“Abbiamo finito? No. Abbiamo altro terreno da coprire? Sì”, ha dichiarato la presidente della Bce, Christine Lagarde, lasciando pochi dubbi sul fatto che i rialzi dei tassi proseguiranno
“A meno che non ci sia un cambiamento rispetto al nostro scenario base continueremo ad alzare i tassi”, ha aggiunto la presidente Lagarde, riferendosi alle nuove proiezioni sull’andamento dell’inflazione del suo staff
La Banca centrale europea ha alzato i tassi di 25 punti base e fatto capire, anche innalzando le previsioni sul futuro andamento dell’inflazione, che molto probabilmente il ciclo di inasprimento non è ancora finito. “L’incremento dei tassi di oggi rispecchia la valutazione aggiornata del Consiglio direttivo delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”, si legge nel comunicato di Francoforte. Le stime indicano un’inflazione in media al 5,4% nel 2023, al 3,0% nel 2024 e al 2,2% nel 2025. Si tratta di livelli superiori all’obiettivo al 2% anche al termine dell’orizzonte del 2025. Per l’inflazione di fondo, la Bce vede un livello al 5,1% nel 2023, che andrebbe poi a scendere al 3,0% nel 2024 e al 2,3% nel 2025.
Nessun cambiamento è stato adottato sul ritmo del Quantitative tightening relativo al programma di acquisti di titoli App, che rimane impostato su un ritmo di 15 miliardi di euro.
Prospettive peggiorate sull’inflazione
La Bce ha voluto sottolineare come l’abbassamento del dato sull’inflazione generale mostrato negli ultimi mesi non sia sufficiente a interrompere i rialzi, in quanto “gli indicatori delle pressioni di fondo sui prezzi rimangono elevati, sebbene alcuni di essi mostrino timidi segnali di attenuazione”. L’inflazione di fondo depura l’indice da quelle componenti che si muovono con ampie oscillazioni e rappresenta la tendenza più persistente degli aumenti di prezzo.
Secondo l’ultima stima preliminare di Eurostat, l’inflazione al consumo è stata del 6,1% a maggio, mantenendosi costante su base mensile. Al netto di energia, tabacchi e alimenti non processati il tasso annuo è sceso dal 5,6 al 5,3%, offrendo pochi segnali di rallentamento (su base mensile l’incremento è stato dello 0,2%). A fronte di una riduzione del costo dell’energia (-1,7% rispetto al maggio 2022) tutti le principali voci sembrano indicare un forte rincaro, in particolare gli alimenti (+12,5%).
“Gli esperti hanno rivisto al rialzo le proiezioni per l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare, in particolare per quest’anno e il prossimo, a causa dei passati aumenti inattesi e delle implicazioni del vigore del mercato del lavoro per il ritmo della disinflazione”, ha affermato la Bce, riferendosi probabilmente anche al nuovo minimo storico raggiunto dal tasso di disoccupazione. Si tratta, anche in questo caso, di un fattore che potrebbe sostenere rivendicazioni salariali in un contesto nel quale le retribuzioni hanno colmato solo una parte degli aumenti generalizzati dei prezzi dell’ultimo anno.
“La crescita dei salari sta iniziando a diventare una componente sempre più importante per l’inflazione“, ha confermato la presidente della Bce, Christine Lagarde, nel corso della conferenza stampa. “Un perdurante aumento delle aspettative sull’andamento dell’inflazione” che potrebbero spingere le domande salariali, rappresenta uno dei rischi al rialzo per l’andamento futuro dell’inflazione anche “a medio termine”. L’aumento dei salari, in un contesto di crescita stagnante, ha aggiunto Lagarde, presenta anche dei problemi di produttività (costo del lavoro per unità di prodotto) che possono alimentare l’inflazione. In ogni caso, Lagarde ha rassicurato sul fatto che, per ora, non si è osservata la temuta spirale crescente nella quale gli aumenti dei salari e dei prezzi si sostegono a vicenda.
D’altro canto, la forza del mercato del lavoro potrebbe alimentare la fiducia dei consumatori, sostenere i consumi e ridurre i rischi di rallentamento economico. Nel frattempo, le previsioni di crescita sono state leggermente abbassate per quest’anno e il prossimo “indicando ora un tasso di crescita dello 0,9% nel 2023, dell’1,5% nel 2024 e dell’1,6% nel 2025”.
L’interpretazione del comunicato è stata immediatamente restrittiva per l’orientamento di politica monetaria, rafforzando l’euro sul dollaro dello 0,4% (a 1,0878) e peggiorando la seduta, già negativa, delle borse europee; l’Euro Stoxx 600, all’inizio della conferenza di Lagarde, cedeva lo 0,72%.
A partire dal 21 giugno, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale passeranno rispettivamente al 4%, al 4,25% e al 3,50%.
La (sperata) stretta sul credito
L’Eurotower ha aggiunto che gli aumenti dei tassi operati fin qui stanno contribuendo a rendere sempre più costoso chiedere prestiti e finanziamenti, che infatti si stanno riducendo influenzando gradualmente tutta l’economia. “Le condizioni di finanziamento più restrittive sono una ragione fondamentale per la quale l’inflazione dovrebbe ridursi ulteriormente verso l’obiettivo, poiché ci si attende che queste frenino in misura crescente la domanda”.
