- L’indice Morningstar Us Large Cap ha battuto il Morningstar Us small cap di oltre 18 punti percentuali nell’anno in corso
- Secondo Morgen Peck di Fidelity Investments alcuni mercati mostrano valutazioni interessanti, come Uk per diversi settori e Giappone per industria e consumo
Le “piccole” di Borsa faticano a tenere il passo dei colossi del tech. Nonostante Apple e Tesla (due dei membri delle cosiddette magnifiche 7 insieme a Meta, Alphabet, Amazon, Microsoft e Nvidia) abbiano recentemente perso smalto, l’indice Morningstar Us Large Cap ha battuto il Morningstar Us small cap di più di 18 punti percentuali nell’anno in corso. E se si va oltre i 15 anni la situazione non cambia, tanto che si parla di una sottoperformance di poco più del 3% all’anno. Eppure, c’è chi intravede opportunità interessanti tra le small cap. E non solo negli Stati Uniti.
Small cap: i settori su cui investire
Morgen Peck, portfolio manager di Fidelity Investments intervenuto in occasione della Morningstar investment conference, afferma di concentrarsi su “società che possono competere e trovare una piccola nicchia”. In altre parole, aziende attive in mercati “troppo piccoli” perché le big se ne interessino. Secondo Peck alcuni paesi mostrano valutazioni interessanti, come il Regno Unito in diversi settori e il Giappone per industria e consumo. Negli Usa l’attenzione del gestore è invece direzionata sui titoli ciclici, come quelli industriali, dei materiali e dei beni di consumo discrezionali. Anche per San Jose, chief investment officer del team Us value di JpMorgan asset management, i titoli industriali sono attraenti.
Mentre Keith Lee, amministratore delegato e senior portfolio manager di Brown Capital Management, mostra un approccio differente. “Per noi”, dice Lee, “le dimensioni sono definite in termini di ricavi operativi”. La società di investimento punta infatti su aziende con ricavi operativi annui inferiori ai 500 milioni di dollari, focalizzandosi sul settore sanitario e sul tech. Siccome l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico hanno trainato i titoli delle mega-cap, in realtà tutti e tre i gestori hanno manifestato interesse per le aziende che potrebbero utilizzare l’Ai per migliorare le loro attività piuttosto che su quelle che ottengono benefici diretti dalla domanda boom di intelligenza artificiale.
I rischi da monitorare
Certo, non mancano dei rischi da monitorare, quando si investe in generale nelle società a piccola capitalizzazione. Per esempio, evidenzia Morningstar in un approfondimento dal titolo Finding small-cap stock opportunities in a big-cap world, tendono a restare private più a lungo (il che implica un numero contenuto di small cap quotate in Borsa). Poi, c’è il tema dei tassi di interesse, che rischierebbe di colpirle in modo sproporzionato. In più, bisogna ricordare che l’idea è che le small cap possano risultare favorite da uno scenario di “no landing” (“senza atterraggio” quando l’economia tiene e l’inflazione non cala o cala lentamente) o di “soft landing” (“atterraggio morbido”, ovvero un rallentamento della crescita economica che non si trasforma in una recessione).
I titoli che guidano l’S&P 500
Fatte queste premesse, per chi investe a benchmark, le migliori opportunità restano tra i colossi. Focalizzandoci sull’S&P 500, come è noto, un numero limitato di titoli ne sta alimentando il rally. Come analizzato da Visual Capitalist sui dati di Goldman Sachs, solo a Nvidia si deve oltre un terzo dei rendimenti del listino a stelle e strisce quest’anno, con una performance del +143% year to date. Al secondo posto Microsoft (+24% da inizio anno) seguito dalla società madre di Google, Alphabet (+35%), da Meta (+44%) e Apple (+19%). Insieme, i primi cinque titoli guidavano circa il 60% dei rendimenti dell’S&P 500 al 13 giugno 2024. Come si evince dalla tabella sottostante, solo due dei primi 10 titoli dell’S&P 500 non appartengono alla cerchia dei colossi del tech: il gigante farmaceutico Eli Lilly & Co. e la holding di Warren Buffett Berkshire Hathaway.