sceso a un minimo di chiusura di 97 punti base il 30 maggio.
Goldman Sachs ha lodato il percorso di consolidamento del debito italiano, come indicato in una nota intitolata 'Tre ragioni per essere costruttivi sul debito italiano nel 2025'.
Secondo Goldman Sachs, il 'rischio politico' in Italia è considerato 'ridotto', contribuendo a una visione più costruttiva sul debito italiano.
No, l'articolo precisa che, nonostante i riconoscimenti, i Btp non sono diventati 'più sicuri dei bond tedeschi', contrariamente a quanto affermato dalla premier Meloni.
La nota di Goldman Sachs, intitolata 'Tre ragioni per essere costruttivi sul debito italiano nel 2025', si concentra sulle motivazioni che rendono il debito italiano un investimento potenzialmente interessante nel 2025.