La Banca centrale ha ridotto i tassi di interesse di altri 25 punti base, portando il deposit rate al 2%, come ampiamente previsto dai mercati. La decisione è stata “quasi unanime” con un solo membro del direttivo in dissenso.
Il comunicato di Francoforte ha sottolineato che, secondo le previsioni dello staff, l’inflazione di medio termine resterà attorno all’obiettivo, aggiungendo che l’incertezza sulle politiche commerciali non ha ancora prodotto effetti rilevanti nel restringere le condizioni di finanziamento. Sono elementi che cercano di bilanciare l’aspettativa del mercato verso ulteriori tagli dei tassi. “Nelle attuali condizioni caratterizzate da eccezionale incertezza, l’orientamento di politica monetaria adeguato sarà definito seguendo un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione”.
“Siamo fiduciosi? Sarebbe eccessivo dirlo. Siamo in una posizione favorevole, sì. Dopo il taglio di 25 punti base e con il percorso attuale dei tassi, siamo in una buona posizione. Ma ci attendono molte incertezze: non conosciamo l’esito delle trattative in corso, né il livello di ritorsioni che potrebbe essere deciso”, ha dichiarato in conferenza stampa la presidente della Bce, Christine Lagarde. “Quindi dobbiamo essere pronti. Valuteremo riunione per riunione, sulla base dei dati in arrivo. Come ho già detto, oggi siamo in una buona posizione. E secondo le nostre previsioni, l’inflazione tornerà al 2% nel 2027. Per il 2025 siamo già al 2%, nel 2026 scenderà sotto il target, principalmente a causa dell’andamento dei prezzi dell’energia e del valore dell’euro, secondo le nostre ipotesi attuali”.
Lagarde ha rifiutato in ogni modo di sbilanciare le probabilità sulle decisioni della riunione di luglio, sulla quale è probabile che le divisioni all’interno del direttivo siano rilevanti.
“I mercati speravano, a nostro avviso in modo piuttosto irragionevole, in un esito ancora più accomodante, il che ha portato a un calo dei rendimenti e a un rafforzamento dell’euro, sebbene sostenuto anche dai dati statunitensi più deboli”, ha commentato Kaspar Hense, Senior Portfolio Manager, RBC BlueBay, “per il momento, la Bce può affermare di aver raggiunto un atterraggio morbido per l’Europa e l’ultimo miglio sembra essere giunto al termine”.
“Al momento”, ha dichiarato Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, “gli analisti prezzano un ulteriore taglio da 25 punti base con probabilità dell’80/90% non prima di settembre. L’ipotesi di una revisione al rialzo delle stime di crescita è stata riferita al primo trimestre, mentre nella seconda parte dell’anno potrebbero emergere segnali di rallentamento, a causa dell’incertezza legata ai dazi, a fronte di spinte inflattive contenute anche da un euro mediamente forte. Di fatto, il quadro diventerà più chiaro dopo la riunione del 24 luglio, che, salvo imprevisti, si prospetta interlocutoria. Pertanto, l’ipotesi di tassi sui depositi all’1,50% potrebbe ritornare verosimile, soprattutto nel caso in cui l’euro si mantenga su quota 1,17/1,20 nei prossimi mesi”.
“Nei mercati obbligazionari globali continuiamo a privilegiare i titoli a lungo termine e il credito europei.
L’Europa non è immune all’aumento globale del costo del capitale, ma rappresenta comunque un punto di relativa stabilità”, ha commentato in seguito alla decisione Bce Roelof Salomons, Chief Investment Strategist per i Paesi Bassi presso il BlackRock Investment Institute, “stiamo osservando attentamente come l’Unione europea reagirà ai cambiamenti nello scenario globale e affronterà le sue sfide strutturali, prima di adottare una visione più ottimistica. Rileviamo opportunità selettive nei settori finanziario e industriale, in particolare in quelli legati alla difesa e agli investimenti infrastrutturali”.
Bce rivede l’inflazione al ribasso
“Nello scenario di base delle nuove proiezioni degli esperti dell’Eurosistema, l’inflazione complessiva si collocherebbe in media al 2,0% nel 2025, all’1,6% nel 2026 e al 2,0% nel 2027. Le revisioni al ribasso rispetto alle proiezioni di marzo, pari a 0,3 punti percentuali per il 2025 e il 2026, riflettono principalmente ipotesi di prezzi dell’energia inferiori e un rafforzamento dell’euro. Gli esperti si attendono che l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porti in media al 2,4% nel 2025 e all’1,9% nel 2026 e nel 2027, valori sostanzialmente invariati rispetto a marzo”, si legge nel comunicato.
President Christine @Lagarde introduces the inflation outlook for the euro area pic.twitter.com/hmi3ARWch4
— European Central Bank (@ecb) June 5, 2025
L’inflazione dell’Eurozona, dunque, è prevista sotto l’obiettivo di medio termine solo nel 2026, una prospettiva che, sulla carta, non giustificherebbe ulteriori tagli in assenza di sviluppi negativi sul fronte della crescita. Su questo piano, le previsioni aggiornate degli esperti attestano la crescita in media allo 0,9% nel 2025, all’1,1% nel 2026 e all’1,3% nel 2027.
