La Banca centrale europea ha deciso di lasciare invariata l’impostazione della politica monetaria, confermando la rotta tracciata e senza mostrare preoccupazioni per l’andatura sostenuta delle retribuzioni e la nuova accelerata dei prezzi registrata a dicembre. I tassi restano fermi e la riduzione prevista del piano di acquisti di titoli Pepp rimane quella già indicata, con un ritmo di reinvestimento che rallenterà a 7,5 miliardi di euro nella seconda parte dell’anno, prima della sua interruzione fissata a fine 2024.
Messaggio #1: l’inflazione è salita, ma era previsto
“Le nuove informazioni hanno confermato sostanzialmente la valutazione precedente circa le prospettive di inflazione a medio termine”, ha informato la nota dell’Eurotower, “a parte un effetto base al rialzo sull’inflazione complessiva legato all’energia, la tendenza al ribasso dell’inflazione di fondo è proseguita e i passati incrementi dei tassi di interesse continuano a trasmettersi con vigore alle condizioni di finanziamento“.
La riunione della Bce era stata preceduta da un deciso peggioramento del dato generale sull’inflazione nell’Eurozona, passato dal 2,4 al 2,9% fra novembre e dicembre. L’aumento era “previsto”, ha rassicurato la presidente della Bce, Christine Lagarde, durante la conferenza stampa, riferendosi proprio all’effetto statistico del confronto annuo sui prezzi dell’energia.
L’eventualità che l’ultimo aumento dell’inflazione potesse scoprire il fianco a nuovi argomenti “falco” non si è concretizzata, offrendo ai mercati un modesto spunto di segno opposto.
Messaggio #2: taglio ai tassi? “Prematuro parlarne”
L’assenza di riferimenti precisi sulle tempistiche dei tagli non sembra aver preoccupato più di tanto gli operatori, per i quali non erano molte le speranze di ottenere una migliore visuale dopo questa riunione. La presidente della Bce ha sottolineato a più riprese che la discussione sulle tempistiche del primo taglio dei tassi è al momento “prematura”, secondo l’opinione condivisa del board. Lagarde ha evitato di confermare le tempistiche espresse nelle scorse settimane, nelle quali veniva indicata la possibilità di un primo taglio nell’estate di quest’anno. “Dobbiamo ancora entrare in una fase più avanzata nel processo disinflattivo prima di avere fiducia sul fatto che l’inflazione raggiungerà il target”, del 2% ha dichiarato Lagarde.
“I recenti sforzi concertati per dissipare le aspettative di tagli dei tassi già a marzo indicano una mossa strategica per influenzare i mercati finanziari e plasmare le percezioni dei lavoratori e delle imprese, mentre le negoziazioni salariali e le strategie di pricing delle aziende sono al centro dell’attenzione all’inizio dell’anno”, ha commentato Gurpreet Gill, macro strategist, global fixed income di Goldman Sachs Asset Management, “continuiamo a ritenere che la Bce potrebbe orientarsi verso tagli dei tassi a partire dalla tarda primavera, se la disinflazione persiste e le perturbazioni della catena di approvvigionamento dovute alla geopolitica non si intensificano ulteriormente”.
Messaggio #3: i salari aumentano, ma non preoccupano
Alcune indiscrezioni pubblicate da Reuters nelle scorse settimane avevano indicato come la Bce considerasse l’andamento dei salari come la principale minaccia per il raggiungimento dell’inflazione all’obiettivo del 2%. La previsione Bce di una crescita dei salari al 4,6% nel 2024 sarebbe molto più elevata dell’incremento del 3% coerente con il target d’inflazione.
Il recupero dei salari, dopo l’ondata inflattiva degli ultimi due anni è in pieno svolgimento: l’Indeed Wage Tracker, una misurazione del noto sito di annunci di lavoro, ha mostrato un incremento nell’offerta di retribuzione del 3,8% a dicembre, in aumento di un decimale rispetto al mese precedente.
Questo tema ha attirato diverse domande nel corso della conferenza stampa. Lagarde ha ricordato che l’adeguamento dei salari al costo della vita avviene “guardando al passato”, di conseguenza è legittimo aspettarsi che ci saranno ulteriori incrementi nelle retribuzioni. “La nostra speranza è che gli aumenti salariali siano sufficientemente assorbiti dai profitti, in modo che non si trasmettano sui prezzi – al momento non vediamo effetti di secondo livello”, ha affermato Lagarde, riferendosi alla possibilità che l’aumento dei salari possa innescare una spirale inflattiva.
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La reazione del mercato: prevale la colomba
L’euro ha perso lo 0,4% sul dollaro scendendo a quota 1,0825; nel frattempo, il Btp decennale ha perso oltre 6 punti base di rendimento a un minimo di giornata a 3,816%. L’indice Stoxx 600 ha accolto con favore le dichiarazioni rese in conferenza stampa passando in territorio positivo dello 0,22%; il Ftse Mib, nonostante il calo ha ridotto le perdite a -0,6%, quando mancano pochi minuti alla fine della seduta.
“La reazione del mercato all’incontro odierno della Bce è stata dovish”, ha commentato su X il capo analista di Nordea, Anders Svendsen, “sinceramente, non ho sentito molte notizie che giustifichino questa reazione, ma la presidente avrebbe avuto l’opportunità di contrastare ulteriormente le aspettative di mercato e ha scelto di non farlo. I dati decideranno il momento del primo taglio dei tassi”.
“I toni meno incalzanti sulla necessità che i mercati riadeguino la tempistica del primo taglio dei tassi hanno riportato in auge le attese di partenza nella riunione di aprile, a cui ora viene attribuita una probabilità dell’80%, a fronte dal 65% pre-conferenza stampa”, ha notato il chief global strategist di Intermonte, Antonio Cesarano, “al momento lo scenario base rimane di partenza del primo taglio Bce a luglio con eventuale anticipazione a giugno in termini di decisione concreta o preannuncio verbale della decisione a luglio”.
“L’evoluzione del trend dell’inflazione di fondo e alcuni rilevatori salariali indipendenti hanno consentito ai membri del comitato di acquisire maggiore fiducia nel fatto che l’attuale politica monetaria stia avendo l’effetto desiderato, aprendo la porta a un cambiamento di passo forse prima del previsto”, ha commentato i David Chappell, senior fixed income portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments, suggerendo un posizionamento sui titoli di Stato dell’Eurozona preferenziale sui Gilt britannici.