Brexit e imprese: ecco come prepararsi al 1° gennaio

Rita Annunziata
2.12.2020
Tempo di lettura: 3'
Sebbene alla fine del 2019 il temuto effetto-Brexit non abbia destato particolari preoccupazioni sul fronte dei rapporti commerciali tra Italia e Uk, nella fotografia attuale prevale il segno meno. Quali potrebbero essere le ulteriori conseguenze delle trattative in corso e in che modo, intanto, le imprese possono prepararsi al meglio al nuovo anno?

L'interscambio tra Italia e Uk alla fine del 2019 era pari a 29,2 miliardi di sterline, in crescita dell'1,70% rispetto all'anno precedente

Ferdinando Pastore di Ice Londra: “Temiamo che in una prima fase le nostre esportazioni potranno subire un calo del -12%, ma auspichiamo una ripresa nel 2022”

Alessandro Belluzzo della Camera di commercio & industria italiana per il Regno Unito: “è importante visitare subito i siti governativi che contengono già una serie di informazioni utili, ma anche rivedere i bisogni dello staff”

Deal o no deal? Qualsiasi sia l'esito dei negoziati tra Regno Unito e Unione europea, dal 1° gennaio alcune cose cambieranno. Anche per le imprese. E in attesa dello scoccare del nuovo anno, la crisi pandemica mostra già i suoi primi segni sui rapporti commerciali tra Italia e Uk. Secondo i dati presentati da Ferdinando Pastore, direttore dell'ufficio Ice di Londra, alla fine del 2019 l'interscambio tra i due paesi era pari a 29,2 miliardi di sterline, in crescita dell'1,70% rispetto all'anno precedente. Sulla stessa linea d'onda anche le esportazioni (+4,29%) e il saldo commerciale attivo (+13%), segnale del fatto che “il temuto effetto-Brexit non abbia destato allora particolari preoccupazioni”. Ma nella fotografia della situazione attuale prevale il segno meno: l'interscambio è crollato del -19,6%, le esportazioni del -19,9% e le importazioni del -19,1%. Quali potrebbero essere gli ulteriori effetti delle trattative in corso e cosa possono fare oggi le imprese tricolori per prepararsi al meglio?
“Temiamo che in una prima fase le nostre esportazioni possano subire un calo del -12%, anche se gli osservatori auspicano una ripresa nel 2022”, spiega Pastore. “L'impatto negativo potrebbe riguardare soprattutto i beni strumentali, l'agroalimentare, i vini, le bevande e i beni di consumo”, continua l'esperto ma, aggiunge il presidente dell'Agenzia Ice Carlo ferro, “questo dipenderà anche dalle reazioni degli operatori e dal supporto del sistema paese”. “Qualsiasi sia l'esito del negoziato – precisa Raffaele Trombetta, ambasciatore d'Italia a Londra – alcune cose cambieranno. Occorre tenere presente che dal 1° gennaio cesserà la libera circolazione delle merci ma anche delle persone e questo avrà un impatto sull'attività delle imprese, soprattutto per coloro che hanno un'attività nel Regno Unito”. Il nostro obiettivo, aggiunge, “è mantenere e, se possibile, consolidare i rapporti con l'Uk, soprattutto per quanto riguarda i flussi commerciali”, già colpiti dallo shock pandemico (ad eccezione di alcuni settori come quello alimentare).

Nel caso del Regno Unito, spiega Pastore, è stata già elaborata una strategia industriale che prevede grandi investimenti nel settore della conoscenza e dell'innovazione (dal capitale umano all'intelligenza artificiale, dalle infrastrutture sostenibili alle scienze della vita, fino ai settori tech e digital), ma anche nel green (si parla di 12 miliardi di sterline) e nella difesa (oltre 24 miliardi). “Dalla nostra parte, invece, abbiamo tutte le caratteristiche del made in Italy: qualità, eccellenza, design, originalità, declinate su tutta la scala del valore dell'agroalimentare, della moda, dell'arredamento, dell'auto, della meccanica di precisione e dell'innovazione. Ma dovremo lavorare per assicurare standard produttivi elevati e declinare strategie promozionali innovative”.
Innanzitutto, secondo l'esperto, bisognerà sviluppare adeguatamente le tecnologie digitali, considerando che ad oggi nel Regno Unito le vendite online sono pari al 20% delle vendite totali e si prevede che eclisseranno completamente quelle fisiche entro il 2028. I settori con la maggiore potenzialità di crescita saranno dunque quelli legati alla tecnologia e all'innovazione, tra i quali l'intelligenza artificiale, la cybersecurity, la blockchain, l'internet of things, la realtà virtuale e la realtà aumentata. Ma ci sono anche altri fattori sui quali iniziare a lavorare.

“Bisogna definire i dettagli delle operazioni doganali, verificare di avere nei sistemi di documentazione e accompagnamento delle merci tutte le informazioni necessarie all'agente doganale per presentare la dichiarazione doganale, verificare la necessità di autorizzazioni in Uk, stimare il carico tariffario e verificare eventuali obblighi di registrazione a servizi particolari”, spiega Alessandro Belluzzo, presidente della Camera di commercio & industria italiana per il Regno Unito. Secondo l'esperto, infatti, cambieranno le condizioni dei contratti, l'etichettatura dei prodotti, ma sarà importante anche proteggere la proprietà intellettuale e tenere sotto osservazione il tema del personale, della contabilità, della revisione e della tassazione, così come la gestione dell'Iva. “Potrebbe essere incluso nel deal qualche cambiamento positivo in merito a questo, ma non lo sappiamo ancora. Quindi è bene fare le proprie valutazioni di impatto”, aggiunge Belluzzo. È importante, inoltre, “visitare subito i siti governativi che contengono già una serie di informazioni utili, rivedere i bisogni dello staff e delle assunzioni, la supply chain, il costo eventuale dei dazi, i contratti e, da ultimo, l'impatto fiscale delle imposte dirette e indirette”, suggerisce Belluzzo.

“Mi limito a esprimere l'auspicio di un deal, di una transizione accompagnata da una modifica delle procedure ma che non alteri l'area di libero scambio delle merci, dato che il nostro impegno viene anche dalla consapevolezza che l'assenza di un accordo commerciale potrebbe penalizzare l'export italiano”, aggiunge Ferro. Poi conclude: “Sono convinto che in futuro la qualità, l'innovazione, la capacità di customizzare il prodotto, tutte le caratteristiche distintive del made in Italy, rappresenteranno un punto di forza su cui le nostre imprese potranno focalizzarsi per affrontare le prossime scadenze e l'Ice rafforzerà sicuramente la propria azione di supporto laddove necessario”.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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