President Christine @Lagarde introduces the economic growth outlook for the euro area pic.twitter.com/XE3lpziWZz
— European Central Bank (@ecb) June 5, 2025
Lo staff economico della Bce ha affermato che “i dazi più elevati degli Stati Uniti, le potenziali misure di ritorsione da parte di altri Paesi e l’incertezza in materia di politica commerciale rappresentano rischi significativi per le prospettive economiche dell’area euro“. Le previsioni aggiornate “assumono che i dazi restino ai livelli di maggio 2025 per l’intero orizzonte di previsione e che l’incertezza rimanga elevata, pur mostrando un graduale calo nel tempo”. Gli economisti hanno elaborato anche due scenari alternativi, uno ottimista (mild) e uno negativo (severe). La gran parte delle differenze si nota per il 2026: nella prima ipotesi crescita e inflazione saranno rispettivamente al 1,5 e all’1,7%, nella seconda allo 0,7 e all’1,5%.
“Benché ci si attenda che l’incertezza relativa alle politiche commerciali gravi sugli investimenti delle imprese e sulle esportazioni, soprattutto nel breve termine, l’incremento degli investimenti pubblici in difesa e infrastrutture sosterrà sempre più la crescita nel medio periodo”, ha aggiunto il comunicato del consiglio direttivo, “l’aumento dei redditi reali e un mercato del lavoro robusto consentiranno alle famiglie di spendere di più. Insieme a condizioni di finanziamento più favorevoli, ciò dovrebbe aumentare la capacità di tenuta dell’economia agli shock mondiali”.
L’inflazione in calo: “Siamo in una posizione favorevole”
La decisione della Bce è stata preceduta da un calo dell’inflazione superiore alle attese nel mese di maggio, con un tasso generale all’1,9% (contro il 2%), mentre la componente core (al netto di energia, alimentari, alcol e tabacco) è scesa al 2,3% annuo.
A orientare questo taglio, e a rafforzare la prospettiva di un raffreddamento solido dell’inflazione, è soprattutto il rallentamento dei rincari nel settore dei servizi, scesi al 3,2% annuo e in calo dello 0,1% mese su mese: una dinamica rara, che segnala un allentamento delle pressioni interne, spesso legate ai salari. Questo dovrebbe allontanare il timore che un allentamento del costo del denaro possa accrescere il potere contrattuale dei lavoratori e gonfiare il costo del lavoro.
A tal proposito, ha chiarito la Bce, “la dinamica salariale, seppur ancora elevata, continua a mostrare un’evidente moderazione e i profitti ne stanno parzialmente assorbendo l’impatto sull’inflazione”. L’energia resta una componente fortemente negativa (-3,6%) del paniere e i beni industriali non mostrano segni di riaccelerazione.
La scorsa settimana il dibattito si era focalizzato sulle dichiarazioni di alcuni membri falchi all’interno del consiglio direttivo, le cui parole lasciavano chiaramente presagire che ogni taglio dei tassi successivo a quello deciso a giugno avrebbe incontrato chiare resistenze.
Il declino del dollaro e l’opportunità per l’euro
Secondo Lagarde la fuga dal dollaro potrebbe rafforzare il ruolo internazionale dell’euro come valuta di riserva. “Si tratta di un’opportunità concreta, favorita anche dal contesto geopolitico e dal crescente interesse degli investitori internazionali nei confronti di aree economiche stabili e regolamentate”, ha dichiarato, “tuttavia, non è una conquista automatica né scontata: per rafforzare la funzione dell’euro a livello globale saranno necessarie scelte coraggiose da parte degli Stati membri, della Commissione europea e del Consiglio. In particolare, sarà cruciale accelerare l’unione dei mercati dei capitali, favorire una maggiore integrazione del risparmio e degli investimenti, e garantire un contesto normativo stabile in cui il rispetto dello stato di diritto e la certezza dei contratti rappresentino un elemento di fiducia per gli operatori economici. Solo così l’euro potrà affermarsi come alternativa credibile e solida al dominio storico del dollaro nel sistema monetario internazionale“.
Domande frequenti su Bce taglia tassi e previsioni su inflazione: ma non esclude la pausa
La Banca Centrale Europea ha ridotto i tassi di interesse di 25 punti base, portando il deposit rate al 2%. Questa mossa era ampiamente prevista dai mercati finanziari.
Secondo le previsioni dello staff della BCE, l'inflazione a medio termine dovrebbe rimanere attorno all'obiettivo prefissato. Questo indica una certa fiducia nella stabilità dei prezzi nel medio periodo.
No, la decisione non è stata unanime. C'è stato un solo membro del direttivo che ha espresso dissenso rispetto al taglio dei tassi di interesse.
Il comunicato di Francoforte ha indicato che l'incertezza sulle politiche commerciali non ha ancora prodotto effetti rilevanti nel restringere le condizioni economiche.
L'articolo menziona 'il declino del dollaro e l'opportunità per l'euro', suggerendo che un dollaro più debole potrebbe creare condizioni favorevoli per la valuta europea.