Il gioiello italiano della pharma-meccanica diventa green partendo da Lugano

Lugano fu scelta fin dagli anni ’70 come
prima sede dell’approdo internazionale della pavese Fedegari, player di
riferimento per l’industria farmaceutica mondiale nel campo della
sterilizzazione e delle soluzioni per il controllo della contaminazione
ambientale. E quella sede è oggi il punto di partenza della strategia che
guarda al prossimo futuro e che porterà l’azienda a diventare una B corp, azienda
che insieme all’utile persegue precisi obiettivi di sostenibilità ambientale e
sociale. La sede
luganese fa dunque da pilota: lo stabilimento, infatti, è stato dotato di un
impianto fotovoltaico che lo renderà autonomo sul fronte energetico, con un
risparmio di oltre 120 t di CO2 all’anno. Inoltre, nella fabbrica è
stato installato un sistema di riciclo dell’acqua di processo impiegata nei
collaudi delle macchine: l’acqua viene recuperata e ri-utilizzata.

La fabbrica svizzera è il pilota della sostenibilità
“Recuperare l’acqua derivante dai nostri processi industriali contribuisce a salvaguardare le riserve naturali del nostro pianeta, riducendo drasticamente gli sprechi. È solo il primo passo di un importante cambio della filosofia aziendale. Non basta più lavorare solo sulla ottimizzazione del processo per i nostri clienti finali, è il momento di dare una forte svolta per contrastare il cambiamento climatico”. A dirlo è il presidente Paolo Fedegari, alla guida dell’azienda con il fratello Giuseppe, seconda generazione della famiglia. I due fratelli sono stati affiancati da aprile 2021 da un direttore generale esterno alla famiglia, Stefano Nanni. “Un passaggio fondamentale – secondo Fedegari - che consente all’azienda di sopravvivere a noi, creando qualcosa che anticipi il futuro e senza limitarci a subirlo”. E la sostenibilità è un’altra strada per sopravvivere a sé stessi. Efficienza energetica ed economia circolare in produzione, ma anche riprogettazione del ciclo di vita dei prodotti e coinvolgimento dei dipendenti in azioni di sostenibilità ambientale – saranno a regime anche nell’headquarter, ad Albuzzano, entro il 2025.
Assemblaggio di piccoli in pianti a Lugano e macchine customizzate a Pavia
È di fatto un’azienda svizzero italiana, Fedegari: “La sede svizzera – precisa il presidente - è dedicata all’assemblaggio di macchine da laboratorio, che hanno una dimensione inferiore. A Pavia ci occupiamo invece delle macchine customizzate per il cliente: producendone 230 ogni anno. Le altre sedi, in Germania, Usa, Singapore e Cina sono commerciali e after sales. Abbiamo poi un Technical Support Center a Hyderabad, partnership in Belgio e a Londra e una presenza capillare di agenti e distributori”. Punti di contatto che hanno lo scopo di garantire una presenza fisica per i clienti all’estero, senza mai delocalizzare la produzione nella convinzione che “la qualità e non l’abbattimento dei costi di lavoro debba essere il principale motore di sviluppo”.
La svolta green delle fabbriche è una dichiarazione d’intenti che riconosce la responsabilità degli imprenditori nell’implementazione di azioni concrete verso una crescita sostenibile e continua.
“La nostra idea di fondo è garantire all’azienda la capacità di creare il futuro attraverso l’utilizzo sempre più razionale delle proprie risorse, in modo da continuare a produrre valore nel tempo. Questo è il momento di fare scelte consapevoli e sostenibili dal punto di vista della infrastruttura e della gestione complessiva del gruppo”, afferma Fedegari.
Multinazionale tascabile 4.0
Se la dovessimo definire, Fedegari apparirebbe come la più tradizionale delle multinazionali tascabili all’italiana, leader assoluta in una nicchia specialistica. Tra i numerosi clienti figurano i maggiori gruppi farmaceutici globali come Glaxo Smith Kline, Sanofi, Pfizer, Novartis e Merck Sharp & Dohme oltre alle italiane BSP Pharmaceuticals, Patheon e Alfasigma. Per esse Fedegari ha progettato e costruito autoclavi di sterilizzazione, unità di bio-decontaminazione, impianti di lavaggio, sistemi di carico e scarico robotizzati. Con una peculiarità che la distingue da tutte le altre aziende del suo settore. Fedegari presidia tutta la filiera produttiva, costruendo in house tutta la componentistica di precisione con cui le macchine vengono realizzate e che gli altri produttori si procurano da terzisti. Inoltre, Fedegari si occupa anche dell’assemblaggio finale e del collaudo.
