Da Sidereus a Rancilio, la space economy è in Italia

Sidereus Space Dynamics si occupa di sviluppare sistemi innovativi di trasporto spaziale capaci di abbattere i costi dei lanci satellitari di tre ordini di grandezze
Il periodo storico che stiamo vivendo rappresenta un vero e proprio rinascimento spaziale. Questo momento verrà ricordato come quello che avrà aperto all'umanità l'accesso alle immense risorse spaziali
Investire in queste tecnologie «potrà cambiare il futuro della nostra specie, riducendo in maniera significativa l'impatto sul nostro ecosistema
Il tema della space economy si è sdoganato anche in Italia. Quella che poteva sembrare un'avventura, non lo è più. Il mercato dello spazio è oggi quello che vent'anni fa erano internet e l'e-commerce
Spalancare le porte alle immense risorse spaziali
«Studio il settore da sette anni. Ho capito che il momento era propizio per dare inizio al mio progetto anche perché avevo vinto un concorso della European Space Agency grazie al quale avevo ottenuto un ufficio all'Università dell'Alabama. Sono convinto che il periodo storico che stiamo vivendo rappresenta un vero e proprio rinascimento spaziale. Questo momento verrà ricordato come quello che avrà aperto all'umanità l'accesso alle immense risorse spaziali». Il primo passo per rendere «quotidiano e necessario» il viaggio spaziale è quello del trasporto, che deve diventare paragonabile ai viaggi intercontinentali.
Grazie a questa primaria esigenza il giovane ceo si è attivato per lo sviluppo di un veicolo di lancio orbitale con un sistema di riutilizzo «rivoluzionario», in grado di ridurre i costi di lancio «di tre ordini di grandezza». Il veicolo si chiama Eos, dal beneaugurante nome greco dell'Aurora, ed è alto meno di due metri e settanta, in luogo dei tradizionali mezzi alti anche trenta, settanta metri. Caratteristiche che lo fanno definire come «il pc dei veicoli di lancio» e che consentiranno in poche ore l'invio in orbita di satelliti, senza le necessità e i tempi (anni) di una complicata missione spaziale. Premesse di nuove rotte e applicazioni commerciali, come per esempio il monitoraggio delle auto nei parcheggi, delle colture. A El Salvador è in costruzione il primo sito di lancio.

La space economy in Italia, da Caronte a Beatrice, passando per Virgilio
Il primo Eos si chiama Caronte ed è una piattaforma per tutti i sottosistemi. A seguire, arriveranno Virgilio (2022) e Beatrice (2023). Battesimi che – con il motto Audentes fortuna iuvat – mettono in luce l'umanesimo dell'animo ultra tech di Sidereus. Investire in queste tecnologie «potrà cambiare il futuro della nostra specie, riducendo in maniera significativa l'impatto sul nostro ecosistema». Sidereus è prossima ora a un nuovo round di investimento per raggiungere il lancio orbitale e la commercializzazione entro i prossimi due anni. Il contributo che ciascuno di noi può portare alla propria specie è limitato alla possibilità che abbiamo di esprimerlo».

Rancilio, la visionarietà della pazienza
Impatto e visionarietà sono termini non estranei a Luca Rancilio, erede della storica casa produttrice di macchine professionali per l'espresso e oggi a capo del family office Rancilio Cube, detentore di un portafoglio di 70 partecipazioni dirette (Air B&B, N26, Lyft-Deliveroo, Coursera, Italian Sound Reef…), fra cui una in Space X dal 2019. L'azienda di Elon Musk «che già all'epoca fatturava alla Nasa diversi miliardi di dollari».
Ormai «il tema della space economy si è sdoganato anche in Italia. Primomiglio per esempio ha fatto un fondo dedicato all'economia spaziale. Quella che poteva sembrare un'avventura, non lo è più», osserva Rancilio. Il mercato dello spazio è oggi quello che vent'anni fa erano internet e l'e-commerce, prosegue. «Costruire il mio portafoglio ha comportato tempo – sette anni – e fatica. Sono andato in giro, ho osservato, mi sono documentato. Con la mia famiglia abbiamo scelto di rivolgerci al mercato non liquido degli investimenti, quello “paziente” e innovativo del venture capital». Una filosofia che per ora si è rivelata vincente, e chissà che non possa aprire nuovi percorsi di investimento nella space economy in Italia. «Per la mia esperienza personale posso dire che non si viene mai traditi dall'innovazione, ma dallo status quo».