Un quinto delle imprese europee si attende una contrazione più duratura dei viaggi di lavoro e un aumento parallelo delle riunioni virtuali e del commercio elettronico
Il 30% considera una minore domanda di prodotti e servizi come una delle principali conseguenze dello shock nel lungo termine
Circa il 60% si dichiara in disaccordo con l’affermazione secondo la quale il maggior ricorso al lavoro da remoto ne abbia compromesso negativamente la produttività
Più digitalizzazione e lavoro a distanza
L’indagine ha coinvolto complessivamente 72 imprese non finanziarie leader dell’area euro (un paniere composto per il 60% da aziende attive nel settore industriale e per il 40% nei servizi), con l’obiettivo di definire in che modo percepiscano l’impatto a lungo termine della pandemia sulla loro attività, definendo “lungo termine” come una “nuova normalità in cui, grazie per esempio alla disponibilità di un vaccino e di cure più efficaci, l’economia non sarà più soggetta a perturbazioni negative”, si legge nello studio. Sul lato dell’offerta, più del 40% delle intervistate ritiene che la crisi determinerà un maggior ricorso al lavoro da casa e quasi altrettante citano un’accelerazione delle tecnologie digitali. Un quinto, invece, parla di una contrazione più duratura dei viaggi di lavoro e un aumento parallelo delle riunioni virtuali, del commercio elettronico e delle “vendite virtuali”.
Oltre il 50% punta sulla concentrazione del mercato
Oltre la metà, tra l’altro, ritiene che la concentrazione del mercato nel proprio settore crescerà e “che le fusioni avranno un impatto maggiore rispetto all’uscita delle imprese dal mercato”, spiegano i ricercatori. Quanto alle catene di approvvigionamento, la maggior parte delle imprese leader non crede che la pandemia ne indurrà una maggiore diversificazione o un maggior sviluppo a livello locale, ma “la schiacciante maggioranza degli intervistati non ritiene che la propria attività miri a internalizzare ulteriori parti” della supply chain.