Alexander De Croo: “Gli Stati Uniti chiamano le nostre imprese. E dicono loro: perché investite in Europa? Dovreste venire negli Usa”
Il premier belga ha precisato di non sapere se ad avvicinare le aziende siano stati il governo federale o consulenti finanziari del settore privato
Durante un incontro al Parlamento europeo tenutosi nella giornata di martedì, il primo ministro belga Alexander De Croo ha accusato gli Stati Uniti di aver avviato una campagna “aggressiva” per attirare le aziende europee oltreoceano promettendo nuovi sussidi in verde. Come riportato dal Financial Times, secondo De Croo gli americani starebbero utilizzando l’Inflation reduction act (o Ira, il maxi piano targato Biden approvato lo scorso agosto che include un pacchetto di misure da 369 miliardi di dollari per accelerare la transizione climatica del paese) per attrarre investimenti e contestualmente indebolire l’industria europea. Mentre gli Usa, numeri alla mano, continuano a zoppicare nella corsa alla riduzione delle emissioni di gas serra.
“Gli Stati Uniti chiamano le nostre imprese. E dicono loro: perché investite in Europa? Dovreste venire negli Usa”, ha dichiarato De Croo in quell’occasione. Riferendo poi al quotidiano economico-finanziario britannico che gli americani “usano l’Ira in modo molto aggressivo per attrarre investimenti”, aggiungendo come siano “ben consapevoli” dell’impatto che una politica simile potrebbe avere sull’Europa. Il premier ha poi spiegato che sono state contattate in particolare aziende chimiche e siderurgiche belghe, precisando di non sapere se ad avvicinarle siano stati il governo federale o consulenti finanziari del settore privato; ma un funzionario dell’Unione europea ha confermato come la questione sia stata sollevata anche da altri leader e sia stata percepita come un’azione concertata.
Molti dei sussidi previsti dall’Ira sono infatti accessibili solo dalle aziende che operano o producono negli Stati Uniti, anche se l’amministrazione Biden ha dichiarato di star lavorando a un modo per consentire anche alle imprese europee di godere di quegli aiuti. Una task force Ue-Usa ha introdotto per esempio un credito d’imposta di 7.500 euro per i veicoli elettrici prodotti nel territorio dell’Unione e venduti nell’ambito di contratti di leasing commerciali, ma non direttamente ai consumatori. Secondo De Croo, solo l’introduzione di misure simili potrebbe rappresentare una risposta a quella che viene definito una mossa “ingiusta” degli Stati Uniti.
Usa: volano le emissioni di gas serra nel 2022
Intanto, nei paesi a stelle e strisce le emissioni continuano a lievitare. Stando alle stime preliminari della società di consulenza ambientale Rhodium Group, lo scorso anno sono aumentate dell’1,3% per un totale di 5,6 miliardi di tonnellate. Si tratta di un rimbalzo comunque inferiore rispetto a quanto registrato nel 2021 (+6,5%) quanto le autorità allentarono le misure di blocco imposte durante la pandemia, ma che non basta a sottrarre agli Usa il titolo di seconda fonte di gas serra al mondo dopo la Cina. L’incremento più significativo è stato registrato nelle emissioni dirette degli edifici, che segnano un +6% in gran parte a causa di un aumento del consumo di energia per il riscaldamento delle abitazioni (e di temperature invernali inferiori alla media).
Nel settore dell’energia elettrica, invece, le emissioni sono diminuite dell’1% e si stima che la produzione di carbone sia a sua volta crollata dell’8% rispetto all’anno precedente. La quota di gas naturale sulla produzione totale di elettricità è invece salita dal 37% del 2021 al 39% del 2022. Anche la generazione di energia rinnovabile ha conosciuto un incremento significativo, pari al +12%. Per la prima volta in più di 60 anni, infatti, le rinnovabili hanno superato il carbone generando il 22% dell’energia elettrica totale a fronte del 20% del carbone. Ad ogni modo, l’obiettivo fissato dall’Accordo di Parigi di ridurre le emissioni di gas serra del 50-52% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030 resta lontano. Secondo i ricercatori, l’approvazione dell’Ira potrebbe rappresentare una svolta e gli effetti sulle emissioni potrebbero risultare visibili già quest’anno “se il governo riuscirà a velocizzarne l’attuazione”. Tuttavia, concludono, anche con l’Ira “saranno necessarie politiche più aggressive per colmare completamente il divario e ridurre le emissioni del 50-52%” entro la fine del decennio.