“La scelta di produrre tutto in casa - spiega il presidente – è stata fatta da mio padre Fortunato fin da quando nel 1953 ha fondato l’azienda con suo fratello Giampiero. Era impossibile trovare sul mercato per esempio valvole sanitarie, di acciaio inossidabile e con portata e flusso regolabili. E allora lui decise di farsele da solo. Questo ci rende un unicum nel nostro settore. Ed è una scelta che ha pagato perché ci ha sempre permesso di avere un controllo totale della qualità. Ma anche di eliminare i problemi di gestione del magazzino e di lavorare senza interruzioni anche in pieno lockdown pandemico”.
Con questo modello di business l’azienda è passata in 10 anni da 30 milioni a oltre 100 milioni di euro (attesi nel 2022) di fatturato e da 100 dipendenti ai quasi 700 attuali, di cui 40 ingegneri impegnati nella progettazione e 10 nel dipartimento R&D. E, pur evolvendo, è rimasta fedele al suo DNA, ovvero quello di fare “artigianato dei metalli” come amavano dire i fondatori.
Tra tradizione e futuro
Mentre evolve Fedegari resta dunque fedele al suo modello artigianale: ogni macchina viene concepita e realizzata su commessa in un processo che dura tra i 6 e i 18 mesi durante i quali i clienti prendono parte attiva in una dinamica di dialogo continuo. Fino alla validazione finale, il factory acceptance test, durante il quale clienti da tutto il mondo vengono ospitati negli stabilimenti per verificare la qualità e il corretto funzionamento della macchina commissionata.
E per il futuro l’obiettivo è continuare a contribuire «in maniera significativa allo sviluppo del settore Life Science, che solo in Italia costituisce il 10,7% del Pil e copre il 10% dell’occupazione nazionale con risorse dedicate alla ricerca e innovazione di circa 2,8 miliardi di euro (Dal Rapporto Annuale 2018 Filiera della salute di Confindustria)». Come? Investendo in innovazione e in R&S. Ad Albuzzano l’azienda ha impiantato un Technology Center (poi replicato nella sede Usa in Pennsylvania): 3.500 metri quadri in cui accademici e tecnici lavorano allo sviluppo di soluzioni innovative per la produzione di farmaci sterili. Ma in cui si fa anche formazione e training sulle macchine. Il centro gemello Usa è appena stato raddoppiato e ora si estende su una superficie di circa 2000 mq con un nuovo centro di formazione che offre tecnologia all'avanguardia. Uno showroom pratico ampliato ospiterà tutti gli esempi delle macchine di processo Fedegari.
L'importanza della ricerca
Sempre nel campo della ricerca, inoltre, Fedegari ha promosso e continua a promuovere molteplici partnership con realtà leader del settore: dalle Università italiane come quella di Pavia con l’attivazione del Master Universitario di II livello in “cGMP Compliance and Validation nell’industria Farmaceutica”, presso il Dipartimento di Scienze del Farmaco, e il Politecnico di Milano per lo sviluppo di processi e di sistemi robotizzati a quelle estere come la Rowan University, e Lehigh University in Pennsylvania, la Temple University e l’Istituto Sbarro Health Research Organization (S.H.R.O.) di Philadelphia.
La crescita futura sarà trainata anche da linee esterne. «Abbiamo un piano di ampliamento molto articolato, ma per fare m&A strategico la taglia è ancora piccola. Negli anni ci siamo portati all’interno nuove tecnologie con piccole acquisizioni finalizzate ad ampliare la gamma di prodotti. Per fornire non solo l’autoclave di sterilizzazione ma anche altre tecnologie. L’obiettivo è diventare partner strategici dei nostri clienti», conclude Fedegari.