Tltro in scadenza, un nodo che non preoccupa
“In merito alla scadenza della Tltro”, la liquidità a condizioni favorevoli che gli istituti di credito europei dovranno restituire questo mese, “la Lagarde ha dichiarato che era ampiamente nota alle banche, non vi sono state tensioni sui mercati monetari ed in ogni caso le banche hanno a disposizione le linee di rifinanziamento ordinarie”, ha commentato il chief global strategist di Intermonte, Antonio Cesarano.
Entro il 28 giugno scadranno a livello europeo Tltro per circa 476 miliardi di euro, con una particolare rilevanza proprio per le banche italiane, che hanno attinto in larga parte a questi prestiti. Ci saranno problemi di liquidità o necessità di funding a condizioni meno favorevoli?
“Riteniamo che il rimborso del Tltro non rappresenterà un problema per le banche italiane: le banche avranno infatti la possibilità di utilizzare sia il collaterale depositato presso la banca centrale e che verrà svincolato al rimborso del Tltro sia altro collaterale non ancora vincolato per ottenere fondi dalla Bce attraverso operazioni di rifinanziamento di brevissimo termine (MRO) o attraverso operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (LTRO) con durata di 3 mesi, entrambe con tassi stabiliti dalla Bce”, ha dichiarato a We Wealth il co-head dell’Ufficio studi di Equita, Luigi De Bellis.
Di conseguenza, ha aggiunto l’analista di Equita “il costo marginale dell’ottenimento di fondi potrebbe subire un aumento rispetto a quanto ottenuto con il Tltro, rimanendo comunque su livelli assolutamente gestibili. Dall’altro lato ricordiamo che con l’incremento dei tassi definito dalla Bce, anche il Tltro è diventata unaforma di funding onerosa per le banche, essendo ancorato al tasso di rifinanziamento Bce”, che il 21 giugno salirà al 4%.
Le banche più piccole, ha spiegato De Bellis, potrebbero non avere liquidità in eccesso per coprire completamente tutte le scadenze, ma è probabile che utilizzino altri finanziamenti della Bce per rimborsare il Tltro. “Inoltre, come si può osservare dai movimenti recenti sul mercato obbligazionario, si è verificata un’accelerazione delle emissioni istituzionali. Riteniamo che ciò sia mirato, tra le altre cose, a diversificare e consolidare la posizione di liquidità delle banche. In questa prospettiva, un ruolo importante potrebbe essere svolto dai covered bond, soprattutto dopo l’adozione in marzo della nuova direttiva europea”.
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Tltro in scadenza, un nodo che non preoccupa
“In merito alla scadenza della Tltro”, la liquidità a condizioni favorevoli che gli istituti di credito europei dovranno restituire questo mese, “la Lagarde ha dichiarato che era ampiamente nota alle banche, non vi sono state tensioni sui mercati monetari ed in ogni caso le banche hanno a disposizione le linee di rifinanziamento ordinarie”, ha commentato il chief global strategist di Intermonte, Antonio Cesarano.
Il 28 giugno scadranno a livello europeo Tltro per circa 476 miliardi di euro, con una particolare rilevanza proprio per le banche italiane, che hanno attinto in larga parte a questi prestiti. Ci saranno problemi di liquidità o necessità di funding a condizioni meno favorevoli?
“Riteniamo che il rimborso del Tltro non rappresenterà un problema per le banche italiane: le banche avranno infatti la possibilità di utilizzare sia il collaterale depositato presso la banca centrale e che verrà svincolato al rimborso del Tltro sia altro collaterale non ancora vincolato per ottenere fondi dalla Bce attraverso operazioni di rifinanziamento di brevissimo termine (MRO) o attraverso operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (LTRO) con durata di 3 mesi, entrambe con tassi stabiliti dalla Bce”, ha dichiarato a We Wealth il co-head dell’Ufficio studi di Equita, Luigi De Bellis.
Di conseguenza, ha aggiunto l’analista di Equita “il costo marginale dell’ottenimento di fondi potrebbe subire un aumento rispetto a quanto ottenuto con il Tltro, rimanendo comunque su livelli assolutamente gestibili. Dall’altro lato ricordiamo che con l’incremento dei tassi definito dalla Bce, anche il Tltro è diventata unaforma di funding onerosa per le banche, essendo ancorato al tasso di rifinanziamento Bce”, che il 21 giugno salirà al 4%.
Le banche più piccole, ha spiegato De Bellis, potrebbero non avere liquidità in eccesso per coprire completamente tutte le scadenze, ma è probabile che utilizzino altri finanziamenti della Bce per rimborsare il Tltro. “Inoltre, come si può osservare dai movimenti recenti sul mercato obbligazionario, si è verificata un’accelerazione delle emissioni istituzionali. Riteniamo che ciò sia mirato, tra le altre cose, a diversificare e consolidare la posizione di liquidità delle banche. In questa prospettiva, un ruolo importante potrebbe essere svolto dai covered bond, soprattutto dopo l’adozione in marzo della nuova direttiva europea”.