Startupper, 1 su 10 ha successo: ecco a chi possono rivolgersi

Rita Annunziata
3.12.2021
Tempo di lettura: 5'
Siglata l'intesa tra Lendlease, Skydeck e Cariplo Factory per la creazione della prima sede europea dell'acceleratore no-profit dell'Università di Berkeley

Noseda: “L’Italia è uno dei più grandi esportatori di startupper. Il che può essere positivo da un certo punto di vista, ma anche negativo se si pensa che formiamo persone che portano poi valore all’estero”

L’obiettivo di Skydeck è arricchire l’ecosistema italiano con metodologie e best practice per la crescita delle startup, attirando investitori da tutta Europa. Da Regione Lombardia e Fondazione Cariplo un contributo pari a 2,75 milioni

Oggi circa una startup su dieci riesce a fare fortuna. Ma molte faticano ad andare avanti perché non vengono adeguatamente accompagnate nel loro percorso di crescita. Per fare “buona innovazione”, secondo Alberto Sangiovanni Vincentelli (chair of electrical engineering and computer sciences dell'Università di Berkeley), occorre infatti “creare le condizioni di contorno”. Ma anche saper catturare idee già formate e dargli modo di svilupparsi.
“L'Italia è uno dei più grandi esportatori di startupper”, interviene Enrico Noseda, chief innovation advisor di Cariplo Factory. “Il che può essere positivo da un certo punto di vista, ma anche negativo se si pensa che formiamo persone che portano poi valore all'estero. La dinamica cui spesso assistiamo è che le startup iniziano a crescere, raccolgono alcuni fondi iniziali e, se offrono tecnologie interessanti e un modello di business innovativo, guardano all'estero alla ricerca di risorse, ecosistemi e un supporto a 360°. In California, per esempio, ci sono alcuni acceleratori che le proiettano verso la strada del successo. E, spesso, il passo successivo è lo stabilimento di una base oltreoceano”. Inoltre, aggiunge Sangiovanni Vincentelli, a essere sottovalutato in questo contesto è anche il ruolo delle grandi imprese che garantiscono “la messa a terra di alcune idee innovative inglobando le piccole”. Il che, spiega, offre una via d'uscita per gli investitori e un volano per le pmi, che vedono aumentata la loro capacità di portare idee nel mondo. Ma se negli Usa questo accade, lo stesso non lo si può dire per l'Europa (in particolare per l'Italia).

L'acceleratore dell'Università di Berkeley sbarca a Milano


Da qui, l'intesa tra Lendlease, Skydeck e Cariplo Factory per la creazione a Milano della prima sede europea dell'acceleratore no-profit dell'Università di Berkeley. Un'iniziativa che punta a valorizzare le eccellenze presenti nell'ecosistema della ricerca e dell'innovazione e quelle di Mind, il distretto dell'innovazione nato nel 2018 nell'ex area Expo da una partnership pubblico-privata tra Arexpo e Lendlease. Da Regione Lombardia e Fondazione Cariplo sono stati messi sul piatto 2,75 milioni di euro per lo sviluppo dei programmi di accelerazione dei prossimi tre anni, a partire da gennaio 2022. Il programma di accelerazione di Skydeck rappresenta un punto di riferimento nella Silicon Valley e raccoglie annualmente più di 3mila candidature in tutto il mondo e, ad oggi, ha già supportato oltre 1.000 startup che hanno raccolto oltre 1,5 miliardi di dollari. Nominato da Forbes come uno dei primi cinque acceleratori universitari al mondo fa leva su circa 250 advisor, tra docenti dell'Università di Berkeley, executive di grandi aziende, imprenditori di successo e investitori.

“Abbiamo bisogno che le idee non muoiano ma vengano sostenute dal punto di vista strutturale anche con una visione internazionale e possano poi diventare aziende indotto per il nostro territorio e la nostra regione”, osserva Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia. “Più sinergie creiamo più riusciremo ad attrarre nuovi investimenti”. “Siamo un Paese che produce buona ricerca ma fa più fatica a tradurla in innovazione tecnologica (terzi al mondo per qualità della ricerca ma decimi per numero di brevetti)”, aggiunge Giovanni Fosti, presidente della Fondazione Cariplo. “Oggi abbiamo una straordinaria possibilità di contaminare competenze, cercando le eccellenze e dando una possibilità in più a quei talenti che faticano a emergere. Un mondo che invece che chiudersi si apre e, nell'apertura, trova nuove idee di crescita”.

Come racconta Sangiovanni Vincentelli, un acceleratore è “valido” quando “l'advice viene da qualcuno che ha già fatto impresa, ci è già passato. È l'esperienza che fa la differenza. La nostra idea è mettere insieme i professori dell'Università di Berkeley, gli imprenditori della Silicon Valley e i venture capitalist, in modo virtuoso”. Gli advisor e i mentor, aggiunge in conclusione Noseda, supporteranno le startup dal punto di vista scientifico-tecnologico e imprenditoriale attraverso relazioni one-to-one. “Pensiamo a un programma di sei mesi di accelerazione. Nei primi tre mesi le startup beneficeranno dei workshop e degli advisor di Berkeley e degli imprenditori della Silicon Valley. Nei tre mesi successivi, lavoreranno con gli advisor e i mentor sul territorio. Alla fine, ci sarà la presentazione ai fondi di venture capital e, da lì, ci auguriamo che le startup saranno state in grado di costruirsi le ali per continuare a crescere da sole”.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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