- L’inflazione accelera negli Stati Uniti: a gennaio i prezzi al consumo sono aumentati del 3% anno su anno, a fronte del +2,9% atteso dagli analisti
- Vintani: “La sovraperformance dell’Europa da inizio anno è riconducibile a tre fattori: tassi di interesse, super dollaro e valutazioni”
- La Banca centrale europea, nel suo ultimo bollettino economico, ha dichiarato che “il processo di disinflazione è ben avviato”
L’inflazione resta alta negli Stati Uniti, gelando Wall Street. A gennaio i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,5% mese su mese, a fronte dello 0,3% atteso dagli analisti. Su base annuale si parla di un rialzo del 3%, contro previsioni fissate al +2,9%. La reazione immediata dell’azionario a stelle e strisce è stata brusca, poi i movimenti si sono ridotti e alla fine le perdite sono state moderate. Ma la forbice tra Usa ed Europa resta al momento ampia. Se l’Euro Stoxx 50 ha chiuso il 2024 segnando il +12% a fronte del +23% dell’S&P 500, da inizio anno il gap si è infatti ribaltato: il listino europeo cresce di oltre l’11%, contro il +3% dell’indice americano.
Perché l’Europa batte Wall Street
“La sovraperformance dell’Europa da inizio anno è riconducibile a tre fattori: tassi di interesse, super dollaro e valutazioni”, racconta a We Wealth Giorgio Vintani, analista e consulente finanziario indipendente. “In primo luogo, la Banca centrale europea è costretta, qualunque sia l’andamento dell’inflazione, a continuare il suo piano di riduzione per cercare di stabilizzare e far ripartire la crescita nelle deboli economie del Vecchio Continente. Al contrario, la Federal Reserve si è fermata con i tagli e le previsioni portano addirittura a pensare a un solo possibile ulteriore allentamento di 25 punti base nel corso del 2025”, sostiene Vintani.
Bce: “Processo di disinflazione ben avviato”
A proposito di Eurotower, nel suo ultimo bollettino economico la Bce ha dichiarato che “il processo di disinflazione è ben avviato”. L’inflazione “ha continuato a evolvere sostanzialmente in linea con le proiezioni macroeconomiche formulate per l’area dell’euro a dicembre 2024 dagli esperti dell’Eurosistema e nel corso del 2025 dovrebbe tornare all’obiettivo del 2% a medio termine perseguito dal Consiglio direttivo”, si legge nel bollettino. Per definire la traiettoria della politica monetaria, ha ribadito Francoforte, il Consiglio direttivo seguirà un approccio dipendente dai dati.
I dazi di Trump: l’effetto sul dollaro
Intanto, oltreoceano, la nuova politica economica americana sul fronte dei dazi ha esaltato il dollaro. Il biglietto verde “si è rafforzato contro l’euro con un cambio fino a 1,0375, rendendo così beni e servizi europei più economici”, aggiunge Vintani. “Quanto infine alle valutazioni, queste sorridono decisamente al nostro mercato”, dice l’esperto. “Da inizio anno, si è manifestato un certo scetticismo riguardo al divario di valutazione tra le azioni statunitensi e quelle di altre regioni, come l’Europa”, incalza Jean-Paul van Oudheusden, market analyst di eToro. Secondo l’analista, la sovraperformance delle azioni europee può essere quindi vista innanzitutto come un ribilanciamento all’interno dei portafogli degli investitori istituzionali.
La sovraperformance dell’Europa durerà?
Ma quali condizioni potrebbero garantire una prosecuzione della sovraperformance della Borsa europea? “La chiave sta probabilmente nella Germania”, afferma Giorgio Broggi, quantitative analyst di Moneyfarm intervenuto in occasione dell’ultima puntata di Weekly Bell, la trasmissione di We Wealth per fare il punto sui mercati finanziari e gli appuntamenti macroeconomici della settimana. “La Germania deve cominciare a spendere e i mercati stanno prezzando che avverrà. L’altro punto, sempre centrale, è che Trump non annunci tariffe pesanti nei confronti dell’Europa”, prosegue l’analista.
Per Vintani invece la continuazione della politica di tagli da parte della Bce è “assolutamente necessaria” affinché prosegua la corsa del Vecchio Continente. Nelle attese di Vintani la sovraperformance dell’Europa potrebbe di fatto continuare fino a giugno. “Ma mi stupirei se il leone americano non invertisse la marcia a un certo punto del 2025 e puntasse al sorpasso. Anche nel 2024, nella prima parte dell’anno, l’Europa era passata in testa, per poi finire quasi doppiata da Wall Street”, ricorda l’esperto.
Usa vs Europa: come aggiustare i portafogli
Fatte queste premesse, secondo van Oudheusden resta opportuno evitare troppa concentrazione in un singolo settore, industria o regione. “I dati del Retail investor beat di eToro rivelano che un investitore su due si aspetta una sovraperformance da parte dell’azionario Usa nel corso di quest’anno, ma mantiene comunque un portafoglio diversificato che permette di trarre vantaggio dalle performance di più mercati”, sostiene l’analista. Considerando che attualmente gli Stati Uniti pesano per oltre il 75% sull’indice Morgan Stanley World, Vintani suggerisce di affiancare una posizione nell’indice Morgan Stanley Europe. “Quanto alle percentuali di allocazione, una soluzione possibile potrebbe essere intorno al 10% in livelli assoluti o intorno al 25% della componente azionaria del portafoglio”, conclude il consulente.